Carla Pacelli su Riders n. 5 Febbraio 2008, 28 aprile 2008
Mario
A sentirlo alla radio si direbbe che è un cantante soul-jazz dal colore della pelle nera. Invece Mario Biondi è nato a Catania 37 anni fa ed è un siciliano doc. Con quella voce calma e calda non si direbbe nemmeno che ha una passione per le moto frenata per un ”messaggio quasi divino”. Dopo la prima tappa del tour mondiale al teatro Regio di Parma (il 31 gennaio, l’1 e il 2 febbraio) si dedica a Riders. Perché ha abbandonato le due ruote? «Da ragazzo correvo, facevo le gare. All’inizio coi 50 e poi in 125. Andavo così veloce che superavo le moto di cilindrata maggiore. Poi, a 18 anni, ho fatto il secondo incidente davvero brutto e mio padre mi ha obbligato a lasciar perdere. Dopo un po’ è morto e il suo ”non salirci più” l’ho visto come un messaggio lasciato in eredità. Però mi rifaccio con le auto». Cioè? «Papà era un appassionato: negli anni 80 avevamo circa 12 macchine in garage, tra Mercedes, Maserati, Porsche, Jaguar… Ho appena preso una Mercedes SL Cabriolet del 94 e l’ho curata, riportandola alle sue condizioni originali. Adesso sembra nuova. Mi piacerebbe prendere una 356 Speedster, la Porsche su cui morì James Dean, per lavorarci su tra un concerto e l’altro».