Il Sole 24 Ore 30 aprile 2008, Marco Niada, 30 aprile 2008
Londra, extracomunitari come risorsa. Il Sole 24 Ore 30 aprile 2008 Dato che un londinese su tre, pari a 2,3 milioni di persone, è nato all’estero, che uno su tre non è di etnia bianca e che il 43% dei britannici di etnia non bianca abitano nella capitale e che chiunque abbia la residenza a Londra è abilitato a votare alle elezioni per il sindaco della metropoli, non sorprende che tutti e tre i maggiori candidati, il conservatore Boris Johnson, il laburista Ken Livingstone e il liberaldemocratico Brian Paddick si sono ben guardati dal lanciarsi in retoriche anti-immigrati e, al contrario abbiano cercato di accarezzare gli "stranieri" per il verso giusto del pelo
Londra, extracomunitari come risorsa. Il Sole 24 Ore 30 aprile 2008 Dato che un londinese su tre, pari a 2,3 milioni di persone, è nato all’estero, che uno su tre non è di etnia bianca e che il 43% dei britannici di etnia non bianca abitano nella capitale e che chiunque abbia la residenza a Londra è abilitato a votare alle elezioni per il sindaco della metropoli, non sorprende che tutti e tre i maggiori candidati, il conservatore Boris Johnson, il laburista Ken Livingstone e il liberaldemocratico Brian Paddick si sono ben guardati dal lanciarsi in retoriche anti-immigrati e, al contrario abbiano cercato di accarezzare gli "stranieri" per il verso giusto del pelo. Al punto che, recentemente, hanno sottoscritto l’appello dell’organizzazione London Citizens di offrire un’amnistia agli immigrati illegali (si stima siano circa 400mila) che abbiano vissuto e lavorato nel Regno Unito per oltre 4 anni. L’iniziativa di London Citizens, che riunisce 2.500 tra leader di diverse comunità religiose ed etniche del Paese ha rilevato come la regolarizzazione sia stata un successo in molti Paesi tra cui Usa e Spagna. Ken Livingstone sulla multietnicità ci ha costruito peraltro una carriera, circondandosi di consiglieri provenienti da vari gruppi religiosi ed etnici e ha sfiorato più di una volta la polemica, accogliendo a braccia aperte anche personaggi discussi come il leader religioso Yusuf al Qaradawi che si è espresso in favore della mutilazione dei genitali femminili, la violenza sulle mogli e l’esecuzione di omosessuali. Livingstone ha peraltro avuto una furiosa polemica con Trevor Phillips, un politico laburista nero originario della Guyana e capo della Commission for Equalities and Human Rights secondo cui la multiculturalità promossa dal sindaco di Londra uscente è un elegante pretesto per indurre la gente all’autosegregazione e alla non integrazione. Diverso è il discorso di Boris Johnson che, da buon conservatore, resta contrario «all’immigrazione senza controlli», in linea con la posizione del partito ma da quando è candidato a sindaco ha dovuto giocare su mille sfumature. Prima di tutto rinnegando e dicendo di essere stato male interpretato quando tenne un discorso duro nel 2005 in cui disse che «l’Islam è un problema ed è una religione settaria nei confronti di altre religioni» e che «l’islamofobia è una reazione naturale» a tale atteggiamento. Boris recentemente vanta a ogni occasione le proprie discendenze turche (è pronipote di un giornalista turco che divenne brevemente ministro degli Interni ai tempi dell’impero Ottomano all’inizio del ’900) per provare le sue credenziali pro-islamiche. E ciò a dispetto di un esito un poco grottesco, considerando i capelli biondissimi, gli occhi chiari e la carnagione rosea. un fatto che Londra in particolare deve il boom economico degli ultimi quindici anni con tassi di crescita ben superiori alla media nazionale all’immigrazione, in particolare dai Paesi dell’Est europeo che dal 2004 avrebbe portato a un’iniezione di oltre 300mila persone in massima parte provenienti dalla Polonia che si sono inserite nelle professioni artigiane, apprezzatissime nell’edilizia. Insomma, paradossalmente, una politica anti-immigrati paga fino a che questi sono pochi e non hanno diritti. A mano a mano che si assimilano e votano diventa una politica assai sconsigliabile. Marco Niada