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 2008  aprile 30 Mercoledì calendario

Un pesce e tutti in ordine sparso. Il Sole 24 Ore 30 aprile 2008 C’è un organismo geneticamente modificato che si può acquistare, per pochi dollari, in 49 Stati americani

Un pesce e tutti in ordine sparso. Il Sole 24 Ore 30 aprile 2008 C’è un organismo geneticamente modificato che si può acquistare, per pochi dollari, in 49 Stati americani. In tutti fuorché uno: la California. Se qualcuno lo compra in Nevada e attraversa il confine, commette, davanti alla legge californiana, un reato. Il fatto curioso è che non si tratta di un seme o di una pianta. Ma del primo animale domestico geneticamente modificato. Si chiama Glofish. un piccolo pesce Zebra che nasce dotato di una fluorescenza "naturale" ed è disponibile - come ogni altro prodotto di consumo - in tre colori: verde, arancione e rosso. Tutto questo grazie all’introduzione di un gene ad hoc nel genoma di un suo antenato. I primi due "modelli" incorporano un gene catturato da un particolare tipo di medusa fluorescente. E il terzo, quello rosso, aggiungendo informazioni genetiche prese a prestito dai coralli. A cinque dollari l’uno, pare che i Glofish vadano a ruba. Inventati a Singapore, vengono prodotti a Taiwan - per la verità si autoriproducono da soli - e sono commercializzati da un’azienda texana nei soli Stati Uniti. Con l’autorevole eccezione dello Stato governato da Arnold Schwarzenegger. Nel suo piccolo, la storia del Glofish è una perfetta metafora del braccio di ferro planetario sugli Ogm: la legislazione europea (ma anche quella canadese o australiana) esclude a priori l’adozione di pesciolini luminosi negli acquari dei suoi Paesi membri. Intanto, però, il Senato francese ha appena approvato una nuova legge sugli Ogm dove vengono previste misure di protezione delle colture tradizionali che, nei fatti, apre le porte all’uso di sementi geneticamente modificate. Difatti, quando passerà all’esame dell’Assemblea nazionale sarà una bella battaglia: anche fra le fila della maggioranza di centro-destra, favorevole al provvedimento, non mancano dubbi e contestazioni. Quanto a contestazioni, la Basf ha fatto le cose in grande. Dopo aver atteso nove mesi senza ricevere una risposta alla richiesta di autorizzazione di Amflora, una patata Ogm sviluppata nei suoi laboratori, l’azienda tedesca ha comprato spazi pubblicitari su alcuni quotidiani europei per attaccare pubblicamente la Commissione e per minacciare un’azione legale contro Bruxelles, qualora la patata non venga autorizzata in tempo per la prossima stagione della semina. Solo un tipo di granoturco Ogm ha avuto il via libera in Europa. Il brevetto - alla stregua di quelli che gravano sui Glofish e sui tuberi Amflora - è di proprietà della Monsanto, leader mondiale del business Ogm. Un business che, perplessità a parte, è destinato a crescere. La giapponese Nihon Shokuhin ha da poco firmato un contratto per l’acquisto di 150mila tonnellate di grano Ogm prodotto in America, ben sapendo che i consumatori nipponici - diffidenti come quelli europei - potrebbero boicottare i suoi prodotti. «La disponibilità di grano è sempre più scarsa - dicono all’azienda - e se usassimo solo materia prima non-Ogm ci troveremmo presto a dover fermare la produzione». «Noi rispettiamo i consumatori», ribattono alla Kirin, una delle grandi fabbriche di birra nipponiche, che continua a bandire tutto quel che è geneticamente modificato. Il guaio è che, attualmente, il prezzo aggiuntivo sulle produzioni non-Ogm è di circa 50 dollari alla tonnellata. E gli analisti prevedono che raddoppierà da qui alla fine dell’anno. Il 96% dei giapponesi ritiene che gli Ogm siano pericolosi. Più o meno il contrario di quel che succede in America. Marco Magrini