Il Sole 24 Ore 29 aprile 2008, Carlo Marroni, 29 aprile 2008
La Bibbia, questa sconosciuta. Il Sole 24 Ore 29 aprile 2008 il libro più diffuso al mondo, solo nel 2006 ne sono state vendute 26 milioni di copie, il più antico e il più tradotto, in 2
La Bibbia, questa sconosciuta. Il Sole 24 Ore 29 aprile 2008 il libro più diffuso al mondo, solo nel 2006 ne sono state vendute 26 milioni di copie, il più antico e il più tradotto, in 2.454 lingue diverse. Ma in Italia, Paese a forte base cattolica e con la presenza del Papa, la Bibbia resta poco conosciuta, quasi un oggetto del mistero. Eppure sono in tanti, addirittura il 62%, che la vorrebbero introdotta come testo nelle scuole. il ritratto che emerge da un ricerca dell’Eurisko su «La lettura delle Scritture», commissionata dalla Federazione biblica cattolica, presieduta da Vincenzo Paglia, vescovo di Terni, in vista del sinodo dei vescovi di ottobre su «La Parola di Dio» e presentata ieri mattina nella Sala stampa vaticana dall’arcivescovo Gianfranco Ravasi, presidente del Pontificio consiglio della cultura, e da Luca Diotallevi, coordinatore del gruppo di ricerca e docente di Sociologia all’Università Roma Tre, oltre a Paglia. L’indagine ha preso in esame un campione di 13mila persone di nove Paesi: Usa, Gran Bretagna, Olanda, Francia, Germania, Italia, Spagna, Polonia e Russia, ma presto sarà estesa ad Argentina, Sud Africa, Filippine e Australia. Dalla ricerca è emerso che solo il 14% degli italiani intervistati ha risposo esattamente ad alcune domande di conoscenza elementare della Bibbia: i Vangeli sono parte della Bibbia? Gesù ha scritto libri della Bibbia? Chi tra Mosè e Paolo era un personaggio dell’Antico Testamento? Andamento analogo negli altri Paesi dell’Occidente cristiano presi in esame: meglio negli Usa (17%), male in Spagna (11%) e Francia (8%), più bravi i polacchi (20%). L’Italia si piazza poi negli ultimi posti come lettura della Bibbia in generale: se addirittua il 75% degli americani afferma di aver letto un brano biblico negli ultimi 12 mesi, gli italiani sono solo il 27%: dietro altri due Paesi cattolici, la Francia (il 21%) e la Spagna (il 20%), che restano in coda in quasi tutte le rilevazioni. In particolare, ha spiegato Diotallevi, la Spagna sconta un atteggiamento antagonista della Chiesa verso i grandi movimenti del 900, a differenza dell’Italia, che in qualche modo a questi processi ha partecipato, anche se con le proprie istanze. Gli italiani - ai quali piace molto ascoltare le omelie e le prediche, seguire in tv le trasmissioni religiose e pregare con parole proprie, mentre sono meno propensi a basarsi sulle letture sacre - che pure si proclamano cattolici all’88%, non si distinguono nemmeno per la partecipazione ai riti religiosi: solo il 32% frequenta assiduamente le chiese, contro un 55% dei polacchi e un 45% degli statunitensi. Tuttavia il Concilio Vaticano II, si rileva, ha riportato la Bibbia in mano ai fedeli (anche se non molti fino a oggi), visto che prima era un libro all’indice, considerato una testo da protestanti. Ravasi, uno dei maggiori biblisti al mondo, ha sottolineato la necessità di diffondere sempre più la Bibbia: «Aveva ragione Pascal, la Scrittura ha passi adatti a consolare tutte le condizioni e ha passi adatti a inquietare tutte le condizioni», e scherzando ha proposto che la ricerca in futuro copra anche la Città del Vaticano: «Forse avremmo qualche sorpresa...». Se la Bibbia è così poco diffusa in Italia «la colpa è della Chiesa cattolica», che «detiene il monopolio dell’insegnamento della religione»: lo ha affermato il filosofo Massimo Cacciari che su Famiglia Cristiana critica anche «i comici nipotini di Voltaire», tipo Piergiorgio Odifreddi, per la loro ironia sul Cristianesimo. Carlo Marroni