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 2008  maggio 03 Sabato calendario

LUIGI BIGNAMI

ROMA - assai probabile che la natura ci stia offrendo un bonus di un decennio per correre ai ripari e prendere i provvedimenti per ridurre il riscaldamento globale. quello che risulta da un modello realizzato al computer da ricercatori tedeschi e riportato sulla rivista scientifica Nature, secondo il quale, dal 2010 al 2020, vedremo una riduzione della temperatura terrestre, da imputare ad un raffreddamento dell´Oceano Atlantico che dipende dall´AMO (Atlantic Multidecadal Oscillation - Oscillazione Atlantica Pluridecennale). Secondo i ricercatori, l´AMO produce delle variazioni di temperatura nell´oceano che possono raggiungere anche gli 0,6°C, e quindi quando essa tocca la fase più fredda l´influenza sulla temperatura dei continenti bagnati dall´Oceano Atlantico diventa importante.
Tale oscillazione, secondo i ricercatori, si fece già sentire all´inizio del secolo scorso, quando le temperature globali scesero sensibilmente. Sembra che sia tornata attorno agli anni Trenta e nel 1975. Quest´ultima volta, però, l´aumento della temperatura prodotto dall´uomo ne limitò le conseguenze, ma fu sufficiente, per esempio, a dar modo ai ghiacciai di aumentare di dimensione. «Secondo il nostro modello, l´AMO dovrebbe tornare a farsi sentire nell´arco di pochi anni e la sua impronta durerà per circa un decennio. Tutto lascia prevedere che successivamente la temperatura tornerà ad aumentare come predetto dall´ICPP (Intergovernmental Panel on Climate Ch´ange)», ha osservato Noel Keenlyside del Leibniz Institute of Marine Sciences dell´Università Kiel (Germania), responsabile della ricerca. Poiché secondo l´IPCC la temperatura media terrestre dovrebbe aumentare di 0,2°C al decennio è probabile che per influenza dell´AMO si riduca di 0,1°C. Ma che cosa determina le oscillazioni di temperatura dell´AMO? Generalmente, le acque tropicali dei Caraibi trasferiscono calore verso il Nord Atlantico grazie al flusso della Corrente del Golfo. Le numerose piogge che cadono nelle aree tropicali, però, causano con il tempo una diminuzione della salinità dell´oceano e, quando si raggiunge un particolare valore, si ha un rallentamento della Corrente del Golfo e una diminuzione del rimescolamento delle acque superficiali con quelle profonde. Un minor rimescolamento determina un raffreddamento delle acque del Nord Atlantico, perché risentono maggiormente dell´influenza delle acque fredde polari. Ci si trova, così, nella fase fredda dell´AMO. Sembra che tale oscillazione sia del tutto naturale e che non abbia nulla a che fare con le attività dell´uomo. Secondo i dati provenienti dallo studio degli anelli degli alberi o dalle carote di ghiaccio prelevate in varie parti del mondo essa dovrebbe esistere da almeno un millennio, anche se le prove strumentali della sua esistenza non si estendono oltre i 150 anni.
Il prossimo ritorno del periodo freddo dell´AMO non potrebbe determinare un´inversione generale del trend attuale del riscaldamento globale? Spiega Guido Visconti, fisico dell´atmosfera dell´Università dell´Aquila: «Direi proprio di no. L´AMO non farà altro che schermare per qualche anno il trend ormai assodato dell´aumento della temperatura terrestre. L´AMO non è l´unica variazione climatica che può sovrapporsi all´andamento generale. El Nino, per esempio, amplifica il riscaldamento, mentre la Nina agisce in modo contrario». Sottolinea Keenlyside: «Il raffreddamento a cui andremo incontro permetterà, da un lato, di avere un decennio in più per diminuire la quantità di anidride carbonica che l´uomo immette nell´atmosfera, ma, dall´altro, dal 2020 in poi l´aumento della temperatura terrestre ritornerà a farsi sentire con tutti i suoi drammatici effetti. La comunità mondiale è avvertita».