GIUSEPPE DE RITA, Corriere della Sera 1 maggio 2008, 1 maggio 2008
SOCIET SENZA SPERANZE COLLETTIVE
Corriere della Sera 1 maggio 2008
Fa una certa impressione constatare che nelle vicende pre-governative di queste settimane non c’è alcuna intenzione di presidiare organicamente il crescente disagio sociale che caratterizza oggi il Paese.
La difficile integrazione degli immigrati, le paure di regressione del ceto medio, il bullismo e lo sballo dei giovani e giovanissimi, la delegittimazione dei processi formativi scolastici, le difficoltà (culturali e valoriali più ancora che economiche) delle famiglie, la crescita degli anziani e dei non autosufficienti, l’ancora sostanzioso bisogno di nuove abitazioni, la paura della disoccupazione per i laureati e diplomati, l’insoddisfazione per il sistema sanitario; bastano questi parziali riferimenti per ricordare a tutti che viviamo un periodo in cui la società ha problemi gravi. E non solo di settore, come nella precedente elencazione, ma complessivi, se è vero come è vero che avvertiamo tutti che siamo una società schiacciata su un mediocre presente e senza senso di marcia e quindi senza speranze collettive, una società impaurita e triste.
Su una realtà di questo tipo la politica (dei governi passati e futuri) non sa elaborare un approccio complesso e si perde nei diversi fenomeni e problemi di settore: a qualcosa penserà il Viminale, a qualcosaltro il ministro dell’Istruzione e della Ricerca, a qualcosaltro ancora quello della Salute, a qualcosaltro il ministro del Welfare; forse alla casa quello delle Infrastrutture, alle famiglie un ministro senza portafogli, al resto le Regioni e i Comuni. E così, c’è da esserne sicuri, il disagio complessivo aumenterà, con le rabbie e i rancori che poi fanno le emozioni portanti del voto elettorale.
Quel che è concesso al disagio e alle paure economiche, cioè il presidio di due soli ministeri (Economia e Sviluppo economico) e di due ministri di prima scelta, non è concesso al disagio sociale, lasciato pericolosamente non presidiato sul piano politico generale e pericolosamente frammentato in ministeri ormai stanchi e con ministri di seconda scelta e senza grande peso. Con il rigido legislativo accorpamento dei ministeri (dodici non di più) la soluzione del problema non è oggi possibile, anzi si rischia lo spacchettamento fra Welfare e Salute; ma chi vorrà governare l’Italia dei prossimi anni dovrà trovare un approccio sufficientemente unitario ai tanti problemi, alle tante facce della profonda crisi sociale che stiamo attraversando. La sua sottovalutazione finirebbe per essere pagata amaramente.
GIUSEPPE DE RITA