Bjørn Lomborg, L’ambientalista scettico, Mondadori 2001., 15 maggio 2008
L’ambientalista scettico CAPITOLI XVI-XVII-XVIII Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo in alcune zone dell’Europa centrale si notò una moria delle foreste
L’ambientalista scettico CAPITOLI XVI-XVII-XVIII Tra la fine degli anni Settanta e l’inizio del decennio successivo in alcune zone dell’Europa centrale si notò una moria delle foreste. Nelle zone più colpite della Baviera circa il 40% degli alberi erano malati. Un gruppo di scienziati tedeschi annunciò che le foreste europee erano minacciate dalle piogge acide e che almeno il 10% di tutti gli alberi erano in pericolo. Le immagini degli alberi morenti fecero il giro del mondo, seminando panico ovunque. Il rapporto Brundtland pubblicato dalle Nazioni Unite affermava, senza mezzi termini, che «in Europa le piogge acide uccidono foreste e laghi». Il National Acid Precipitation Assessment Program (Napap), istituito dal governo americano, divenne il progetto di studio più ampio, duraturo e costoso del mondo: durò quasi dieci anni, coinvolse circa 700 ricercatori e costò mezzo miliardo di dollari. In un esperimento, quelli del Napap fecero crescere piante di tre specie di alberi esponendole a pioggia acida per almeno tre anni. Ebbene, nessuna delle tre specie rivelò alcun effetto derivante dalle precipitazioni e la velocità di crescita degli alberi non rivelava anomalie. Anzi, parecchi studi del Napap hanno dimostrato che gli alberi esposti a piogge acide moderate crescevano più in fretta. In Norvegia sono stati condotti alcuni esperimenti su periodi di tempo ancora più lunghi e anche in questo caso è risultato che i previsti effetti negativi delle piogge acide «non potevano essere dimostrati». Il Napap ha valutato anche le conseguenze delle piogge acide sui laghi americani. Si è visto che anche nelle regioni dove era stata registrata l’esposizione maggiore, i problemi di acidificazione interessavano solo il 4% dei laghi e l’8% dei corsi d’acqua. Le regioni montane occidentali e gli altipiani sudorientali ne erano praticamente esclusi in quanto l’acidificazione riguardava meno dell’1% dei bacini idrici. Da notare, tuttavia, che proprio quell’1% ha sofferto di una perdita di pesci. In Europa i paesi scandinavi subirono danni più consistenti. Il 27% dei laghi norvegesi presentava depositi di zolfo pericolosamente abbondnti; in Finlandia la percentuale era del 10%, in Svezia e Danimarca del 9. Nell’ultimo decennio comunque nella maggior parte dei laghi è diminuito il livello di acidità, soprattutto grazie alle riduzioni delle emissioni di anidride solforosa. Le piogge acide in Europa hanno distrutto appena lo 0,5% dell’intero patrimonio forestale. Ed è stato dimostrato che i notevoli danni subiti dai boschi di Baviera, Polonia e Repubblica Ceca non erano dovuti alle piogge acide ma all’inquinamento locale. La situazione infatti è migliorata diminuendo le emissioni di anidride solforosa: -30% in Germania, -50 in Polonia e Repubblica Ceca. In seguito la situazione è migliorata ancora di più: nei sette anni successivi al 1989 le concentrazioni localizzate sono diminuite in percentuali variabili fra il 50 e il 70%. Secondo alcune stime dell’Oms l’inquinamento che si trova all’interno delle case provoca un numero di morti circa 14 volte superiore a quello derivante dai veleni che si respirano all’aperto. Si calcola che l’inquinamento degli ambienti interni sia responsabile di 2,8 milioni di decessi ogni anno. L’inquinamento degli ambienti interni costituisce un problema grave soprattutto nei paesi in via di sviluppo, dove circa 3,5 miliardi di persone, cioè più della metà della popolazione del pianeta, deve ricorrere ai combustibili tradizionali (legna da ardere, carbone di legna, letame essiccato e scarti vegetali) per cucinare e riscaldarsi. I combustibili di questo tipo producono fuliggine, particelle, monossido di carbonio e sostanze chimiche tossiche in quantità superiori rispetto ai combustibili moderni. L’aria all’interno di queste case è in media da 3 a 37 volte più carica di veleni dell’aria che si respira nelle strade delle megalopoli più inquinate del pianeta, come Pechino, Nuova Delhi e Città del Messico. Durante la preparazione del cibo, poi, viene utilizzata una quantità ancora maggiore di combustibili e i livelli già elevati crescono di un ulteriore 500%. I più esposti a questo tipo di inquinamento sono le donne e i bambini. Nei paesi industrializzati, l’inquinamento degli interni è dovuto soprattutto a gas radon, fumo di sigarette, formaldeide e amianto. Il radon è un gas radioattivo che penetra negli edifici attraverso il terreno. Inalato in certe quantità provoca il cancro. Sebbene il dibattito sui suoi reali effetti sia ancora aperto, è stato stimato che il radon provochi tra i 15 mila e i 22 mila dei 157 mila decessi per tumore ai polmoni negli Stati Uniti. Per i paesi dell’Unione europea la stima della mortalità è di circa 10 mila casi, cioè l’1% del numero totale dei decessi per tumore. Si sente spesso dire che le allergie sono sempre più diffuse e che ciò è legato in qualche modo al degrado ambientale in aumento. Tutti gli studi condotti nelle varie parti del mondo dimostrano che è aumentata l’incidenza dell’asma. C’è da chiedersi tuttavia se questi dati corrispondono a effettivo aumento oppure solo a una maggiore capacità da parte dei medici di diagnosticare il disturbo. Si sa per certo che l’asma è in buona parte d’origine genetica. Un’altra importante causa della malattia è nelle condizioni ambientali in cui si vive: l’incidenza è maggiore nei centri urbani. Si sarebbe a questo punto tentati di credere che il disturbo sia provocato dall’inquinamento atmosferico. Ma questo è in diminuzione nei paesi occidentali, proprio dove l’asma è più diffuso. Invece il disturbo non è molto diffuso nei paesi in via di sviluppo, dove al contrario l’inquinamento cresce. Alcuni pensano che le cause di asma sia nel fumo di sigaretta: i figli di fumatori corrono un rischio due volte maggiore di avere questo disturbo. Le cause della patologia potrebbero trovarsi all’interno delle mura domestiche: anche gatti, scarafaggi, acari e spore fungine sembrano avere il loro ruolo nel disturbo. Infine un’innovativa teoria è la cosiddetta ”ipotesi dell’igiene”. La lotta vittoriosa contro le principali malattie infettive, condotta con antibiotici e vaccinazioni, non avrebbe lasciato al sistema immunitario umano niente di cui preoccuparsi, rendendolo impreparato a combattere batteri e virus. E perciò quando incontra microbi o altre sostanze, anche se del tutto innocui, il sistema immunitario reagisce in modo spropositato.