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 2008  maggio 07 Mercoledì calendario

Nicola Tommasoli, 29 anni. «Bravo ragazzo aperto al mondo e alla vita», «dinamico e positivo», di Santa Maria di Negrar in provincia di Verona, un fratello più grande di nome Alessandro, figlio dell’ingegnere Luca e dell’insegnante Maria Zamperini, appassionato di auto e moto e tifoso di Valentino Rossi, tutto contento perché, dopo gli studi a Venezia, il 3 febbraio l’avevano assunto come disegnatore in un’officina meccanica, da pochi mesi conviveva con la fidanzata Erica in un appartamento vicino alla villa di famiglia

Nicola Tommasoli, 29 anni. «Bravo ragazzo aperto al mondo e alla vita», «dinamico e positivo», di Santa Maria di Negrar in provincia di Verona, un fratello più grande di nome Alessandro, figlio dell’ingegnere Luca e dell’insegnante Maria Zamperini, appassionato di auto e moto e tifoso di Valentino Rossi, tutto contento perché, dopo gli studi a Venezia, il 3 febbraio l’avevano assunto come disegnatore in un’officina meccanica, da pochi mesi conviveva con la fidanzata Erica in un appartamento vicino alla villa di famiglia. La sera del 30 aprile Tommasoli e due amici fecero un giro per i pub del centro di storico di Verona, poi si incamminarono verso Porta Leoni e lì incontrarono cinque ultrà del Verona che amano definirsi naziskin ma che in realtà hanno solo il vizio di prendere a cazzotti chiunque sia «diverso»: Guglielmo Corsi, 19 anni, metalmeccanico, Andrea Vesentini, 20 anni, promotore finanziario, gli studenti Nicolò Veneri detto "Tarabuio" e Raffaele Dalle Donne detto "Raffa", entrambi 19 anni, e Federico Perini detto "Peri", studente pure lui, 20 anni. Costoro, noti alla polizia per violenze allo stadio e perché nel 2006 avevano pestato un ragazzo colpevole di mangiare un kebab e un altro che indossava la «maglietta terrona» del Lecce, vedendo che uno dei tre fumava gli fecero «codino, dammi una siga», Tommasoli e gli amici forse risposero in malo modo, forse non risposero affatto continuando a camminare, fatto sta che i cinque gli saltarono addosso alle spalle e li riempirono di botte, continuando a tirar calci alla testa e al collo di Tommasoli anche quando lo videro cadere a terra (lui morì in ospedale, per edema cerebrale, dopo cinque giorni di coma). Il giorno dopo Peri e Tarabuio, con l’Audi della madre di uno dei due, scapparono a Monaco, da lì la presero un volo low cost fino a Londra, poi rimasero senza soldi e solo allora diedero retta ai genitori che gli ordinavano di tornare in Italia. Il primo a consegnarsi alla polizia fu invece Raffaele Delle Donne, convinto dal padre Sergio che, aprendo la porta agli investigatori, disse in lacrime: ”Vorrei essere il papà della vittima anziché il padre di mio figlio”. I cinque, tutti in galera, rischiano dai 21 a 30 anni di carcere, anche se il loro avvocato spera di dimostrare che Nicola soffriva di una malformazione che l’avrebbe reso particolarmente fragile e che insomma, per ammazzarlo, è bastato poco. Verso l’una e trenta della notte tra mercoledì 30 e giovedì 1 maggio nel centro di Verona.