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 2008  maggio 01 Giovedì calendario

La concorrenza, il calo nelle vendite e l´anatema degli islamici di Teheran La Repubblica 1 maggio 2008 Muoiono anche le bambole

La concorrenza, il calo nelle vendite e l´anatema degli islamici di Teheran La Repubblica 1 maggio 2008 Muoiono anche le bambole. Quelle belle, bionde, brave. Le Barbie. Troppo bambole, appunto. Troppo a posto. Le ragazze di adesso non sono così. Britney Spears, Paris Hilton, Lindsay Lohan. Mai viste ai fornelli, piuttosto in manette. La Barbie i polsi e l´anima ce li ha delicati, mica come queste bad girls che vivono al massimo, vogliono i vestiti più belli, i fidanzati delle altre. La bambola che ha tirato su generazioni di donne, dal 1959 quando è nata alla Mattel, è entrata in crisi da un po´, almeno dalla maledetta mezza età. Le giovani e cattive Bratz, della Mga Entertainment, le hanno dato un bel colpo: non sono perfette come lei, ma sfrontate sì, più reali. Piercing, musica pop, tatuaggi e sneakers di tendenza, altro che lacca e fili di perle. Barbie ci ha provato a tirarsi via l´aria agée, a imparare anche dalle rivali, ma sono arrivati altri guai e assai velenosi: lo scorso anno la casa californiana di El Segundo ha dovuto ritirare dal mercato migliaia di pezzi fabbricati in Cina. Troppo piombo nelle vernici. Brutta storia: la bionda candida signora che avvelena bimbi. Le scuse dell´azienda e le molte strategie di rilancio poco finora hanno potuto per raddrizzare il destino che si è messo storto: il primo trimestre 2008 segna rosso. Il colosso dei giocattoli vacilla su una perdita di 46,6 milioni di dollari (ben 13 centesimi per azione), le vendite di Barbie sono calate del 12 per cento negli Stati Uniti e fiacche sono state anche quelle nel resto del mondo. Il fatturato è sceso del 2,2 per cento a 919,3 milioni di dollari, ben al di sotto delle attese del mercato. Colpa anche delle Bratz sostiene la Mattel, perché ideate dal proprio ex dipendente Carter Bryant. Gli hanno fatto causa, la guerra è appena iniziata. E non è un gioco da ragazzi, in ballo c´è un mercato che solo negli Usa vale oltre 22 miliardi di dollari. Certo non si risolverà tutto in tribunale, i gusti non cambiano con le sentenze. La Barbie perde consensi perché non intercetta più i segnali di mutamento, perché non si gioca più come era un tempo. Eppure si è rinnovata nello stile, è andata su internet, si è inventata una second life. Ancora troppo monacale per le ragazzine occidentali, ma non per i guardiani della Rivoluzione della Repubblica islamica dell´Iran. Pochi giorni fa il procuratore di Teheran Ghorban Ali Dori Najafabadi ha scritto al vicepresidente Parviz Davoudi una lettera dura contro i corruttori dei giovani iraniani: tutta la cultura dell´ovest. Film, cd, dvd, videogiochi e anche Barbie, Ken, Batman, l´Uomo Ragno e Harry Potter. «Promuovere figure come queste dovrebbe allarmare il governo: gli adolescenti vengono turbati nella personalità e nell´identità». Una vera e propria "westoxication", un´intossicazione dell´ovest, che va guarita. Gli islamici ci hanno provato con alternative religiosamente corrette come Sara e Dara, le pupazze ultra ortodosse locali. Senza grande successo, in verità. I brand americani piacciono di più ai ragazzi, che li trovano senza grandi difficoltà nei mall. Icone affascinanti e disponibili. In tanta fatica di riemergere, la Mattel alzerà anche alzare i prezzi costretta dalle numerose battaglie legali e dai costi di produzione in aumento. Proverà una politica nuova: con la vecchia Mariposa, il modello classico, ben pettinata, ben vestita. Normale e chic, la Doris Day del ventunesimo secolo, la Carla Bruni in Dior, la femminilità com´è. E chissà che non sia una buona idea, la semplicità. La vecchia bambola, ma senza peccati. ALESSANDRA RETICO