Paolo Valentino, Corriere della Sera 3/5/2008, 3 maggio 2008
DAL NOSTRO CORRISPONDENTE
WASHINGTON – I clienti più famosi, i pochi venuti fuori dal suo librone dell’utenza pesante una ventina di chili e forte di oltre 10 mila nomi, sono tutti in ottima salute e sempre in carriera. Uno fa ancora il senatore. Un altro si gode l’americanissima «second chance» da presidente di un’Authority. Un terzo, già guerresco consulente del Pentagono, continua a essere ascoltato analista militare. Per loro non ci sono stati processi, né condanne. Ma nel Paese della seconda opportunità, Deborah Jeane Palfrey non ne ha avuta una. morta impiccata, probabilmente suicida, la donna che per 13 anni gestì il più florido giro di sesso a pagamento della capitale federale, così apprezzata dall’élite politica di Washington da meritarsi l’appellativo di «D.C. Madam». Palfrey aveva 52 anni ed era in libertà vigilata, dopo che una Corte Distrettuale l’aveva riconosciuta colpevole di riciclaggio e sfruttamento della prostituzione. A trovarne il cadavere è stata la madre, signora ultrasettantenne che vive in una roulotte vicino a Tampa, in Florida, dove Deborah Jeane abitava in attesa della sentenza che l’avrebbe sicuramente mandata in galera per 5 o 6 anni. Secondo la polizia, ci sono pochi dubbi che si sia suicidata, usando un filo di nylon. Nella baracca della tragedia, dietro la roulotte, sarebbero state ritrovate note scritte a mano, in cui Palfrey annunciava il suo intento. Di più, lo scrittore Dan Moldea, che l’aveva intervistata più volte per il progetto di un libro sulla sua storia ed era diventato suo amico, ha raccontato che l’ex «D.C. Madam» gli aveva confessato che non sarebbe mai tornata in prigione: «Piuttosto mi suicido, mi disse chiaramente». Palfrey aveva già trascorso 18 mesi in carcere in California, negli anni Novanta, anche lì condannata per un giro di prostituzione.
Deborah Jeane, Madame Julia per le signore alle sue dipendenze, ha sempre negato che l’escort service, il leggendario Pamela Martin & Associates, vendesse prestazioni sessuali. «Fornivamo legalmente fantasie erotiche di alto livello», ha ripetuto al giudice. Per entrare nel book, le ragazze dovevano essere colte, socialmente raffinate, capaci di conversare in modo brillante. Per telefono dalla sua casa in California, Palfrey tra il 1993 e il 2006 diresse un traffico di 132 signore, che a prezzi oscillanti tra i 250 e i 300 dollari l’ora, venivano spedite in alberghi e garçonnière per incontri ravvicinati con un’esercito di politici, lobbysti e uomini d’affari, la crema del potere americano. Palfrey avrebbe incassato circa 2 milioni di dollari. «Ma non mi sono mai interessata se poi si mettessero d’accordo per fare sesso», è stata la sua linea difensiva.
A smentirla sono state proprio le sue dipendenti, in una sciarada di testimonianze imbarazzanti, e per loro umilianti, che ha visto sfilare in aula anche madri di famiglia, signore di mezza età ancora avvenenti, perfino una ufficialessa della U.S. Navy, poi espulsa dai ranghi. Doveva esserci anche Brandy Britton, docente alla University of Maryland, ma non è mai arrivata in aula: si è suicidata prima per la vergogna. L’accusa non ha avuto pietà. Una signora ora ultrasessantenne ha dovuto descrivere le sue prestazioni sotto la doccia, dopo essersi vista infliggere la domanda: «Cosa accadeva quando aveva il ciclo mestruale?». Mentre alla giovane guardiamarina è toccato spiegare la differenza tra intimità, sesso normale e sesso aggressivo, fin quando la poveretta, quasi svenuta, è stata portata fuori a braccia. Molte ragazze sono scoppiate a piangere per lo stress. Quasi tutte hanno confermato che l’80% delle volte avevano fatto sesso con i clienti.
Ai quali invece è stato risparmiato tutto o quasi. Come a Randall Tobias, già vice di Condoleezza Rice al Dipartimento di Stato, ex zar degli aiuti contro l’Aids ai Paesi africani, cui naturalmente imponeva la lotta alla prostituzione come condizione per dare i finanziamenti. Si dimise nel 2007, quando scoppiò lo scandalo. «Mi facevo fare qualche massaggio», disse alla Abc. Ora guida l’Authority aeroportuale in Indiana. Oppure a David Vitter, senatore repubblicano della Louisiana, altro fustigatore della prostituzione. Se la cavò dicendo che aveva commesso «un peccato grave». ancora in Senato. Requiem per Deborah Jeane Palfrey.
Paolo Valentino