Francesco Battistini, Corriere della Sera 30/4/2008, pagina 22., 30 aprile 2008
Sussidio statale al pedofilo. Corriere della Sera, mercoledì 30 aprile 2008 Amstetten (Austria) – Affidereste tre bambini a un nonno così? Che quarant’anni fa finì in carcere per tentato stupro? Che una volta la polizia sospettò d’aver appiccato un incendio alla casa dei vicini? Che ancora adesso, a 72 anni, radunava qualche amico e se lo portava tre-settimane-tre a far bisboccia in Thailandia? C’è del marcio in Bassa Austria
Sussidio statale al pedofilo. Corriere della Sera, mercoledì 30 aprile 2008 Amstetten (Austria) – Affidereste tre bambini a un nonno così? Che quarant’anni fa finì in carcere per tentato stupro? Che una volta la polizia sospettò d’aver appiccato un incendio alla casa dei vicini? Che ancora adesso, a 72 anni, radunava qualche amico e se lo portava tre-settimane-tre a far bisboccia in Thailandia? C’è del marcio in Bassa Austria. E si scopre che l’insospettabile Josef Fritzl non era poi tanto insospettabile, anche prima che diventasse per tutti «il mostro della cantina». Fritzl era un pedofilo riconosciuto: «Da bambino – racconta ora un cinquantenne di Amstetten – mi dicevano di stare attento a lui». Un uomo pericoloso: assunto in un negozio di materiale edile, 1969, fu cacciato perché la cognata del proprietario lo definiva «un porco» e raccomandava ai figli di girare alla larga. Un pregiudicato, pure: negli anni ’60, aveva tentato di violentare una donna a Linz, ma la sua condanna fu cancellata dal casellario perché, dice il dottor Schloegl, pretore di Amstetten, «in Austria una pena quand’è scontata, è scontata». Di scontato, c’è solo l’incapacità di capire. Polizia, servizi sociali, amministratori locali. Garantisti al limite dell’irresponsabilità. Quando il sessuomane Josef ottenne l’affido dei primi tre figli incestuosi, che fece passare per i nipoti abbandonati dalla figlia Elisabeth, ricevette 21 volte gli assistenti sociali nella casa degli orrori. Sarebbe bastato chiedergli un certificato di buona condotta, per capire chi fosse in realtà, ma la legge lo prevede solo se l’affidatario non è un parente e così nessuno pensò d’indagare su quella strana «fuga» della figlia con una setta satanica e su quell’assurda lettera che a sentire Josef aveva accompagnato l’«abbandono» della prima bimba: «... Cari genitori, nella famiglia dove mi trovo ci sono già due bambini di 5 e di 3 anni. Non ne desiderano altri. Mia figlia vi viene portata dai miei amici. Hanno le mie chiavi di casa, spero funzionino. Se no, vi lasceranno il bebè in cortile...». Fritzl riceveva pure un sussidio mensile dallo Stato, per mantenere quei tre figli-nipoti, nonostante fosse misteriosamente ricco (cinque case in Bassa Austria, un palazzo ad Amstetten che voleva trasformare in residence, un camping con trattoria vicino a Salisburgo). Il sotterraneo-prigione lo costruì nel 1978 e l’ampliò nel 1983, tempi di guerra fredda, sottoponendosi alle ispezioni del Comune e sfruttando le esenzioni fiscali concesse a chi costruiva rifugi antiatomici. Si capisce perché le autorità austriache vogliano chiudere veloci il caso. E liquidare i dubbi: chi badava a Elisabeth e ai tre figli schiavi nella cantina, quando Fritzl andava in Thailandia? «Il coinvolgimento della moglie non è provato». Ci sono complici o altre prigioni? «Improbabile ». Ieri era il compleanno di Alexander, 12 anni, uno dei tre adottati, ed Elisabeth che lo credeva perduto l’ha finalmente riabbracciato. Piangevano tutti. Che famiglia sarà, non si sa: Kerstin, la diciannovenne, sta morendo in ospedale per una malattia congenita; Stefan, 18, è una larva; Lisa, 16, ha una malformazione cardiaca; Monika, 15, vuol solo tornare a scuola; Felix, che ha 5 anni, parla come un bimbo di 3. Avranno presto nomi nuovi: per una vita nuova, servirà tempo. Francesco Battistini