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 2008  maggio 15 Giovedì calendario

Scoprì il Dna 20 anni prima di Watson. Libero 15 maggio 2008 Che gli scienziati diano i numeri è cosa nota

Scoprì il Dna 20 anni prima di Watson. Libero 15 maggio 2008 Che gli scienziati diano i numeri è cosa nota. Se poi sono autentici geni tutto risulta al quadrato. A volte le sorti di interi continenti dipendono solo dal loro comportamento. Pensarci mette i brividi. E anche la voglia di raccontare chi sono stati, o chi sono. Oggi parliamo dell’au striaco Erwin Schrödinger, Nobel per la fisica nel 1933. Giovedì prossimo racconteremo la storia del fisico Wolfgang Pauli. « più facile vivere con un canarino che con un cavallo da corsa» confida a un amico Anne-Marie Bertel, la prima moglie di Erwin Schrödinger, «però preferisco i cavalli da corsa». E i cinque figli che Erwin avrà da quattro amanti successive saranno considerati da Anne-Marie come figli adottivi. Gli occhi grigio ferro, il naso diritto su un volto magro incorniciato da folti capelli striati di biondo, Schrödinger (Nobel per la fisica 1933) ha sempre avuto l’aria molto più giovane della sua età. A questo inganno contribuiva qualcosa di ingenuo che incantava le donne, conservato intatto attraverso le vicende della sua anticonformista e piuttosto dissoluta esistenza. Scienziato di un’unica ma imprescindibile equazione (l’equazione d’onda, una delle più sublimi di tutta la fisica secondo Max Born), partner di una innumerevole molteplicità di signore e signorine, con spiccata inclinazione per le lolite, la sua più antica fiamma, da studente, è una ragazza di nome Lotte. Sorella di un compagno di classe, di origine italiana, la trova "bella come una modella di Caravaggio". LA NINFETTA Un anno dopo (1908), pur continuando a frequentare Lotte, Erwin vive la sua prima storia d’amore "completa". La nuova conquista si chiama Ella Kolbe, la relazione, breve e intensa, rivela a Schrödinger che si può amare più di una donna nello stesso tempo senza sentirsi incoerenti. «Ci si mette in sovrapposizione», dice. Tale e quale negli studi: predilige la fisica e la filosofia rifiutando sempre di scegliere una a scapito dell’altra. Bisognoso di amori comunque rigorosamente al plurale, dopo fräulein Kolbe perde la testa per una ninfetta di 16 anni, Felicie Krauss; la ragazza appartiene a un’antica e nobile famiglia che la costringe a rompere il legame e a sposare un barone della Carinzia. Questa delusione porta Schrödinger a disprezzare il matrimonio borghese e incrementa la sua vita sentimentale al di là degli schemi convenzionali. Nove anni dopo, rientrato dal fronte di guerra del Trentino e promosso assistente di ruolo in fisica sperimentale all’Università di Vienna, sposa Anne-Marie Bertel. Lei ha 25 anni, lui 32. Formano una strana coppia. Vivace e disinvolta, Anne ammira Erwin per la grande intelligenza ma non ha interessi per la cultura. più propensa a soddisfare gli appetiti del marito a tavola e a letto. E quando lui esagera con le avventure galanti, intreccia una relazione col matematico Hermann Weyl. il dicembre del 1925. Per consolarsi Erwin torna da una delle sue vecchie amanti. Prima di Natale partono per Arosa, stazione sciistica nei Grigioni, dove rimangono fino al 9 gennaio. Come i due trascorrano giorni e notti è facile immaginarlo, anche se molte circostanze restano avvolte dal mistero, a cominciare dal nome dell’amica. In ogni caso è proprio a seguito di «questo episodio erotico e folgorante, di questo fruttuoso scambio» (così scrive nelle "Efemeridi", il diario) che lo scienziato intuisce il principio della sovrapposizione e elabora la fondamentale equazione ondulatoria (ha il suo nome) che descrive e regola il comportamento quantistico della materia, il movimento degli elettroni all’interno dell’atomo; scoperta che, l’anno successivo, porterà l’au tore sulla prestigiosa cattedra di fisica teorica dell’Università di Berlino, successore di Max Planck, all’epoca il maggior fisico tedesco (Nobel 1918). Copenhagen, 12 settembre 1926. Nella villa di Niels Bohr, il genio della fisica dell’atomo (Nobel 1922), tre scienziati si incontrano per confrontare i rispettivi punti di vista sulla rappresentazione spazio-temporale dell’atomo. Due sono già molto famosi, il padrone di casa e Werner Heisenberg, anche lui Nobel (Principio d’indeterminazione universale). Il terzo è Schrödinger. Le discussioni sono così profonde intense e prolungate che a un certo punto Erwin ha un malore. Ha bisogno di una lunga pausa. La signora Bohr gli dà un sedativo, gli serve tè e biscotti. Però suo marito, seduto sul bordo del letto, continua a incalzare: «Schrödinger mi ascolti, deve capire che...». Erwin sta male, tuttavia non cede. «Lei e Heisenberg dimostrate per vie diverse la stessa verità» continua Bohr. Ha ragione. Sarà poi von Neuman a dimostrare nei dettagli che le due teorie, con formalismi dissimili, sono equivalenti, nonostante una attribuisca all’elettrone il carattere di particella (Heisenberg) e l’altra di onda (Schrödinger). L’AUSTRIA E I GENI Ma chi è, nella realtà della sua esistenza, questo giovanotto austriaco capace di discutere alla pari con due delle più poderose menti matematiche di tutti i tempi? Figlio unico di Rudolf, un ricco e colto uomo d’affari di formazione liberale, e di Georgine Bauer, abile violinista, Schrödinger nasce a Vienna il 12 agosto 1887; la città giusta nel momento giusto. La capitale dell’impero austrungarico in quegli anni brulica di personaggi geniali in ogni campo, sembra produrli come altrove si producono vino, formaggio o acciaio. A inizio Novecento è uno dei centri intellettuali più importanti del mondo, più di Berlino, più di Parigi. Multilingue, anticonformista, senza vincoli, è un luogo d’incontro e di scambio per pittori, musicisti, scultori, filosofi, architetti, chimici e fisici. Nel corso di un solo decennio vi nascono Ludwig Wittgenstein, Stefan Zweig, Max Oppenheimer, Alban Berg, Fritz Lang, Lise Meitner, Otto Frisch, Eric von Stroheim. una metropoli di cabaret, bordelli di lusso e taverne rissose, caffè e café chantant, ognuno dei quali dedicato a un particolare tema culturale (quelli col piano dei tavoli bianco, adatto per scriverci formule, erano particolarmente apprezzati dai matematici). Da tutto l’immenso impero austrungarico approdano a Vienna i più dotati artefici del XX secolo: musicisti come Richard Strauss, Mahler (dalla Boemia) Arnold Schönberg; pittori come Klimt, Kokoschka, Schiele; filosofi come Karl Popper e Ernst Mach. Anche attrici e ballerine famose - a cominciare da Katharina Schratt, l’amante dell’imperatore Francesco Giuseppe - e sconosciuti scienziati di genio che famosi sarebbero diventati: Freud (dalla Moravia), Edward Teller (il padre della bomba H), da Budapest, von Neuman ancora da Budapest. facile capire perché in quegli anni tutta la grande cultura europea risenta notevolmente della cosiddetta sindrome viennese. Un attaccamento solo in apparenza irragionevole, tanto che neppure il rombo dell’incombente macchina da guerra di Hitler riesce a indurre questi uomini e donne a lasciare la città. Non a caso, perfino nel suo momento più drammatico, il mondo di lingua tedesca dell’Austrun gheria offre ancora un tale fascino e una tale profondità intellettuale (dal Circolo di Vienna dei filosofi alla "Secessione" degli artisti) che difficilmente altrove si sarebbero potuti ripetere. Era questo indubbiamente anche il pensiero di Schrödinger che, dopo alcuni deludenti anni trascorsi in Università tedesche, inglesi e americane, nel 1936 decide di tornare in patria. Nel frattempo ha vinto il Nobel (1933) e tenuto per 7 anni (1926-1933) la prestigiosa cattedra di fisica teorica di Berlino. L’ALLERGIA AL NAZISMO Solo in Austria Schrödinger sente di poter dare il meglio di sé; ma è piuttosto allergico al nazismo e dovrà pentirsene. Nominato docente ordinario all’Univer sità di Graz, nell’ottobre del 1937 tiene una conferenza in cui critica il dittatore tedesco. Passano diciotto mesi, la Germania annette l’Austria (Anschluss, marzo 1938), e il professore è costretto a ritrattare pubblicamente le sue idee con una Dichiarazione al Führer, divulgata con molto rilievo su tutti i giornali: «Nel mezzo della gioia esultante che pervade il nostro Paese [....] sarete molto felici se [...] in accordo con la vera volontà del Führer potrà esservi concesso di sostenere con ogni vostra forza la decisione del suo popolo oggi unito». Se ne vergognerà per tutta la vita. Anche perché l’effetto della sua ritrattazione dura poco. A poche settimane di distanza, viene infatti ugualmente congedato per "inaffidabilità politica". Una situazione di grave imbarazzo si è trasformata in un disastro. Erwin lascia Graz e dopo un breve soggiorno in Italia si trasferisce all’Istituto superiore di fisica teorica di Dublino, nell’Irlanda del Sud del filofascista De Valera, dove rimarrà fino al 1956. Che fa Schrödinger in questo momento? Sposa, divorzia o si fidanza? Chiedono i fisici di mezza Europa golosi di pettegolezzi. Certo non fa il " bravo ragazzo". vicino ai cinquanta ma né l’età né i vincoli matrimoniali lo frenano. L’Istituto superiore di fisica è pieno di belle studentesse che fanno la fila alla porta degli uffici, e dei "privée", dei grandi professori. Lui le incoraggia. Ha un’avventura con una ballerina di 22 anni, dal corpo magnifico, Kate Wasson. Si innamora della cameriera del ristorante dove pranza ogni giorno. Insomma l’Erwin di sempre che periodicamente dimentica atomi nuclei elettroni e le altre diavolerie della meccanica quantistica per godersi la vita. IL CODICE GENETICO A Dublino lo scienziato amoreggia, insegna e scrive due libri, direttamente in inglese. Uno s’intitola "What is Life? (Cos’è la vita?) dove, con 20 anni di anticipo su tutti, rappresenta il primo modello matematico del codice genetico. Chi ha dunque veramente scoperto il Dna? Crick e Watson nel 1953 o Schrödinger? La domanda intriga. Difficile rispondere. "What is Life?" è uno dei più illuminanti e autorevoli testi scientifici del XX secolo. In queste pagine l’autore sostiene che i fondamenti della vita possono essere pienamente compresi attraverso l’analisi delle sue proprietà chimicofisiche (i geni controllano l’entropia, scrive) e fornisce una possibile spiegazione delle funzioni cellulari secondo le leggi della termodinamica. Tutti i colleghi lessero immediatamente il libro ed esso ebbe una grande influenza su Francis Crick e James Watson, tanto da costituire la più importante componente teorica alla base della scoperta della struttura a doppia elica della molecola del Dna. Mente prodigiosamente precoce e eclettica, Erwin aveva appreso i fondamenti della biologia molecolare a 11 anni quando, sotto la guida di un istitutore, nella immensa biblioteca paterna leggeva direttamente in greco antico e in latino i maggiori pensatori atomisti del passato, Democrito, Epicuro e Lucrezio, il poeta filosofo del "De rerum natura". Già in precedenza aveva mostrato di possedere un ingegno sbalorditivo: a 5 anni, grazie anche alla zia materna Minnie, di origine britannica, è infatti bilingue al punto che può parlare tedesco pensando in inglese e viceversa, a 10 sa esprimersi perfettamente in spagnolo e francese, a soli 19 si laurea in fisica con lode all’Università di Vienna. E a 26, ufficiale d’artiglieria sul fronte del Tirolo, combatte con tanto valore che viene decorato più volte. «Che cosa buffa è la vita» scrive Conrad in "Cuore di tenebra". Schrödinger, nel suo "What is Life?" sembra d’accordo. Ma con un distinguo. Buffa e futile è la vita del macrocosmo dove assieme agli oggetti che ci circondano evolviamo e ci estinguiamo nel rumore e nella confusione di un infinitamente grande che nasconde le verità dell’infinitamente piccolo: il microcosmo, estraneo ai nostri sensi, di cui con la meccanica ondulatoria e la Teoria della sovrapposizione egli ha scoperto il segreto e suggerito che, se ci sono veramente due Universi, questo solo può essere autentico, senza errori, equivoci, antinomie. «Sono diventato Dio» commenta ironicamente in appendice al suo "What is Life?". Chissà che non avesse qualche buona ragione. Giancarlo meloni LA VITA GLI STUDI Erwin Schrödinger (Vienna, 1887-1961), figlio unico di genitori benestanti, nel 1898 entrò nell’Akademisches Gymnasium di Vienna e in seguito si iscrisse al corso di Fisica dell’Università di Vienna LA CARRIERA Insegnò fisica alle Università di Stoccarda, Breslavia, Zurigo, Berlino e Graz e fu direttore della scuola di fisica teorica dell’Istituto di studi avanzati di Dublino (1940-1956). Il principale contributo for- nito da Schrödinger alla meccanica quantistica è la formulazione dell’equazione ondulatoria (ha il suo nome) che descrive e regola il movimento degli elettroni all’interno dell’atomo IL NOBEL Nel 1933 ricevette il Premio Nobel insieme al fisico britannico Paul Dirac. Le sue ricerche comprendono anche importanti lavori sugli spettri atomici, sulla termodinamica statistica e sulla meccanica ondulatoria