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 2008  aprile 27 Domenica calendario

GRATTERI

GRATTERI Nicola Gerace (Reggio Calabria) 22 luglio 1958. Magistrato. Procuratore aggiunto della Direzione distrettuale antimafia di Reggio Calabria • «[...] Una vita passata ad occuparsi di ’Ndrangheta e lotta al narcotraffico internazionale, ”ho iniziato indagando sui clan di Platì, della Locride e dell’area aspromontana. Li ho visti trasformarsi da mafiosi rurali in broker della droga a livello mondiale” [...]» (Enrico Fierro, ”il Fatto Quotidiano” 24/2/2010) • Titolare di numerose e delicate indagini sulla ”ndrangheta, tra cui quella sulla strage di Duisburg dell’agosto 2007, nell’aprile 2008 fu scorperta una microspia in un ufficio della procura in cui si chiudeva quando voleva parlare riservatamente con qualcuno (alimentata a batteria, poteva essere ascoltata ad una distanza non superiore ai venti metri) • «Dà del voi e al telefono risponde con un ”Chi è?” al posto del consueto ”Pronto...?”. Due dettagli che la dicono lunga sulla sua storia personale, intrecciata al modo di intendere un ruolo, quello di magistrato, che per lui è diventato molto più di una professione. Nicola Gratteri dà del voi perché in Calabria si continua ancora a fare così con i nuovi venuti o con le persone alle quali si voglia dimostrare considerazione e rispetto. Un residuo del passato che è anche testimonianza di un attaccamento alla propria terra, ”una landa desolata” nella quale vive ”in cattività” dal 1989, da quando cioè gli è stata assegnata la scorta. Perché quest’uomo [...] è diventato il nemico numero uno della mafia calabrese. [...] Qualcuno lo ha definito ”l’ultima spiaggia per una grande fetta della popolazione calabrese”. ” questo uno dei motivi per cui vale la pena andare avanti. Il consenso che sento attorno a me rafforza il mio senso di responsabilità e mi spinge a non mollare mai”. Del resto la scelta di campo è stata fatta tanto tempo fa. ”Da ragazzo volevo fare il magistrato per mettermi al servizio della collettività. Ho dato tutto me stesso, nei limiti delle mie capacità e possibilità [...] Il mio compagno di banco delle medie è stato ammazzato a lupara, quando io ero all’università e a Catania frequentavo giurisprudenza [..] I bambini già a quell’età sanno se il padre del loro amico entra ed esce dal carcere oppure se è una persona perbene” [...] Difficile [...] dimenticare il contenuto dell’intercettazione ambientale, effettuata in un carcere della Basilicata, in cui due mafiosi discettavano di come far saltare in aria Gratteri e la sua scorta. ”Perché tutto questo sangue?” chiede uno dei due. E l’altro: ”Perché Gratteri ci ha rovinato” [...] ”[...] non sono potuto andare neanche al funerale di mio padre [...] Era un momento particolare, si parlava di attentati” [...] Un’autentica fatica fargli ammettere che non ha mai potuto mettere piede in un teatro, né vedere una partita di calcio allo stadio (’Non so neppure come sia fatto uno stadio all’interno”). Per non dire di quella forse più grande: ”Non poter andare a un concerto”. Perché il procuratore antimafia ha la passione della musica e i continui spostamenti in macchina sono l’unica possibilità che ha di ascoltare le canzioni degli Stadio o di Biagio Antonacci che gli piacciono tanto. Ma anche pezzi di blues e dei gospel. [...] Quando entra in un albergo viene preceduto dal silenzio che accompagna i passi della scorta che controlla anche gli sgabuzzini e si piazza davanti alla stanza per garantirgli sicurezza durante la notte. Ma c’è una cosa, anzi due, che Gratteri non ha alcuna intenzione di mettere in archivio. La prima è coltivare la terra. La seconda è occuparsi degli studenti ai quali va a parlare da anni nelle scuole per spiegare ”perché non conviene essere ”ndranghetisti”. ”La passione per l’agricoltura l’ho ereditata da mio padre, perché a Gerace, dove vivo con mia moglie e i nostri due figli, abbiamo sempre avuto della terra e l’abbiamo sempre coltivata. Anche se mio padre prima ha fatto il camionista e poi ha gestito un piccolo negozio di alimentari”. Così, tornato dal Belgio, dai Paesi Bassi, dalla Francia o dagli Stati Uniti, paesi dove le indagini lo hanno portato [...] il nemico giurato della mafia calabrese se ne va nei campi. [...] il suo momento di libertà, ogni domenica ”dall’alba al tramonto”. Altra piccola libertà indossare i jeans, qualche volta, il sabato mattina per andare al lavoro. O almeno così succedeva prima della nomina a procuratore aggiunto [...]” [...] Fratelli di sangue, scritto con lo storico Antonio Nicaso, è stato [...] ripubblicato dalla Mondadori dopo le 11 edizioni stampate dalla Luigi Pellegrini editore. La presentazione del volume gli dà la possibilità di fare una cosa che gli preme moltissimo: parlare con gli studenti. ”Sono come spugne. Dovrebbero tenerli a scuola tutto il giorno, lontano dai genitori mafiosi. E io non ho con loro un approccio moralistico. Cerco di far loro capire che anche nella ”ndrangheta ci sono le corsie preferenziali. Se non sei figlio di boss, resti un picciotto. E dopo una decina di viaggi di cocaina a Milano ti puoi permettere una notte di donne e champagne. Ma prima o poi ti arrestano. E finirai in carcere a strapparti i capelli, mentre tua moglie resta a casa da sola con i figli a prendere antidepressivi”» (Paola Ciccioli, ”Panorama” 26/3/2009).