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 2008  aprile 28 Lunedì calendario

Giuseppe

Le prendeva già usate, poi le consumava fino all’esaurimento. Una volta, con una PX 125, si è fatto fermare da un vigile preoccupatissimo per le sorti di Isabella Ferrari (stavano girando Gangsters con Ennio Fantastichini). Quello le fece: «Signorina, ma lei non ha paura di prendersi il tetano su ”sta Vespa?». Tanto per dire in che condizioni fosse il mezzo. Giuseppe Cederna, che da ragazzo teneva appese in camera la foto di una storica rovesciata di Boninsegna a gamba tesa, il poster di Che Guevara, dei Beatles e un ritratto di Toro Seduto, per le moto ha sempre nutrito un amore viscerale. Anche se le strapazzava. «Mi sarei suicidato se i miei genitori non mi avessero comprato un cinquantino». Prima di approdare alla Vespa è stato accontentato con un Boxer. Ci andava a lavorare al Teatro dell’Elfo per Sogno di una notte di mezza estate, il musical di Mauro Pagani con la regia di Gabriele Salvatores. Poi ecco un Morini Corsarino (che gli è servito per andare a caccia di minerali in Valtellina partendo alle cinque di mattina con un sacco pieno di martelli) e un Bultaco con cui ha fatto una vacanza epica in Sardegna. «Una moto che era una mezza fregatura perché quando l’accendevo andava all’indietro e tutti mi prendevano per il culo». Poi la Vespa. In tutto, dal 1980, ne ha avute tre: due Primavera 125 le prime, una 150 GS l’ultima. «Un giorno sentivo che la mia Vespa andava un po’ strana: si stava spezzando il telaio, lì dove c’è la saldatura vicino al pedale di avviamento. Tutte e tre, comunque, avevano delle sospensioni terrificanti, ti dovevi alzare ogni volta e dire ”buca”». Di strada Giuseppe ne ha fatta parecchia in questo modo. Spesso facendo soffrire anche schiene altrui. Ne sanno qualcosa Salvatores, Bentivoglio e tutta la banda di talenti del cinema italiano con cui ha lavorato. «Un giorno ho dato un passaggio a un’attrice americana di cui mi ero innamorato, non ricordo il nome, ha fatto I cancelli del cielo con Cimino. Le feci visitare Roma sperando di conquistarla, invece nulla. Ma con una bella francese bionda, grazie a una foratura, mi è andata bene: non siamo caduti, ho tenuto la Vespa da dio malgrado le ruotine. Chissà, magari ha pensato a me come a un uomo vero: la storia iniziò la stessa sera». Alla Vespa, per Giuseppe, è legato anche un ricordo brutto ma importante. «Ero per strada a Roma, a San Giovanni e, per una serie di motivi, si era rotta una relazione, un amore che non andava. Non potevo tornare dai miei, non avevo una casa mia, la casa che condividevo con la mia ex era ”bruciata”: insomma lì, sulla Vespa, ho capito che non avevo un posto dove andare». Comunque, a differenza di chi è gelosissimo del proprio mezzo, Cederna ha sempre prestato le sue scassate Vespe agli amici che ne avevano bisogno. Ovviamente svelando prima quei due o tre trucchetti per farle partire.