Italia oggi 30 aprile 2008, Giampiero Di Santo, 30 aprile 2008
In attesa della cordata, i dipendenti vogliono fare da sé. Italia oggi 30 aprile 2008 Adesso vogliono un posto nel consiglio di amministrazione
In attesa della cordata, i dipendenti vogliono fare da sé. Italia oggi 30 aprile 2008 Adesso vogliono un posto nel consiglio di amministrazione. O, ancora meglio, un posto al tavolo delle decisioni sul destino della compagnia di bandiera. I dipendenti dell’Alitalia vogliono partecipare attivamente al salvataggio dell’azienda e nei giorni scorsi, un assistente di volo, Gianluca Morale, ha lanciato via web una proposta e un appello ai suoi colleghi: «Cari amici e colleghi di Alitalia, se devono svenderla o regalarla ai soliti furbi, allora la nostra azienda proviamo a prenderla noi!», ha scritto nel blog welovealitalia.blogspot.com. Ciò è fra l’altro previsto negli artt. 43 e 47 della Costituzione». L’obiettivo, ha spiegato Morale a ItaliaOggi, è tutt’altro che irraggiungibile, considerato il fatto che Air France, prima di ritirarsi, aveva offerto 22 centesimi per azione, e che Air one si era spinta fino a un centesimo. «Fatti due semplici calcoli, offrendo ciò che offriva Air France, cioè 0,22 centesimi di euro ad azione, con pochi milioni di euro possiamo arrivare a avere buone percentuali di proprietà. Più precisamente con circa 3 milioni di euro si arriva ad avere l’1% di Alitalia», dice Morale. Che prefigura quindi la possibilità, per i dipendenti, di «partecipare alle assemblee dei soci e con percentuali maggiori entrare nel consiglio di amministrazione. Controllare, denunciare, intervenire, essere cioè direttamente protagonisti delle sorti della nostra azienda. E magari fare come nel caso Telecom, delegando a rappresentare i piccoli azionisti personaggi noti, come appunto Beppe Grillo per Telecom». L’idea di Morale poggia su due binari. Da un lato, si chiede a chi «è proprietario di azioni e obbligazioni di aderire all’associazione Salviamo Alitalia», spiega Morale. Che aggiunge: «Ci rivolgiamo quindi a tutti i colleghi di volo e di terra, ai piccoli azionisti non necessariamente dipendenti di Az ed anche ai nostri clienti. Comunicateci quante azioni avete. Naturalmente rimanete voi titolari, nessuno vi chiede di darci nulla, solo di dare la disponibilità si sommare le vostre azioni a quelle degli altri.Chi vuole può partecipare alla costituzione ed alla gestione di questa associazione». L’altro cardine dell’azione dei dipendenti è l’articolo 43 della Costituzione, mai applicato se non forse in un caso, che permette allo stato di elargire ai lavoratori, per facilitare la loro partecipazione alle sorti dell’impresa, quote di aziende di particolare interesse strategico. Come appunto l’Alitalia. «Se riuscissimo a raggiungere il 10% o addirittura il 20% del capitale, come non è impossibile, potremmol avere un posto nel consigòlio di amministrazione e rendere così pubblico quello che viene deciso», specifica l’assistente di volo. «Se devono dare l’Alitalia a 22 centesimi per azione, ripeto, allora è meglio darla ai dipendenti». Una soluzione del genere, del resto, secondo Morale non precluderebbe altre ipotesi, come l’ingresso di imprenditori, banche, e aziende del settore trasporti dotate di un solido know. Anzi, se ciò avvenisse, sarebbero tutti benvenuti, dice Morale, nell’azienda guidata attualmente da Aristide Police e attualmente alla ricerca anche di un nuovo amministratore delegato. «I dipendenti sono interessati al salvataggio e potrebbero partecipare alla gestione, con le loro conoscenze dei problemi del personale e con la loro competenza necessaria per dare valore al marchio, conclude Morale. «Se l’operazione andasse in porto, per l’Alitalia sarebbe davvero una svolta che definirei epocale, se non temessi di usare un’espressione di cui si è un po’ abusato in questi giorni» Giampiero Di Santo