Francesco Grignetti, La Stampa 1/5/2008, 1 maggio 2008
FRANCESCO GRIGNETTI
ROMA
Giacca blu e fascetta tricolore al polso, ecco Gianni Alemanno e il suo mondo che s’avanza. Il nuovo sindaco prende possesso del Campidoglio. Primo atto, congeda 32 dirigenti esterni. E si becca gli applausi dei dipendenti capitolini. Con lui, nei saloni che videro i fasti di Rutelli e di Veltroni, la nuova leva del potere. C’è la moglie, Isabella Rauti, in camicia bianca, con figlio al seguito. C’è il portavoce, Simone Turbolente, aria da ragazzino sveglio. C’è la sorella di Ciavardini, un’icona della destra per i guai giudiziari legati ai Nar e alla strage di Bologna. Qualcuno avvista pure il mitico Ranieri Mamalchi, già capo della segreteria di Alemanno quand’era ministro dell’Agricoltura, attualmente nel consiglio di amministrazione della Fondazione Nuova Italia, di cui il neosindaco era presidente e che probabilmente fornirà robusti quadri alla nuova amministrazione comunale. E poi i giovani e rampanti Marsilio, Malcotti, Rampelli, Cochi, De Angelis, Mollicone. Nomi che i romani impareranno a conoscere.
Un gruppo assolutamente coeso, quello che festeggia la conquista del Campidoglio. Con le idee chiare. Prendiamo l’urbanistica. Alemanno potrebbe chiamare come consulente l’illustre architetto lussemburghese Leon Krier, di grande influenza sui neo-tradizionalisti. Non è un caso. Ad Alemanno, ad esempio, come a molti peraltro, non piace l’Ara Pacis di Meier. Troppo stilizzata. Straniante per l’ambiente della Roma rinascimentale. Ripete: «Secondo me, quella Teca va spostata. Ma sia chiaro che le priorità sono altre. Ci sono aree nella città di assoluto degrado».
Insomma Meier se lo trova e forse non se lo tiene. Ma di costruire un nuovo parcheggio sotto il Pincio, sventrando una collina così carica di storia, non ci pensa proprio. E finirà male anche la Nuvola di Massimiliano Fuksas, il futuribile palazzo per la Nuova Fiera di Roma che tanto piaceva a Veltroni e di cui si favoleggia da anni. «Non mi piace e farò di tutto per far valere il mio peso», avverte uno degli uomini più vicini al sindaco, Fabio Rampelli, architetto pure lui. «Facile per Fuksas progettare cose stravaganti, come la Fiera di Milano, o questa Nuvola, quando poi mica ci va a vivere. Lui preferisce il centro storico».
Gianni e i suoi fratelli: così si potrebbe raccontare la storia di questa generazione che ha conquistato il potere a Roma. Nomi ancora poco noti. C’è Umberto Croppi, probabile assessore alla Cultura, già direttore della casa editrice Valsecchi, lo spin doctor della campagna elettorale. Racconta: «E’ un gruppo che si è cementato in prove difficili. Erano giovani negli Anni Ottanta, nel post-terrorismo e Alemanno era il loro leader che predicava la ”logica del superamento”. Dialogo con tutti, basta guardare all’indietro». Su quel gruppo c’è addirittura chi, Annalisa Terranova, giornalista al Secolo d’Italia, ha pubblicato un saggio, «Planando sopra boschi di braccia tese» (Settimo Sigillo), che racconta un impervio percorso umano e politico.
E’ stata una lunga marcia dagli Ottanta ad oggi. Allora vestivano in jeans, ascoltavano Lucio Battisti, leggevano Tolkien, inventarono il femminismo di destra con la Rauti, e crearono la Festa della Contea per uscire dal ghetto. Oggi sono a loro agio in grisaglia e ci sanno fare con i giornalisti. Uno del gruppo è Marco Marsilio, forse assessore all’Urbanistica, laureato in filosofia. Ha pubblicato un libro sulle radici del razzismo («Un’origine illuminista», Valsecchi) che è un grido di orgoglio contro chi accusa la destra di xenofobia. Oppure Vincenzo Piso, già Terza posizione, poi segretario romano di An, un sacco di anni in carcere per nulla, probabile assessore alla Mobilità. «Sapete, tra noi quello che conta è il senso della comunità», dice Federico Mollicone, il creativo delle campagne elettorali.