varie, 28 aprile 2008
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Manolo MaurizioZanolla
• Feltre (Belluno) 16 febbraio 1958. Alpinista. «Seducente, anticonformista, talentuoso, amato e odiato. Insomma un mito. Il Pelè dell’arrampicata [...] il Mago, l’innovatore, l’uomo che ha rivoluzionato la disciplina a cavallo degli Anni 80, il padre spirituale dell’arrampicata libera. Attraverso alcuni semplici precetti: non è importante quanto si sale ma come, libertà di pensiero e movimento, no alle competizioni. [...] ”Negli Anni 70 le ragioni che spingevano i fanatici ad arrampicare era raggiungere la cima a tutti i costi senza curarsi delle modalità. Il sottoscritto ma non solo ha aperto una nuova via: perché usare chiodi e altri strumenti che non le proprie mani? E poi spazio alla libertà. Prima c’erano vincoli ridicoli, ovvero l’obbligo di scalare solo fino al 6º grado. Ora non è più così. Ma c’è dell’altro [...] Ricercavamo il massimo della difficoltà con il minimo di protezione. Inoltre abbiamo introdotto il concetto dell’arrampicata come frutto di un allenamento costante e non estemporaneo [...] Ho cominciato a scalare a 17 anni. Le motivazioni le ho sempre trovate dentro di me senza bisogno del confronto con gli altri. Era il mio modo di evadere dalla vita di tutti i giorni. Non biasimo chi compete, ma le gare hanno dei risvolti che non mi piacciono: spesso la creatività è incanalata e soffocata dalla competizione[...] Serve una grande preparazione per elaborare la propria plasticità, poi la forza nelle gambe e i propri tendini vengono allenati con la pratica. L’allenamento principale quindi è scalare il più possibile. uno sport complesso che coniuga lo sforzo fisico e quello psicologico. Quando si sale la pressione psicologica può diventare molto forte. Se proprio devo fare un paragone, accosterei l’arrampicata a discipline come la ginnastica [...]”» (Vincenzo Di Schiavi, ”La Gazzetta dello Sport” 25/4/2008).