Francesca Paci, La Stampa 27/4/2008, pagina 15, 27 aprile 2008
Il Viagra al tempo dei Qassam. la Stampa, domenica 27 aprile 2008 Il paradosso di Sderot? L’attività erotica degli uomini che da sette anni segue la traiettoria dei Qassam sparati da Gaza, pare che l’ultima erezione risalga al 2001»
Il Viagra al tempo dei Qassam. la Stampa, domenica 27 aprile 2008 Il paradosso di Sderot? L’attività erotica degli uomini che da sette anni segue la traiettoria dei Qassam sparati da Gaza, pare che l’ultima erezione risalga al 2001». I 1500 spettatori dell’Hangar, il teatro ricavato da un capannone dismesso del porto di Tel Aviv, ridono all’unisono: le gag del dottor Sex ripagano in pieno i 150 schekel del biglietto, circa 25 euro. In Israele, di questi tempi, non c’è investimento migliore. Miriam Katz si tiene la pancia con le mani: « la seconda volta che vengo». E non l’offende che i suoi vivano a Sderot: l’ometto in maniche di camicia al centro del palco spoglio come quello di un cantastorie siciliano, non è un cabarettista irriverente ma un medico che cura i disturbi sessuali dei connazionali a dosi massicce d’umorismo. Il dottor Sex, al secolo Tzahi Ben Zion, è il fenomeno mediatico israeliano della stagione. Urologo e psichiatra stimato, il professor Ben Zion insegna all’università di Beer Sheva, nel Negev, e dirige uno studio specialistico da 30 nuovi pazienti alla settimana. Otto mesi fa gli studenti hanno messo su YouTube le sue lezioni serissime ma esilaranti: sebbene in ebraico, sono rimaste a lungo il video più cliccato in Israele e tra i primi dieci nel mondo. Ad agosto è arrivata la proposta dell’Hangar. «Mi hanno detto che ero un attore, che dovevo cimentarmi con il grande pubblico», racconta Tzahi Ben Zion addentando un gigantesco sandwich in un caffè di Tel Aviv. Un’avventura da pioniere, di quelle che lo stimolano di più: «All’inizio degli anni 90 facevo parte di un laboratorio internazionale che studiava i disturbi sessuali contemporanei. Portai il Viagra in Israele quando non se ne parlava neppure. Siamo un popolo di sperimentatori, soprattutto quando si tratta di sesso. Il mio studio prendeva il Viagra a Londra, i pazienti si prestavano volentieri». Mai avrebbe immaginato che quelle statistiche sarebbero diventate uno spettacolo teatrale bisettimanale da tutto esaurito: «Sono e resto un dottore ma mi sto divertendo parecchio». I produttori televisivi sognano un format vincente per il piccolo schermo. Che il sesso venda non l’ha certo scoperto Ben Zion. Né ci tiene: «Siamo figli di Freud, lui aveva capito tutto. Il sesso aiuta la salute e la società». Squilla il cellulare, è un paziente non più giovane. Lo informa che ha portato la moglie in albergo e ha funzionato. A volte basta uno stratagemma: «Seguo molti casi di Sderot con problemi d’erezione: immaginate di rivestirvi in 15 secondi in pieno petting per evitare il razzo... Prescrivo medicine ma anche relax, giocare a carte, massaggiarsi a vicenda con il partner». Il sesso ai tempi della guerra è la trincea della crisi d’identità. Gli spettatori, come i suoi malati, cercano normalità, il dover essere più lontano nel Paese dell’eterno conflitto a bassa intensità. «Lo stress aggrava i disturbi sessuali. Noi vediamo nemici ovunque, perfino nella coppia, i giovani consumano il sesso in modo compulsivo nei bagni delle discoteche», spiega grave il dottore. Invece, continua faceto, citando il monologo all’Hangar, sarebbe bene, ogni tanto, «concentrarsi sulla compagna anziché su Golda Meir, che tanto non aiuta a durare di più, mettere il telefonino in funzione vibratore, ricordare che due orgasmi a settimana riducono le rughe del 30 per cento». Il segreto è sdrammatizzare: «Gli uomini impiegano anni a parlare di un problema sessuale, le donne decenni». Su questo, tutto il mondo è paese. L’Occidente in particolare: «A Beer Sheva un paziente su due è beduino. sorprendente confrontarne la scioltezza con il pudore degli israeliani o degli italiani. Per i beduini la prestanza fisica è vita, hanno tre mogli, devono far buona figura, capita che vengano accompagnati dalla figlia minorenne che traduce in ebraico le tappe dell’eiaculazione precoce del padre». L’emancipazione passa anche dal talamo: da alcuni mesi le donne arabe hanno iniziato a svelare al dottore che «aggiusta» i mariti il proprio corpo, le paure, il piacere ignoto. Tzahi Ben Zion porta in teatro le esperienze degli altri affinché gli spettatori si riconoscano, gli imprenditori high tech di Tel Aviv e i pastori del Negev, gli innamorati infelici di Sderot e quelli prigionieri di Gaza, dove ieri una palestinese di 14 anni è rimasta uccisa negli scontri tra miliziani ed esercito israeliano. Perché la leggendaria virilità ebraica è un topos letterario, ma non sempre la vita combacia con i film di Woody Allen: « vero che la nostra religione si occupa di sesso. Nel contratto di matrimonio il marito s’impegna a soddisfare fisicamente la moglie una volta al giorno se può, due alla settimana se lavora, una alla settimana se studia, una al mese se viaggia: è un precetto sacro». Però, a giudicare dalle statistiche dell’urologo di Beer Sheva, «siamo un popolo di miscredenti». Il pubblico dell’Hangar ride dei propri fantasmi. Alle pareti i manifesti della Clalit, la mutua israeliana, reclamizzano l’erezione maschile. Il dottor Sex esce saltellando accompagnato dalla musica vittoriosa di Rocky Balboa. Francesca Paci