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 2008  aprile 30 Mercoledì calendario

Croppi, il "Bettini" nero. Corriere della Sera, mercoledì 30 aprile 2008 Roma. ( Lo studio di Umberto Croppi ha una finestra su piazza delle Cinque Lune: a metà pomeriggio, c’è un ingorgo tremendo, macchine in coda fin sotto a Palazzo Madama

Croppi, il "Bettini" nero. Corriere della Sera, mercoledì 30 aprile 2008 Roma. ( Lo studio di Umberto Croppi ha una finestra su piazza delle Cinque Lune: a metà pomeriggio, c’è un ingorgo tremendo, macchine in coda fin sotto a Palazzo Madama. Il traffico sarà, davvero, uno dei primi guai che il nuovo sindaco di Roma, Gianni Alemanno, dovrà affrontare. Questo, Umberto Croppi lo sa bene. lui ad aver curato l’immagine di Alemanno durante tutta la trionfale campagna elettorale. Ha 52 anni, due più di Alemanno, ma sono cresciuti, politicamente, insieme. Fronte della gioventù, Fuan, Msi. Anche se poi lui, Croppi, a un certo punto, deragliò: il movimento della Rete, i Verdi, alle elezioni comunali del 1993 finì addirittura nello staff di Rutelli. Poi manager di un’agenzia pubblicitaria. Quindi direttore alla casa editrice Valsecchi. Insomma, uno che ha i numeri per diventare una sorta di replicante del Bettini rosso). «In effetti, credo che a Gianni piacerebbe avermi come assessore alla Cultura... ». Non male. «Ma devo pensarci. Sa, l’amicizia tra noi è così profonda che...». Amici da quando? «Dal 1974. Il Movimento sociale, cercando di imitare la mitica scuola comunista delle Frattocchie, aveva aperto a Roma un istituto di formazione politica... ». L’Istituto di studi corporativi... «Esatto. Ci ritrovammo tutti lì: io, Gianni, Gasparri, Cacciola... e, se ben ricordo, per qualche lezione, anche Fini». Alemanno aveva 16 anni. «Frequentava il liceo scientifico Righi. Abitava ai Parioli, in una via bellissima. Famiglia borghese: il padre generale dell’esercito e...». E lui, Alemanno, com’era? «La stessa faccetta di adesso: pulita, sincera. E poi già un carisma non qualsiasi ». Hanno scritto: un picchiatore fascista. questo il carisma cui allude? «Vede, erano anni in cui se volevi sopravvivere, dovevi essere sveglio. Lui magari sapeva difendersi, ma lo guardi bene? Con quel fisichetto che si ritrova, poteva fare il picchiatore? No, il suo era un carisma politico». Frequentava la sezione del Fronte di via Sommacampagna e il bar Campi alla Balduina, come racconta anche l’attore Claudio Amendola, all’epoca militante di sinistra, che con Alemanno dev’essersele date. «Beh, facevamo una vita...». Che vita? «Cosa vuol sapere?». Non le cose note. Manifestazioni, cortei, spedizioni: ma al cinema? Ci andavate? «Certo. Però mai di sera, e comunque sempre nelle sale dei quartieri che controllavamo. Gianni frequentava soprattutto la zona di piazza Risorgimento e la sezione Trieste-Salario». Film di culto? «"Porci con le ali". Lo dissi anche a Lidia Ravera, che aveva scritto il libro. Massimino Morsello, all’epoca considerato il nostro Francesco De Gregori, diceva di aver visto solo quel film, in vita sua. Ma anche "Guerre stellari": per noi, come saga, era perfetta. La lotta tra bene e male e...». I libri. «Molto Jack Kerouac. Poi, certo: sempre a caccia di volumi nell’unica libreria che ci era accessibile». La libreria Europa. «Che prima era in un appartamento, e che poi portammo giù in via Cavallini. Cosa leggevamo? Soprattutto le case editrici a noi vicine: Volpe, Lede... qualcosa di Rusconi... un po’ di Adelphi ». Julius Evola era la lettura preferita dei rautiani. «Mentre gli almirantiani preferivano Giovanni Gentile. Anche se poi, credo, vale per sempre la spiegazione fornita da Gasparri». Citi pure Gasparri. «Dice: "Evola, forse, qualcuno lo ha letto. Ma Gentile no, era troppo complicato" ». Alemanno leggeva Evola. «Lui cresce nella sede di Sommacampagna, di stretta osservanza almirantiana, con ragazzine come la Mambro e per capo uno come Teodoro Buontempo... ». Detto «er pecora»... «Poi, però, Gianni sterza. Si avvicina a Rauti, si fidanza con la figlia Isabella. Ma sa quando mi accorgo che Gianni è cambiato e non è più il giovane militante che non aveva paura di niente?». No. Quando? «Alla vigilia della seconda assemblea nazionale del Fronte della gioventù. Quando lui, che poi sarebbe stato eletto segretario provinciale, ci fece pervenire un denso documento politico. Pensai: Gianni, in carcere, sta leggendo molto». In carcere. «Otto mesi di reclusione: accusato di aver tirato una molotov contro la sede dell’ambasciata dell’Unione Sovietica ». Anni complicati. Ma ci andavate in vacanza? «Campeggi in Calabria, in Puglia, comunque sempre dove poi si poteva tenere un comizietto». E le cene? «Pizzerie. E con la solita regola: seduti spalle al muro». Gianni Alemanno ha, al collo, un croce celtica. Alle Invasioni, su La7, gliela fece tirar fuori la Bignardi. « la croce che portava Paolo di Nella, un suo caro amico, ultimo morto sprangato a Roma nel 1983». L’altra sera, al Campidoglio, alcuni festeggiavano con il saluto romano. «Fisiologico, direi». Fabrizio Roncone