Avvenire 15 maggio 2008, 15 maggio 2008
Immigrati così l’Europa tira il freno. Avvenire 15 maggio 2008 Spagna Terra d’immigrazione, ma anche porta d’ingresso verso il resto dell’Unione europea: la Spagna, in pochi anni, è diventato uno dei Paesi più interessati dal fenomeno migratorio
Immigrati così l’Europa tira il freno. Avvenire 15 maggio 2008 Spagna Terra d’immigrazione, ma anche porta d’ingresso verso il resto dell’Unione europea: la Spagna, in pochi anni, è diventato uno dei Paesi più interessati dal fenomeno migratorio. Oggi un residente su dieci è straniero (con una punta del 17,3% a Barcellona): i regolari con permesso di soggiorno hanno già superato i 4 milioni. Una cifra ben lontana dai 500.000 di 12 anni fa. Ma è l’immigrazione clandestina che preoccupa le autorità iberiche. La posizione del governo di José Luis Rodriguez Zapatero è piuttosto inflessibile: al di là di una mega-sanatoria (necessaria per regolarizzare chi lavorava al nero da anni), l’esecutivo socialista ha puntato sulla severità, come dimostra l’incremento delle espulsioni. Per ora l’immigrazione clandestina rimane una violazione amministrativa. «Attualmente, per venire in Spagna, l’unica forma è un contratto di lavoro nel Paese d’origine», spiegano al ministero del Lavoro. Non esistono permessi momentanei per cercare un’occupazione: deve già essere tutto firmato prima dell’arrivo in Spagna. Sono previsti due tipi di contratto: quello per lavori stagionali (come la raccolta di fragole, tipica dell’Andalusia), oppure – sempre su richiesta del datore di lavoro – un contratto per un determinato periodo di tempo, che può essere rinnovato. I lavoratori stranieri non devono dimostrare di avere affittato una casa, mentre il domicilio in condizioni adeguate è una delle esigenze fondamentali quando si tratta di ricongiungimento familiare. La ricetta di Zapatero contro l’immigrazione clandestina prevede due strumenti: oltre alle espulsioni (che nel 2007 sono state 55.938, ovvero un 6% in più rispetto al 2006), Madrid ha firmato accordi con una decina di nazioni dell’Africa occidentale per cercare di frenare i flussi irregolari. Il governo socialista assicura che i rimpatri realizzati dal 2004 – primo anno di Zapatero – fino ad oggi, hanno già superato i 370.000 casi: un 43,4% in più rispetto all’epoca di José Maria Aznar. Oggi i clandestini possono essere espulsi per presenza illegale in territorio spagnolo immediatamente, entro le 72 ore, per ordine amministrativo. Trascorsi i tre giorni, per ordine del giudice, gli irregolari passeranno ad uno dei nove Centri di permanenza per stranieri che esistono nel Paese iberico (attualmente occupati per circa un terzo). Ma in attesa di espulsione, in questi centri non possono restare oltre 40 giorni. Se la pratica burocratica non viene risolta prima, nonostante il provvedimento di espulsione, il clandestino verrà rilasciato senza documenti e senza permesso di soggiorno. Secondo il governo di Zapatero il limite di 40 giorni è insufficiente: il ministro dell’Interno Alfredo Pérez Rubalcaba ha anticipato che Madrid sta studiando la possibilità di aumentare il periodo massimo stabilito per questi centri, senza arrivare però ai sei mesi. Dal 1996 al 2004 la popolazione straniera è cresciuta cinque volte in più della media del resto d’Europa. La comunità più numerosa è la marocchina (675.906 persone), seguita dalla rumena (664.880), dall’ecuadoregna (413.642) e dalla colombiana (264.549). A seguito di alcuni episodi di intolleranza e per l’aumento dei disoccupati a causa del la crisi dell’edilizia che comincia a manifestarsi, il governo pensa ora anche di agevolare rientri volontari. Fra i provvedimenti annunciati da Zapatero, il pagamento nei Paesi di origine, dopo il rientro, delle indennità di disoccupazione spagnole e microcrediti per consentire ai migranti di avviare attività economiche in patria. MICHELA CORICELLI Francia L’ingresso legale in Francia di cittadini extracomunitari, per periodi che superino quelli dei semplici visti turistici, può avvenire per lavoro, studio o ricongiungimento familiare. Un caso a parte è l’asilo politico. Sono i consolati francesi all’estero a rilasciare i visti ed è a questo livello che le autorità hanno annunciato di recente un drastico giro di vite. Parigi vorrebbe almeno un ingresso su due per ragioni professionali (finora, hanno prevalso i ricongiungimenti). La Francia è affetta da un’annosa penuria cronica di manodopera nei cosiddetti ’settori sotto tensione’ a bassa qualificazione come l’edilizia, la sorveglianza notturna, le pulizie e la ristorazione. I consolati all’estero pubblicano gli annunci di lavoro e le persone che corrispondono al profilo ricercato possono ottenere un visto professionale rinnovabile nel tempo. La semplice ’ricerca di lavoro’ non è ufficialmente un motivo valido per ottenere un visto, ma nei fatti gli immigrati che in tendono trovare lavoro direttamente sul territorio francese chiedono un visto turistico (la strada più semplice seguita anche dai futuri sans papiers). L’espulsione è ordinata quando un cittadino straniero senza documenti in regola viene intercettato da agenti di pubblica sicurezza, anche nel caso di operazioni espressamente organizzate a questo scopo. Ma negli ultimi anni, Parigi ha anche dato corso a un numero crescente di espulsioni di persone in possesso di documenti validi, nel quadro della lotta al terrorismo e comunque per gravi ragioni di pubblica sicurezza. il caso, ad esempio, di diversi imam accusati di apologia del terrorismo. A ordinare le espulsioni sono i prefetti, i primi anche a rispondere di fronte alle autorità centrali. La maggioranza delle espulsioni avviene su voli di linea. Secondo il governo, solo nel 10% dei casi sotto scorta (quando c’è rischio di fuga). Fra 200 mila e 400 mila sans papiers vivono in Francia e il governo ha fissato ai prefetti un ’obiettivo totale’ di 25 mila espulsioni l’anno, sfiorato ma non raggiunto nel 2007. Secondo il ministro del l’Immigrazione Brice Hor tefeux, nel 95% dei casi le e spulsioni avvengono senza problemi. Le autorità di polizia vigilano sull’esecuzione effettiva dei provvedimenti d’espulsione e possono privare di libertà i sans papiers renitenti fino al momento dell’espulsione forzata. La detenzione dei sans papiers è sistematica solo nel caso di quelli ’bloccati alla frontiera’, ovvero nei fatti soprattutto presso gli aeroporti internazionali o i porti. Le cosiddette ’zone d’attesa’, diverse decine su tutto il territorio nazionale, sono i luoghi in cui i sans papiers vengono trattenuti prima di essere espulsi. In genere, la durata della detenzione supera una settimana soprattutto quando c’è da valutare una domanda d’asilo politico. Ma secondo le nuove disposizioni di Parigi, la permanenza dovrebbe durare solo qual che giorno. La maggioranza degli immigrati clandestini privati di libertà si con centra nelle zone d’attesa dell’aeroporto intercontinentale ’Charles de Gaulle’ di Parigi. DANIELE ZAPPAL Germania L’allargamento dello spazio Schengen favorisce l’immigrazione clandestina. l’allarme lanciato dal Gewerkschaft der Polizei, il sindacato di polizia (GdP). I media tedeschi alcune settimane fa hanno citato tra le fonti un documento ufficiale della Bundespolizei, secondo il quale dal 21 dicembre 2007, giorno in cui sono stati eliminati i controlli alle frontiere con Polonia e Repubblica Ceca, al 7 gennaio 2008, la polizia tedesca avrebbe fermato 614 persone che tentavano di passare illegalmente il confine orientale, tre volte il numero dei clandestini intercettati in tutto il 2007. Il ministero dell’Interno federale ha gettato acqua sul fuoco affermando che le cifre riportate dalla stampa «sono prive di fondamento». In Germania, la nuova legge sull’immigrazione, in vigore dal 1 gennaio 2005, prevede flussi d’ingresso flessibili per i lavoratori stranieri, secondo le esigenze del mercato del lavoro. I lavoratori qualificati hanno la precedenza rispetto ai generici e diritto a soggiorni più lunghi. Gli stranieri possono lavorare solo se non ci sono tedeschi interessati a quello stesso posto. I permessi di soggiorno sono di due tipi: a tempo determinato o a tempo indeterminato. Per ottenere il permesso permanente, bisogna superare anche un esame dell’Ufficio per la tutela del la Costituzione (i servizi segreti interni). Una categoria a parte sono tutti gli stranieri che richiedono e ottengono asilo politico in Germania: solo nel 2007 sono stati circa 20.000, più di 4.000 provenienti dall’Iraq. Il 2007 è stato anche l’anno della grande moratoria concessa a circa 200.000 immigrati residenti da più di sei anni, cui era stata rifiutata la domanda d’asilo. Per restare, dovranno trovare un lavoro entro il 2009 e dimostrare di conoscere la lingua tedesca. Nonostante la moratoria dello scorso anno, gli illegali (in Germania esiste il reato di immigrazione clandestina, previsto dal codice penale) sono almeno 800.000. Il governo tedesco nella lotta alla clandestinità si è affidato ai canali diplomatici, stipulando numerosi «accordi di riaccettazione», sottoscritti sia dai Paesi confinanti con la Germania sia da altri Stati. La gestione del problema è stata anche favorita dal l’organizzazione federale della Repubblica di Ger mania. La politica sulle espulsioni appartiene infatti alle competenze dei singoli Länder e dei rispettivi ministeri degli Interni; questi affidano poi la messa in atto delle norme che disciplinano la materia alle relative ’Autorità per gli stranieri’ presenti in ciascun Land. Le procedure di espulsione durano al massimo tre mesi. In ogni Land ci sono i centri di espatrio ( Ausreisezentren) dove vengono accompagnati dalla polizia le persone trovate prive di documenti in regola, spetta quindi all’autorità giudiziaria competente firmare l’atto di espulsione. In 7 dei 16 Länder in cui si registrano i maggiori problemi legati agli immigrati illegali (Amburgo, Holstein, Brandeburgo, Nord Reno Westfalia, Renania Palatinato, Saarland ed Assia) sono stati creati anche gli Abschiebeknaeste, letteralmente ’prigioni per gli espulsi’, paragonabili ai centri di permanenza e detenzione per clandestini allestiti in Italia. Gli Abschiebeknaeste, di cui si parla poco in Germania, hanno però provocato le proteste di alcune associazioni umanitarie e di cittadini stranieri, che denuncia la presenza di minorenni in tali strutture. VINCENZO SAVIGNANO