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 2008  maggio 12 Lunedì calendario

DAL NOSTRO CORRISPONDENTE

LONDRA – L’11 ottobre, quando aveva saputo di aver vinto il Nobel per la letteratura si era lasciata cadere sui gradini di casa e aveva detto: «Cristo! Avevo preso tutti i maledetti premi, mi mancava questo: ora ho fatto Scala Reale ». Sette mesi dopo Doris Lessing non è più così entusiasta, ha rovesciato il giudizio: «Quel premio è stato un dannato disastro». La scrittrice britannica ha detto alla Bbc:
«Tutto quello che faccio ormai è dare interviste e mettermi in posa per le fotografie. Non ho tempo per scrivere e non ho nemmeno l’energia, ho 88 anni, sono un rottame. Per questo continuo a ripetere a tutte le persone più giovani "non pensare di essere così per sempre, usa il tuo tempo quando lo hai"».
Doris Lessing è solo l’undicesima donna, in 106 anni di storia del Nobel per la Letteratura, ad aver ottenuto il riconoscimento. Ha scritto una cinquantina di romanzi, racconti brevi, opere teatrali, testi di fantascienza. Ha preso come spunto il conflitto razziale, l’emancipazione femminile, l’impegno politico. Tra i suoi libri di maggior successo
La Brava terrorista e Il Taccuino d’oro (Feltrinelli).
Ora sta per pubblicare in Gran Bretagna Alfred & Emily,
in parte narrativa in parte autobiografico: i nomi dei protagonisti sono quelli dei genitori della Lessing. Lei confida che probabilmente sarà il suo ultimo libro. E farà discutere.
Del rapporto con la madre Emily dice: «Non mi piaceva e io non piacevo a lei. Eravamo chimicamente sbagliate l’una per l’altra: è stata una tragedia per lei, non per me».
Doris Lessing è nata da genitori britannici in Persia, poi è andata a vivere in Rhodesia (l’attuale Zimbabwe) e si è trasferita definitivamente in Inghilterra dopo la Seconda guerra mondiale. stata comunista anche se già prima del crollo del Muro di Berlino denunciò le ideologie.
 un personaggio, la signora Lessing: la mattina di ottobre dell’anno scorso in cui da Stoccolma è arrivata la notizia del Nobel lei era fuori a fare la spesa. I giornalisti inglesi erano accampati nel cortile di casa sua nel quartiere londinese di Hampstead e la videro scendere da un taxi con le buste di plastica in mano. Si sedette e si mise in posa con un mazzo di fiori. Felice, perché era stata in lizza per il Nobel fin dagli anni Sessanta e qualcuno le aveva fatto sapere che non lo avrebbe ottenuto mai, perché era antipatica ai giudici.
In materia di Nobel tardivi Ernest Hemingway disse una volta che gli scrittori lo ricevono sempre o troppo presto o troppo tardi: nel suo caso, si descriveva come un nuotatore che raggiunge la costa con le sue bracciate e solo in quel momento qualcuno gli lancia un salvagente, facendogli perdere i sensi.
Se per scrivere non ha più tempo, di esternazioni invece Doris Lessing ne ha seminate diverse negli ultimi mesi: ha fatto scandalo dicendo che «l’11 settembre non è poi stato così terribile o straordinario come pensano gli americani ». Ha condannato la civiltà occidentale che sta cancellando i libri, impoverendo la cultura, «sedotta dalla vacuità di Internet». Ha confidato anche una visione tragica: «Se Obama fosse eletto presidente degli Stati Uniti verrebbe assassinato ».
Tornando a temi più lievi, Doris Lessing ha detto alla
Bbc di aver speso già la maggior parte del milione di euro arrivato con il Nobel: «I soldi sono andati ai miei figli, ai nipoti e alla famiglia estesa. Finiranno in due anni, ma il mio commercialista mi dice che debbo dare via tutto, tanto se lo prenderebbe il fisco».
Guido Santevecchi Il capolavoro
La copertina del
Taccuino d’oro, libro pubblicato nel 1962 che fece entrare Doris Lessing nella rosa dei possibili candidati al Premio Nobel