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 2008  maggio 12 Lunedì calendario

Ferrovie la prossima Alitalia. Affari & Finanza 12 maggio 2008 Mentre Bruno Ermolli chiede ufficialmente al consiglio d’amministrazione della nostra compagnia di bandiera di fornirgli elementi di valutazione sullo stato dei conti (e non si capisce ancora a che titolo, visto che il banchiere d’affari di fiducia di Silvio Berlusconi non ha incarichi di governo e la fumosa cordata di imprenditori disposti a investire il famoso «cip» non si è ancora formata né tanto meno costituita in società) c’è un altro potenziale «caso Alitalia», che ci permettiamo di segnalare all’attenzione del nuovo governo

Ferrovie la prossima Alitalia. Affari & Finanza 12 maggio 2008 Mentre Bruno Ermolli chiede ufficialmente al consiglio d’amministrazione della nostra compagnia di bandiera di fornirgli elementi di valutazione sullo stato dei conti (e non si capisce ancora a che titolo, visto che il banchiere d’affari di fiducia di Silvio Berlusconi non ha incarichi di governo e la fumosa cordata di imprenditori disposti a investire il famoso «cip» non si è ancora formata né tanto meno costituita in società) c’è un altro potenziale «caso Alitalia», che ci permettiamo di segnalare all’attenzione del nuovo governo. Si chiama Ferrovie dello Stato. L’amministratore delegato Mauro Moretti ha fatto e sta facendo il possibile per non far deragliare il convoglio. Ma nelle condizioni date, la missione è ai limiti dell’impossibile. Nel 2007 c’è stato un miglioramento, ma poca cosa rispetto a un pessimo 2006. I ricavi crescono poco: sfiorano quota 3,4 miliardi sul fronte mercato. I costi operativi crescono troppo: il lavoro è aumentato dal 31 al 36%. L’azienda ferroviaria non vive la tragedia della liquidità che strozza i cugini del trasporto aereo. L’indebitamento si è addirittura ridotto, da 9 a 6,5 miliardi. Ma il suo vero dramma è l’endemica sottocapitalizzazione, che impedisce l’autofinanziamento e gli investimenti. Giace da anni una richiesta di iniezione di denaro fresco per almeno 2 miliardi, ma finora è rimasta inevasa. Moretti ha già lanciato un allarme, due settimane fa: senza internazionalizzazione, anche le Ferrovie rischiano la fine di Alitalia. In un mercato non più nazionale ma almeno europeo, serve una grande impresa di servizi che possa competere in Francia e in Germania. Le piccole aziendine nate con la prima fase della liberalizzazione del trasporto ferroviario presto saranno prede di Deutsche Bahn e Sncf. E Trenitalia, a corto di mezzi e di progetti, non potrà far nulla per impedirlo. I tempi di Lodovico Ligato e degli scandali delle lenzuola d’oro sono lontani anni luce. Ma le Ferrovie restano comunque un’altra emergenza nazionale, tra le tante ancora irrisolte nel Paese. I nuovi ministri competenti, da Giulio Tremonti ad Altero Matteoli, farebbero bene a tenerla bene in vista, sull’agenda delle cose da sistemare nei primi 100 giorni. E farebbero ancora meglio ad ascoltare le richieste di Moretti, e nei limiti del possibile ad esaudirle. Se davvero c’è chi si illude di salvare Alitalia facendola comprare a Trenitalia, stiamo ai soliti pasticci all’italiana. Due debolezze non hanno mai fatto una forza. MASSIMO GIANNINI