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 2008  maggio 12 Lunedì calendario

MILANO

Giro di vite anti-immigrazione clandestina (e anti romeni) nell’era di Maroni: visto sul campo, e dalle città amministrate dal centrosinistra. Dove, dall’aria che tira, la linea morbida sembra al tramonto. Dunque, come la mettiamo con le proposte del ministro (leghista) dell’Interno?
Piera Capitelli, 59 anni, ex parlamentare (Pds-Ds), primo cittadino di Pavia, dal 2005 non ha dubbi. «Per quel che mi riguarda, dico subito di aver sottoscritto il documento dei sindaci (di schieramenti politici diversi), stilato di recente a Parma», risponde la signora. Che, per la cronaca, qualche tempo fa, dalla sera alla mattina, fece sgombrare un’area occupata abusivamente dai rom, esponendosi alle critiche di Rifondazione comunista.
«Prima dello sgombero – puntualizza – c’erano state anche azioni di assistenza sociale, oltre agli avvisi e alle diffide. Alla fine, con le buone non ha funzionato. Occorreva passare ai fatti».
Sindaco, che cosa dice, in sintesi, il documento di Parma?
«Tre punti: chiediamo al governo maggior potere di intervento in materia di pubblica sicurezza, maggiori mezzi per la lotta all’immigrazione clandestina; infine, la certezza della pena».
Anche il ministro Maroni sottoscriverebbe. Ma lui vuole andare oltre. Lei come la vede?
«Prima vorrei capire meglio i termini dei ventilati provvedimenti, chiarendo subito che se si dovesse arrivare ai limiti della violazione dei diritti umani non ci sto».
I Cpt che diventano carceri a tempo?
«Piuttosto ci diano più risorse, economiche e di uomini, affinché l’immigrato clandestino venga rispedito immediatamente nel suo Paese di origine. Ciò detto, per favore teniamo fermo il distinguo tra chi delinque e chi emigra perché ha fame».
Il ministro dell’Interno vorrebbe anche sospendere il Trattato di Schengen, limitare la libera circolazione dei romeni.
«Ma no, Schengen non si tocca. E romeno non significa automaticamente criminale. Un discorso a parte, invece, va fatto sui rom».
Dica, sindaco.
«Qui, a mio avviso, un giro di vite è davvero indispensabile. inutile negare che i rom difficilmente riescono a integrarsi. Inoltre, lavorare non è la loro massima aspirazione. Quindi, stop agli arrivi indiscriminati di queste persone».
Che fare, allora?
«Innanzitutto cercare di tenerli nei Paesi d’origine. In seconda battuta, trovare accordi e regole con gli stessi Stati – penso alla Romania e alla Bulgaria – così da predisporre piccoli flussi, mirati e ragionati, di popolazione rom da inserire nelle nostre città».
Sindaco, una curiosità: dove sono finiti i rom che lei fece sloggiare dall’ex fabbrica dismessa?
«Alcuni sono stati sistemati altrove, altri sono rientrati in Romania. Poi, c’è un gruppo che sta in un centro d’accoglienza e che non se ne vuole andare... Sa com’è, hanno un tetto, i pasti assicurati e... non lavorano. Ma non può durare ».
Marisa Fumagalli