Massimo Gaggi, Corriere della Sera 27/4/2008, 27 aprile 2008
Vita in campagna. Corriere della Sera, domenica 27 aprile 2008 New York. Gioiellerie che spuntano in mezzo alle praterie del Nebraska, strade di campagna dell’Iowa percorse non più solo da jeep e "pick up" spartani ma anche, sempre più spesso, da berline Mercedes o Bmw
Vita in campagna. Corriere della Sera, domenica 27 aprile 2008 New York. Gioiellerie che spuntano in mezzo alle praterie del Nebraska, strade di campagna dell’Iowa percorse non più solo da jeep e "pick up" spartani ma anche, sempre più spesso, da berline Mercedes o Bmw. E un numero crescente di professionals – in pensione o ancora in attività – che scelgono di andare a vivere in campagna: se si deve fare commuting sulle autostrade, meglio l’aria della fattoria di quella dei quartieri suburbani coi villini a schiera e il laghetto artificiale. Mestiere da tempo trascurato perché residuale, poco remunerativo e privo di appeal nell’epoca della tecnologia e della turbofinanza, negli Stati Uniti il contadino sta improvvisamente tornando a essere un lavoro attraente: la campagna è la nuova frontiera della battaglia del "mangiare sano", dell’applicazione delle tecnologie per il risparmio energetico e contro il global warming (biomasse, etanolo, fattorie eoliche, pannelli solari ovunque) e, soprattutto, è diventata di nuovo molto redditizia grazie all’impennata dei prezzi agricoli. La finanza è in crisi, le fabbriche "dimagriscono " o chiudono, gli agenti immobiliari che fino a un anno fa facevano affari d’oro ora girano a vuoto. Nelle campagne, invece, è arrivata la manna del raddoppio delle quotazione di molte derrate: dal grano al mais, dalla soia al riso. Sarebbe il momento di ridurre le sovvenzione che, negli Usa come in Europa, hanno aiutato i contadini a proteggersi dalla concorrenza dei Paesi più poveri quando i prezzi erano bassi. Ma una lobby, quella delle campagne, che è sempre stata di ferro, ora è diventata d’acciaio. Sconfitti i sostenitori del taglio dei contributi: il nuovo farm bill del Congresso, anzi, li incrementa. A frenarli non sono bastati né la minaccia di Bush di bloccare la legge con il veto, né l’evidenza di una distribuzione di questi sostegni tale da favorire non solo chi è in difficoltà ma soprattutto le multinazionali agricole e molti super-ricchi che fanno soldi (anche) con la campagna: i Rockefeller (proprietari di fattorie a nord di New York), il fondatore della Cnn, Ted Turner, Paul Allen, il miliardario che iniziò con Bill Gates l’avventura di Microsoft. L’elenco è lunghissimo: manager come l’ex capo della Seagram, Edgar Bronfman, e star della tv come David Letterman. Durante la discussione del farm bill al Congresso il ministro dell’Agricoltura ha cercato di convincere i parlamentari a tagliare i sussidi anche mostrando una mappa di Manhattan sulla quale erano indicate le residenze di centinaia di "coltivatori" che ricevono sussidi. Invano. E il fenomeno non è certo solo newyorkese: le dorate colline di Beverly Hills, a Los Angeles, ospitano 136 contadini assistiti. L’agricoltura è tornata a essere potente e la sua lobby imbattibile. Certo, quella degli americani che vivono del lavoro dei campi è ormai una piccola minoranza: l’1% della popolazione. Un dato che non è destinato a cambiare di molto nemmeno col boom attuale. Pur con la crisi dei settori "maturi" i processi di industrializzazione e terziarizzazione non sono reversibili. E l’agricoltura può competere con quella dei Paesi in via di sviluppo solo se si meccanizza sempre più. In aumento, però, le persone che integrano altri redditi con quelli agricoli: l’82% dei lavoratori nelle fattorie ha fonti di guadagno che derivano da attività diverse. Cambia la stessa vita del contadino: finita la giornata nei campi, viene il momento di mettersi davanti al computer per controllare i prezzi dei futures e delle "opzioni" al mercato delle commodities di Chicago. Poi si telefona al consulente finanziario o si va alla riunione del Farm Bureau locale per capire come difendersi dalla "volatilità" dei mercati, qual è lo strumento più efficace per assicurarsi contro il rischio di un’improvvisa caduta dei prezzi agricoli. Il contadino diventa più ricco, ma, spesso, "vende la sua anima" alla finanza: Wall Street vive una crisi profonda, ma questo non le ha impedito di investire ben 300 miliardi di dollari in agricoltura nel solo 2007. La finanza è attratta, ovviamente, dall’impennata dei prezzi delle derrate (in pochi mesi il grano è cresciuto del 50%, il mais del 65, la soia del 90, il riso è più che raddoppiato), ma anche dall’aumento del valore dei terreni coltivabili. Mentre ovunque, in America, lo scoppio della bolla immobiliare fa crollare i prezzi delle case, quelli delle superfici agricole continuano a salire: negli ultimi 5 anni, ad esempio, in Iowa il costo della terra è aumentato del 67%. Un fenomeno che, almeno nel caso del granturco, è esasperato dalla "corsa all’etanolo": lo sviluppo dell’industria dei biocarburanti con i quali gli Usa sperano di ridurre la dipendenza dal petrolio d’importazione. Una scelta discutibile (i costi ambientali sono elevati, soprattutto per l’assorbimento di risorse idriche) che spinge gli agricoltori a cercare di coltivare anche i terreni residuali. Etanolo o no, la "finanziarizzazione delle campagne" è un fenomeno comune anche in Europa: gli "gnomi" della City di Londra fanno incetta di terreni coltivabili ovunque se ne trovano, dalla Lituania all’Inghilterra. Nonostante i vincoli all’acquisto da parte di stranieri, i prezzi si impennano anche in Serbia, Ucraina e Polonia (dove i non residenti potranno diventare proprietari dopo il 2016). Stanno nascendo i primi fondi d’investimento agricoli "off-shore", costituiti nel paradiso fiscale dell’isola britannica di Guernsey. Colpiti da improvvisa ricchezza, i coltivatori, dopo una fase di euforia, cominciano ad avere paura della finanziarizzazione. L’età dell’oro, avvertono gli economisti, può finire all’improvviso: basta una revisione della politica dell’etanolo o un calo della domanda causato dalla recessione. Ci si può proteggere con sofisticati strumenti finanziari – "hedge " è la parola magica tra i grattacieli come in mezzo ai campi – ma i contadini si sentono vulnerabili perché, per sfruttare il momento positivo del mercato producendo di più, hanno fatto molti debiti. Massimo Gaggi