varie, 2 maggio 2008
COPPOLA
COPPOLA Cristiana Napoli 24 marzo 1967. Industriale. Dal 2008 vicepresidente di Confindustria con delega per il Sud. «Due raid a mano armata negli uffici delle aziende di famiglia e infine una bomba contro la villa del padre. Di sicuro quando parla di racket Cristiana Coppola sa cosa significa essere nel mirino dei boss. L’ultima grande operazione antimafia condotta in Campania contro i padrini casalesi riguarda proprio il tentativo di mettere le mani sul grande progetto della sua famiglia: trasformare il simbolo del degrado in un polo d’avanguardia. Una manovra messa in atto dai boss cinque anni fa per infilarsi nei cantieri che dovevano far spuntare cliniche, alberghi e country club al posto degli ecomostri del Villaggio Coppola. Negli anni Ottanta, mentre in quell’angolo di Tirreno alle porte del Lazio suo padre e suo zio costruivano lo scempio, lei era in Svizzera, dove ha compiuto tutti gli studi dalle elementari alla laurea. Una volta tornata a casa, è la donna giusta per dare un volto alla Rinascita: l’accordo di programma siglato con la Regione Campania che prevede l’abbattimento degli ecomostri, la costruzione di strade e reti fognarie, un porto per mille yacht. Tutto intorno a due poli. Quello turistico con le 280 camere dell’Holiday inn di Castelvolturno e un campo da golf. Quello ospedaliero, intorno alla clinica modello guidata da Vincenzo Schiavone. L’accordo è del 2003. Due anni dopo, a lavori ultimati, sul green il primo colpo lo darà Antonio Bassolino. Così i Coppola hanno chiuso i conti con il passato. Allo Stato viene versato un risarcimento, frutto di una transazione, da 43 milioni per abusi che comunque hanno fruttato cinque volte di più. Certo, in quel territorio bisogna anche fare i conti con la camorra. Nell’ordinanza contro il clan di Francesco Bidognetti, uno dei grandi padrini casalesi raccontati in Gomorra da Roberto Saviano, i pm Marco Del Gaudio e Francesco Curcio hanno ricostruito l’ultimo assalto alle aziende dei Coppola. Secondo i magistrati, i boss hanno usato figure di confine tra impresa e criminalità: Nicola Alfiero, costruttore che ha realizzato un tratto della Roma-Napoli. Nel 2003 si presenta a Vincenzo Schiavone, re delle cliniche campane e allora presidente di Rinascita, come portavoce del boss. Non sa che gli uomini della Questura di Caserta hanno piazzato cimici e microcamere. L’offerta è insolita: inserire nelle opere dei Coppola una grande società del Nord in cambio della quiete sui cantieri. Alfiero spiega: ”Come minimo andiamo a parlare con l’Astaldi, cioè una grossa impresa che dà tutte le garanzie e deve rispettare tutto quello che è scritto nel capitolato... Stiamo dentro ai lavori pubblici e abbiamo rapporti con tutti quanti, dalle imprese di Milano fino a quelle siciliane”. Ma Cristoforo Coppola, padre di Cristiana, si oppone con decisione alle richieste trasmesse da Schiavone, anche se non le denuncia. Passa poco tempo ed ecco la risposta del clan: tre attentati in 15 giorni, addirittura una bomba contro la villa dell’imprenditore. Che, interrogato come testimone dagli investigatori, a quel punto racconta tutto. La retata contro i 60 uomini del clan Bidognetti arriva nelle stesse ore in cui Cristiana Coppola viene nominata alla vicepresidenza di Confindustria con delega per il Sud. Sul racket la Coppola, da presidente campano degli industriali, era stata chiara: ”Per me è uno spartiacque. Chi non denuncia sarà messo alla porta”. Lei ha un curriculum immacolato e amministra imprese di successo: la Marina di Castello Spa, che gestisce il Crowne Plaza di Caserta e il Resort di Castelvolturno dove ha sede il quartier generale del calcio Napoli; la Gricignano 2 e 4, che gestisce una cittadella residenziale e commerciale per le truppe Usa. anche presidente della Mirabella Spa, la storica azienda del padre che è riuscita a farsi rispettare nel territorio dei casalesi. Il luogo ideale dove mettere alla prova la rinascita della legalità» (Claudio Pappaianni, ”L’espresso” 8/5/2008).