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 2008  aprile 28 Lunedì calendario

Anno V - Duecentodiciassettesima settimanaDal 21 al 28 aprile 2008Roma Gianni Alemanno è il nuovo sindaco di Roma

Anno V - Duecentodiciassettesima settimana
Dal 21 al 28 aprile 2008

Roma Gianni Alemanno è il nuovo sindaco di Roma. Ha battuto, con il 53,5 per cento dei voti, il candidato democratico Francesco Rutelli, che era già stato sindaco di Roma dal 1993 al 2001 e confidava di succedere a Veltroni. Quindici giorni fa Rutelli aveva raccolto il 45,5% dei voti. Domenica scorsa ha aumentato i suoi consensi solo dello 0,9 per cento, mentre il vincitore, che aveva chiuso il primo turno al 40%, ha ripreso al suo avversario centosettanta mila voti, ben 13 punti e mezzo in percentuale. La perdita di Roma, assai meno digeribile della sconfitta alle politiche, apre di fatto la lotta all’interno del Partito democratico tra Veltroni e gli avversari che ne vogliono limitare il potere. Tra questi, in particolare, D’Alema.

Spinetta Lunedì 21 aprile monsieur Spinetta ha fatto sapere che l’offerta di Air France su Alitalia doveva considerarsi ritirata. Scusa ufficiale: il prezzo del petrolio è salito al punto che tutti i conti vanno rivisti. In effetti Alitalia vola con aerei molto vecchi, che consumano tre volte quelli della concorrenza. Nel mercato, adesso, ci si fa la guerra soprattutto sui prezzi e se si spende troppo per il cherosene si è fuori. Spinetta deve però aver anche pensato di colpire al momento giusto: il governo Prodi, uscente, ha poco potere. Berlusconi non s’è ancora insediato. Senza un compratore seriamente impegnato all’acquisto (com’era Air France) non c’è possibilità di far avere ad Alitalia un prestito che le consenta di sopravvivere fino alla conclusione della trattativa. Apparentemente, il ritiro di Air France non può che costringere il consiglio d’amministrazione o l’azionista a prendere una decisione estrema. Cioè nominare un commissario (legge Marzano) o far fallire la compagnia. In entrambi i casi, ci si potrebbe presentare di nuovo e acquistare a condizioni molto più convenienti.

Alitalia Alitalia infatti s’è fatta prestare dallo Stato 2.750 miliardi di lire nel 2001 e non può quindi ricorrere alle casse pubbliche fino al 2011. Prodi ha però pensato che si potrebbe aggirare il problema ed evitare commissario o fallimento erogando soldi con una motivazione diversa da quella del prestito. Secondo lui, se Alitalia smettesse di volare, il Paese precipiterebbe in una crisi molto grave, in una crisi che potrebbe avere conseguenze di «ordine pubblico». Dunque - ha pensato il presidente del Consiglio uscente - si potrebbe stanziare una somma prendendola dal ministero dell’Interno e motivandola come un contributo all’ordine pubblico. Bersani s’è detto d’accordo. L’idea era di mettere sul tavolo cento, massimo 150 milioni. Chiesto un parere a Berlusconi - in modo da garantirsi una procedura condivisa - Berlusconi ha detto «Va bene», ma ha consigliato di stanziare di più. «Almeno trecento milioni». Alla fine s’è deciso di prendere questi 300 milioni non dalle casse degli Interni (abbiamo volanti ferme perché non ci sono i soldi per comprare la benzina), ma da un fondo rotativo del ministero dello Sviluppo destinato alla Ricerca. Ai giornalisti troppo dubbiosi è stato spiegato il significato del termine ”rotativo”: «Sono soldi che entrano ed escono, non li sta aspettando nessuno».

Bruxelles Prodi e Bersani hanno emanato il decreto e sono stati attenti a mandare a Bruxelles una semplice lettera informativa, non una notifica formale, di quelle che chiedono il permesso di far qualcosa. «Non abbiamo bisogno di nessun permesso, non è mica un aiuto pubblico». Bruxelles non ci ha creduto ed è partita alla volta di Roma una lettera molto severa in cui ci avvertono che la faccenda è assai dubbia e ci intimano di dare spiegazioni convincenti sui 300 milioni entro dieci giorni lavorativi. I nostri hanno calcolato che 10 giorni lavorativi ci fanno arrivare al 15 maggio ed è possibile che a quella data la famosa cordata di imprenditori si sia manifestata. Ligresti ha detto pubblicamente che qualcosa farà, promesse generiche sono venute anche da Tronchetti Provera e insomma gli italiani si stanno arrampicando sugli specchi per non esser costretti a portare in tribunale i libri di un’azienda che è sicuramente fallita da molto tempo. Le altre compagnie europee, e in testa Ryanair, si accingono a presentare ricorsi contro di noi dato che tenere artificialmente in vista un’azienda da seppellire è tra l’altro concorrenza sleale. A parte un mugugno iniziale di Berlusconi («ci lascino fare quello che è giusto fare») i governanti uscenti ed entranti cercano di passarla liscia restando sostanzialmente zitti.

Veronica Veronica Berlusconi ha parlato con Luca Ubaldeschi de La Stampa e ha rivelato un animo profondamente leghista. Non solo «dobbiamo ascoltare ciò che chiede la Lega», ma addirittura «dobbiamo ammettere che l’Italia non si riconosce più in un valore come l’unità del Paese [...] il Nord patisce di più a causa di un costo della vita superiore anche del 30% rispetto al Sud [...] il Paese si muove a velocità diverse, prendiamone atto, c’è un’unità artificiale. Consiglio di assistere a Tutta colpa di Garibaldi, uno spettacolo in cui Gioele Dix, con intelligenza, dimostra come l’unificazione dell’Italia sia stata una forzatura. Il Paese non è mai stato pronto né adatto per essere uno stato unitario e non è mai maturato a sufficienza per diventarlo». Berlusconi non ha commentato, ma pochi giorni dopo ha accontentato Bossi sulla composizione del governo. Gianni Letta non sarà più vicepremier, ma soltanto sottosegretario alla presidenza del Consiglio.

25 aprile Beppe Grillo ha celebrato il 25 aprile portando in piazza Castello a Torino 50 mila persone, convocate per mandare affanculo i giornalisti e firmare i tre referendum che chiedono l’abolizione dell’Ordine, l’abrogazione della legge che finanzia l’editoria e l’abrogazione della Gasparri che regola il mercato tv favorendo Berlusconi. Grillo ha salutato «Bbc, Cnn, la tv australiana, al Jazeera», insomma le «televisioni libere», contro i «camerieri servi» italiani.

Padre Pio L’ostensione del cadavere di Padre Pio - con una maschera preparata dal Museo delle cere di Londra e il corpo riempito di silicone - è cominciata giovedì scorso, davanti a quattro-cinquemila persone. Non troppe, cioè. Ma forse fedeli, turisti e curiosi sono stati trattenuti dal vento gelido. San Pio, morto da 40 anni, resterà visibile fino al 23 settembre del 2009. Vietate le foto.

Hillary Hillary ha vinto in Pennsylvania e questo significa che il repubblicano McCain ha a questo punto forti probabilità di entrare alla Casa Bianca: la partita tra i due candidati democratici non riesce infatti a decidersi, indebolendo entrambi. Obama è in testa, ma ha sempre perso negli Stati che contano, di questo passo il candidato democratico salterà fuori solo a Denver nella convention conclusiva di fine agosto e a quel punto sarà forse troppo tardi per contrastare McCain, nominato da un pezzo e in giro per il Paese a far comizi già da un paio di mesi. Oltre tutto i due candidati democratici non fanno che insultarsi dando un mucchio di argomenti al loro comune avversario. possibile che il partito costringa i superdelegati - il cui voto risulterà decisivo - ad esprimersi subito dopo il voto del 6 maggio, in Indiana e North Carolina. Qualcuno ha ricominciato a dire che all’ultimo spunterà Al Gore reclamando per sé la nomination, con Obama vice.

Marcegaglia Il nuovo presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia, ha pronunciato il suo primo discorso mercoledì 23 aprile, anche se sarà insediata ufficialmente solo il 21 maggio. S’è detta favorevole al federalismo fiscale e ha poi centrato il suo ragionamento sui contratti, che, a suo dire, vanno riconcepiti dando maggiore importanza alla trattativa aziendale e alleggerendo, sia dal punto di vista economico che normativo, quella nazionale. Sarebbe questo un passaggio essenziale nel nostro mercato del lavoro, a cui si è sempre opposta proprio la Cgil. Ma è possibile che il momento sia giunto: Epifani, qualche settimana fa, ha lamentato l’insostenibilità di un sistema che si regola con 800 contratti nazionali di lavoro diversi.