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 2008  aprile 14 Lunedì calendario

Anno V - Duecentoquindicesima settimanaDal 7 al 14 aprile 2008Il voto alle elezioni politiche italiane del 13-14 aprile 2008 è stato davvero storico: Berlusconi torna al governo con una maggioranza solida sia alla Camera che al Senato, Veltroni ha fatto guadagnare un paio di punti al Partito democratico rispetto al voto raccolto dall’Ulivo nel 2006, ma sta a circa 9 punti di distanza dal Popolo della Libertà, la Lega e l’Italia dei Valori (il partito di Di Pietro) hanno raddoppiato i loro consensi, l’Udc sarà presente sia alla Camera che al Senato, fatto che colloca Casini dalla parte dei vincitori, ma non sarà determinante per la formazione del governo e questo lo colloca nella zona dei perdenti, la Sinistra Arcobaleno è stata polverizzata dal voto e non avrà rappresentanti in nessun ramo del Parlamento, fatto mai avvenuto nella storia del Paese

Anno V - Duecentoquindicesima settimana
Dal 7 al 14 aprile 2008

Il voto alle elezioni politiche italiane del 13-14 aprile 2008 è stato davvero storico: Berlusconi torna al governo con una maggioranza solida sia alla Camera che al Senato, Veltroni ha fatto guadagnare un paio di punti al Partito democratico rispetto al voto raccolto dall’Ulivo nel 2006, ma sta a circa 9 punti di distanza dal Popolo della Libertà, la Lega e l’Italia dei Valori (il partito di Di Pietro) hanno raddoppiato i loro consensi, l’Udc sarà presente sia alla Camera che al Senato, fatto che colloca Casini dalla parte dei vincitori, ma non sarà determinante per la formazione del governo e questo lo colloca nella zona dei perdenti, la Sinistra Arcobaleno è stata polverizzata dal voto e non avrà rappresentanti in nessun ramo del Parlamento, fatto mai avvenuto nella storia del Paese. Infine: Storace e la Santanché, Boselli, Giuliano Ferrara (che correva solo per la Camera) non hanno superato gli sbarramenti previsti dalla Legge elettorale e non parteciperanno all’attività parlamentare del quinquennio 2008-2013. Boselli e Bertinotti hanno anche rassegnato le dimissioni dai loro incarichi: sia i socialisti che i quattro partiti della sinistra radicale dovranno trovare una nuova classe dirigente e una nuova ragione per continuare la loro lotta politica.

Camera Nel dettaglio, i risultati alla Camera dei deputati sono stati questi (scriviamo nella notte tra lunedì e martedì e manca poco al cento per cento delle schede. Il numero dei seggi attribuito a ciascuno non è stato invece ancora calcolato):

PdL 36
Lega 8,8
Mpa 0,9
Totale 45,7

Pd 33,45
Idv 4,34
Totale 37,79

Udc 5,55
Arcob 3,09
Dx 2,42

Con questi risultati saranno presenti a Montecitorio soltanto quattro gruppi parlamentari: Popolo della Libertà, Lega, Partito democratico, Udc. L’Italia dei Valori (Di Pietro) farà gruppo col Partito democratico. Il Movimento per le autonomie (Lombardo) non ha superato la soglia di sbarramento (2%)

Senato Al Senato, i risultati sono stati questi:

PdL 37,98
Lega 8,16
Mpa 1,04
Totale 47,18

Pd 33,80
IdV 4,32
Totale 38,12

Udc 5,68
Arcobal. 3,21
Dx 2,09

I gruppi parlamentari saranno solo tre: PdL, Lega e Pd. L’Udc, che avrà tre o quattro senatori (ha superato il quorum dell’8 per cento in Sicilia e in Calabria), farà parte del gruppo misto.

Berlusconi Gli exit poll, alle tre del pomeriggio, avevano cominciato dando come sempre un’impressione sbagliata: PdL e Pd sembravano distaccati di uno-due punti. Le prime proiezioni e lo sciorinarsi dei dati reali hanno fatto capire la verità già verso le sei del pomeriggio. Tuttavia Berlusconi non s’è fatto né vedere né sentire fino alle nove di sera. A quel punto - essendo ormai certe le proporzioni della vittoria - il Cavaliere ha telefonato a Porta a porta e a Matrix per dichiarare di sentirsi il presidente di tutti gli italiani, di esser consapevole degli anni difficili che ci attendono, e tuttavia di esser certo che col suo governo di cinque anni il Paese sarà rimodernato. Apertura ribadita all’opposizione per fare le riforme insieme. seguita una festicciola ad Arcore con Fedele Confalonieri e Gianni Letta, a cui più tardi s’è aggiunto anche Bossi.

Veltroni Veltroni ha incassato la sconfitta con molto fair-play: ha garantito un’opposizione ferma e responsabile e ha telefonato a Berlusconi per congratularsi. Berlusconi ha poi dichiarato di aver molto apprezzato il gesto. Poiché ha raccolto più consensi dell’Ulivo nel 2006, Veltroni si è forse rafforzato nel partito, anche se forse non fino al punto da potersi considerare immune da ingiurie. Lucia Annunziata, intervenendo lunedì sera a Otto e mezzo (dove è riapparso, nella strana veste di ospite, uno sfinito Giuliano Ferrara), ha addirittura pronosticato che ”Walter” non reggerà cinque anni d’opposizione.

Bossi Bossi - camicia aperta ed eloquio disinvoltamente impacciato - ha subito detto che a Berlusconi vuol bene e che non lo tradirà mai. «Dobbiamo fare il federalismo fiscale». Il largo successo della Lega ha fatto supporre a Veltroni e ad altri esponenti della sinistra che il rapporto Lega-Pdl sarà conflittuale e si trasformerà nel punto debole del centro-destra. I leghisti non sono troppo favorevoli alle aperture nei confronti dell’opposizione. E con l’8 e passa per cento dei voti possono pensare di determinare più fortemente che in passato la linea di condotta del governo. A rendere ancora più eclatante la loro affermazione sta il buon risultato conseguito anche in Regioni non tradizionalmente leghiste, come l’Emilia. Nel dibattito che s’è acceso nel pomeriggio del 14 parecchi hanno detto che adesso la Lega deve trasformarsi in un partito nazionale.

Di Pietro Di Pietro avrebbe raccolto il voto di protesta, profittando dell’antica gloria di Mani Pulite, degli attestati che gli son venuti da Grillo e da una posizione meno schiacciata sul governo Prodi: durante gli anni di governo è stato il ministro più polemico con Mastella. Spingerà l’opposizione di Veltroni verso posizioni più radicali, soprattutto quando Berlusconi tenterà di varare riforme bipartisan sulla magistratura? possibile.

Arcobaleno Bertinotti ha riconosciuto, con parole piene di amarezza, la sconfitta e la sua entità. Ha spiegato di essere stato colto di sorpresa dalla catastrofe: non solo lui, ma nessuno intorno a lui aveva minimamente previsto un risultato tanto negativo. Ha detto che la bocciatura degli italiani è dipesa dalla lunga presenza al governo, dalla sordità dei rappresentanti di Rifondazione, Pdci, Verdi e Sinistra democratica verso la grande insoddisfazione della base. Ha aggiunto che la vittoria della Lega - capace di proporsi come partito popolare - ha intercettato il voto che in altri tempi sarebbe andato a sinistra. Ha detto che ora la sinistra andrà ricostruita, tutto deve essere rimesso in discussione, ecc.

Casini Casini starà all’opposizione e aspetterà che si apra qualche varco che lo salvi dal pericolo dell’irrilevanza. Benché a questo punto nessuno lo veda, insiste nel dire che esiste uno spazio al centro. Il dilemma se abbia vinto o abbia perso può essere risolto così: il venerdì precedente al voto s’era pubblicamente dichiarato disponibile a fare il premier in caso di pareggio. Parole che lo collocano, visto il risultato, dalla parte dei perdenti o almeno dei semplici sopravvissuti.

Referendari I vincitori assoluti delle elezioni sono tuttavia i referendari, cioè quel gruppo di uomini politici (tra cui come sempre Mario Segni) che volevano sottoporre a referendum la legge elettorale in modo che il premio di maggioranza fosse assegnato ai singoli partiti e non alle coalizioni, riforma che, se approvata, renderebbe le coalizioni inutili. Il referendum è stato rinviato a causa dello scioglimento delle Camere, ma il Paese ha risposto comunque affermativamente all’idea dei promotori: a Berlusconi e a Veltroni, che, in perfetto spirito referendario, avevano concordemente deciso di correr da soli, ha dato l’85 per cento dei voti, condannando a morte un nugolo di partitini. Senza nanetti, il prossimo presidente del Consiglio - cioè Silvio Berlusconi - potrà procedere sulla strada delle riforme senza dover fare continuamente i conti con microforze ricattatrici. E anche Veltroni, non più vessato da estremisti o fondamentalisti, potrà costruire in pace il tanto agognato partito riformista.