Massimo Gramellini, La Stampa 13/5/2008, 13 maggio 2008
Lungi da me l’intento di smorzare il piglio rivoluzionario che accompagna le dichiarazioni dei ministri esordienti e le fa assomigliare a quelle che i calciatori pronunciano a inizio campionato
Lungi da me l’intento di smorzare il piglio rivoluzionario che accompagna le dichiarazioni dei ministri esordienti e le fa assomigliare a quelle che i calciatori pronunciano a inizio campionato. Mi ha quasi commosso il vulcanico Brunetta, che intende risolvere a suon di licenziamenti la piaga dei fannulloni nell’impiego pubblico, contro cui si scornò vanamente persino Mussolini (la strenua lotta degli statali romani in difesa della pausa-cappuccino viene annoverata dagli storici fra i pochi atti di resistenza al regime). E’ quindi a puro titolo di promemoria che mi permetto di segnalare la sintesi di un discorso tenuto dal ministro senza portafoglio per la riforma della pubblica amministrazione: «Impegno prioritario della nostra azione sarà la lotta ai fannulloni che si annidano fra le pieghe dello Stato, minandone le fondamenta con il loro pessimo esempio. Punire i fannulloni e premiare i meritevoli: ecco un comportamento davvero virtuoso. Insieme alla questione meridionale, che si trascina ormai da tempo immemorabile, l’efficienza della macchina dello Stato è il punto qualificante di qualsiasi attività di governo che intenda contenere la spesa pubblica e ridurre le tasse senza peggiorare la qualità dei servizi: della sanità e della scuola in particolare». Difficile dirlo meglio. Quanto al farlo, il ministro in questione faceva parte del governo Fanfani e il suo discorso risale alla primavera 1958. O 2058?