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 2008  aprile 21 Lunedì calendario

Anno V - Duecentosedicesima settimanaDal 14 al 21 aprile 2008Seggi In termini di seggi, le elezioni sono andate così:CAMERAPdL 272Lega 60Mpa 8Totale di coalizione 340Pd 211IdV 28Totale di coalizione 239Udc 36Altri 3SENATOPdL 144Lega 25Mpa 2Totale di coalizione 171Pd 116IdV 14Totale di coalizione 130Udc 3Altri 5 facile constatare che se nel corso della legislatura la Lega decidesse di uscire dal centro-destra, Veltroni metterebbe insieme un numero sufficiente di parlamentari per fare maggioranza

Anno V - Duecentosedicesima settimana
Dal 14 al 21 aprile 2008

Seggi In termini di seggi, le elezioni sono andate così:

CAMERA

PdL 272
Lega 60
Mpa 8

Totale di coalizione 340

Pd 211
IdV 28

Totale di coalizione 239

Udc 36
Altri 3

SENATO

PdL 144
Lega 25
Mpa 2

Totale di coalizione 171

Pd 116
IdV 14

Totale di coalizione 130

Udc 3
Altri 5

 facile constatare che se nel corso della legislatura la Lega decidesse di uscire dal centro-destra, Veltroni metterebbe insieme un numero sufficiente di parlamentari per fare maggioranza. L’ipotesi è del tutto irrealistica, ma serve a far capire la forza di Bossi e la ragione per la quale il Pd grida che i leghisti creeranno al governo un mucchio di problemi. L’opposizione cerca di infilare un cuneo nella compattezza della maggioranza e di darsi qualche speranza di recupero. Le distanze tra i due schieramenti nell’una e nell’altra Camera dicono che questo cammino di recupero sarà piuttosto lungo.

Governo L’ultima riunione ad Arcore di domenica scorsa sembra oltre tutto aver spazzato via le nubi relative alla distribuzione di ministeri, presidenze di Camera e Senato, eccetera. Il punto dolente riguardava Formigoni, stanco di fare il governatore della Lombardia e desideroso di scendere a Roma o per fare il ministro o per presiedere il Senato. Questo spostamento avrebbe provocato parecchi problemi, e alla fine Berlusconi sembra averlo evitato: Formigoni dovrebbe restare al suo posto fino al 2010, scadenza naturale del consiglio regionale lombardo. I ministri del prossimo governo dovrebbero essere questi:

Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi
Vicepresidenti del Consiglio Gianni Letta (Forza Italia) e Roberto Calderoli (Lega)
Ministro dell’Economia Giulio Tremonti (Forza Italia)
Ministro degli Esteri Franco Frattini (Forza Italia)
Ministro degli Interni Roberto Maroni (Lega)
Ministro della Difesa Ignazio La Russa (An)
Ministro delle Attività produttive Claudio Scajola (Forza Italia)
Ministro del Welfare Gianni Alemanno (An)
Ministro delle Infrastrutture Altero Matteoli (An)
Ministro della Cultura Paolo Bonaiuti (Forza Italia)
Ministro dell’Istruzione Sandro Bondi (Forza Italia)
Ministro dell’Ambiente Michela Vittoria Brambilla (Forza Italia)
Ministro della Giustizia Giulia Bongiorno (An)
Ministro delle Politiche agricole Luca Zaia (Lega)

Ci saranno poi sei ministri senza portafoglio, cioè senza personale amministrativo: Bossi (Riforme), Prestigiacomo (Pari opportunità), Rapporti con il Parlamento (Vito), Innovazione tecnologica (Stanca), Politiche comunitarie (Poli Bortone), Affari regionali (Gelmini). A Fini sarà assegnata la presidenza della Camera, quella del Senato è ancora in ballo (Schifani?).

Poiché la legge e un impegno personale di Berlusconi prevedono che il gabinetto non sia costituito da più di 60 persone, restano da distribuire ancora 39 posti da sottosegretario. Anche l’altro impegno di Berlusconi - inserire nel gabinetto quattro donne - sarà rispettato: l’organigramma prevede la presenza di Brambilla, Bongiorno, Prestigiacomo e Poli Bortone.

Roma La questione adesso è Roma, dove è in corso una battaglia dall’esito assai incerto per la carica di sindaco. Nell’opinione di tutti Rutelli avrebbe dovuto vincere facile e infatti il centro-destra ha faticato non poco per convincere Alemanno a giocare la partita, dato che oltre tutto Alemanno aveva già perso contro Veltroni nel 2005. Invece la sera del 14 aprile Rutelli s’è trovato col 45% dei consensi e Alemanno al 40%. La legge prevede che si sia eletti al primo turno solo se si supera il 50%, altrimenti i primi due devono affrontarsi in un ballottaggio che si svolge quindici giorni dopo (nel nostro caso: domenica prossima). Fatti i soliti calcoli, s’è visto che al primo turno il candidato democratico aveva già fatto incetta di quasi tutti i voti teoricamente possibili. Alemanno poteva invece mettere insieme i consensi de La Destra (Storace), quelli dell’Udc (Casini) e quelli di altre sigle, minuscole ma capaci, aggregandosi, di far massa. In breve, la previsione è di un 50% a testa e di una vittoria che sarà decisa per poche decine di voti. Cioè: Rutelli può perdere, consapevolezza che ha gettato nel panico il gruppo dirigente del Partito democratico. I massimi dirigenti si sono mobilitati, Bettini, braccio destro di Veltroni a Roma, presidente della Festa del cinema, ha lanciato il solito allarme sulla fine della civiltà (la vittoria di Alemanno costituirebbe «un ritorno all’indietro pericoloso, distruttivo e spaventoso»), sono partite trattative sotto banco con quelli dell’Udc per convincerli a non appoggiare il candidato del centro-destra, trattative che qualche risultato devono averlo conseguito dato che il partito ha poi lasciato ai suoi libertà di coscienza provocando forti proteste tra i militanti. L’elezione a sindaco di Alemanno comporterebbe una correzione nella lista dei ministri: resterebbe infatti vuota la casella del Welfare, un ministero assai delicato che opera in stretto rapporto con i sindacati.

Sindacati Tra i fatti nuovi dello scenario politico c’è la cattiva stampa di cui godono a un tratto i sindacati. Messi sotto accusa come ”l’altra casta” da un libro del giornalista dell’Espresso Stefano Livadiotti, responsabili agli occhi dei più dello sfacelo Alitalia e del fallimento della trattativa con Air France (Berlusconi sta tentando di coinvolgere Aeroflot), colpevoli dei bassi salari italiani per l’ostinazione con cui hanno privilegiato le trattative centralizzate, che dànno loro più potere, rispetto a quelle in azienda o sul territorio (c’è qui una frase fulminante di Cremaschi, leader della Cgil più a sinistra: «L’Italia è il Paese di massima arretratezza salariale e di massimo potere politico del sindacato»), Cgil-Cisl-Uil sono al centro dell’attenzione anche perché si prevede che la sinistra-sinistra - disintegrata alle elezioni (Bertinotti è dimissionario ed è sparito dalla circolazione, Pecoraro Scanio è sotto inchiesta della magistratura, sui resti di Rifondazione si dànno battaglia Ferrero e Nichi Vendola ecc.) - tenti la sua rivincita attraverso il sindacato o comunque nelle piazze. Montezemolo, nel suo ultimo discorso da presidente di Confindustria, ha attaccato il sindacato, capace, a suo dire, solo di dire ”no”. E, stranamente, le confederazioni sono state difese dalla Lega: «Non è proprio il momento di tentare nessun regolamento dei conti» (così Maroni e altri). Per Epifani, Bonanni e Angeletti è forse più preoccupante la moderazione leghista che la severità di Confindustria.

Sicurezza Infine, ci sono state tre violentate a Milano, Roma e Torino e questo ha rilanciato il dibattito sulla sicurezza, uno dei temi che ha determinato il successo leghista. Dati forniti dal ministero degli Interni mostrano che le donne pronte a denunciare i loro violentatori stanno tra il 4 e il 6% di quelle che subiscono lo stupro e che dunque il numero di donne seviziate è enorme: centoventimila l’anno. Sette volte su dieci il violentatore è il partner, 63 volte su cento lo stupratore è italiano. Il che significa che 37 volte su cento è straniero, una percentuale molto alta dato che l’Italia ha una popolazione straniera di appena il 5%. S’è scoperto che uno dei tre violentatori era stato espulso ma mai accompagnato alla frontiera. E che lo stupratore di Roma, rumeno e clandestino, viveva in una delle tante baraccopoli della città. anche per questo che nella capitale il centro-sinistra è in difficoltà: il Pd ha perso il 20% sul 2005. Anche se Rutelli dovesse farcela, questo è un dato a cui Veltroni dovrà dare qualche spiegazione.