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 2008  maggio 12 Lunedì calendario

DAL NOSTRO INVIATO

TORINO – «Mi ha chiamato la collega di un’agenzia. Dice: sei nella bufera. Penso: ma perché non parli come mangi? Mi riferisce che per Maurizio Gasparri le mie dichiarazioni a "Che tempo che fa" non rimarranno senza conseguenze. Rispondo: si dimette Schifani?». Un Marco Travaglio incontenibile, accolto da un tifo da stadio nella sala dei 500 alla Fiera del Libro di Torino, ieri ha festeggiato a suo modo il cinquantottesimo compleanno del presidente del Senato. Il giornalista «nella bufera» è arrivato accompagnato da Peter Gomez, coautore con lui di «Se li conosci li eviti», da Gianni Barbacetto, terzo coautore di «Mani sporche» (chiarelettere editore), da Luigi de Magistris e Michele Santoro. In sala in seconda fila, si siede il procuratore generale di Torino Giancarlo Caselli.
I fatti di cui Travaglio ha parlato da Fazio sono ampiamente raccontati nel volume di Peter Gomez e Lirio Abbate, edito da Fazi nel febbraio 2007, e poi sono stati ripresi nella scheda dedicata al presidente del Senato Schifani in «Se li conosci li eviti » uscito nell’aprile di quest’anno. «La notizia rilevante – dice Travaglio – è che nessun giornale, nessun organo di informazione abbia almeno accennato a quei due pezzi imbarazzanti di biografia della seconda carica dello Stato».
Nel copione dell’incontro il compito di spiegare i «due pezzi biografici imbarazzanti» spetta a Peter Gomez: «Negli anni Ottanta Renato Schifani fece parte di una società, la Sicula Brokers, assieme a Nino Mandalà, Ernesto La Loggia, Benny D’Agostino, amico di Michele Greco, e un contabile dei fratelli Salvo». Il secondo «pezzo imbarazzante» è «l’incarico di consulente urbanistico nel comune di Villabate negli anni in cui quel territorio era controllato dalla cosca di Bernardo Provenzano ». Quando Travaglio prende la parola, rincara la dose. Ne ha per tutti: da Maurizio Gasparri («poverino») al direttore di Rai Tre Paolo Ruffini («quello che licenziò Sabina Guzzanti ») al direttore generale della Rai Claudio Cappon («omen nomen»). Ma le parole più dure le riserva per i politici: "Angiolino Alfano? Ha partecipato al matrimonio della figlia del boss di Palma di Montechiaro». La presenza ai matrimoni dove non bisognerebbe essere, secondo Travaglio, era una debolezza anche dell’ ex guardasigilli, Clemente Mastella, «che partecipò con Totò Cuffaro alle nozze di Francesco Campanella, cassiere della cosca di Villabate», ma accomuna anche «Marcello dell’ Utri, presente a suo dire casualmente al matrimonio a Londra di Gimmy Fauci», e il presidente del Senato, che «partecipò alle nozze di Nino Mandalà».
Travaglio naturalmente ne ha anche per i politici di sinistra: in particolare Anna Finocchiaro, che non solo ha sostituito alla guida della coalizione di sinistra in Sicilia Rita Borsellino, in passato «accusata da Schifani di aver approfittato del cognome del fratello», ma è responsabile di aver baciato il nuovo presidente del Senato subito dopo l’elezione.
L’incontro è stato chiuso, con mezz’ora di ritardo, da Michele Santoro: «Finché avremo una telecamera, Travaglio avrà spazio in tv». Dopo tanti applausi, all’uscita qualche fischio e insulto: «buffone». Erano i fan di Magdi Cristiano Allam, impazienti di entrare nella sala.
Dino Messina