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 2008  aprile 24 Giovedì calendario

La partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti. La Stampa 24 aprile 2008 Alfonso Iozzo è banchiere e vuole restare banchiere

La partecipazione della Cassa Depositi e Prestiti. La Stampa 24 aprile 2008 Alfonso Iozzo è banchiere e vuole restare banchiere. Quando nel novembre del 2006 lasciò Intesa Sanpaolo per la presidenza della Cassa Depositi e Prestiti - primo banchiere a capo dell’istituto - sembrò chiaro che il progetto di fare della Cdp un istituto di credito vero e proprio era pronto per un’accelerata decisa. D’altronde Romano Prodi e Tommaso Padoa-Schioppa, all’epoca il governo, sono sempre stati tifosi della trasformazione: il neo numero uno contava di concludere l’operazione in tempi record, addirittura entro fine 2007. Ancora a ottobre dell’anno scorso, il piano Iozzo aveva ricevuto un’accoglienza più che calorosa dai Comuni, tra i principali destinatari dei finanziamenti dell’istituto. «Spingerebbe gli investimenti degli enti locali», commentò il presidente dell’Anci Leonardo Domenici. Qualche settimana dopo arrivò lo stop delle Fondazioni bancarie (hanno il 30% del capitale, il 70 è del Tesoro) e delle banche private, che vedevano profilarsi un concorrente pericoloso. Tutto rinviato. Poi ha cominciato a montare la grana Alitalia. Raccontano che in questo periodo l’entusiasmo di Iozzo è tornato alle stelle. Il presidente ha avviato contatti per reclutare le professionalità necessarie al cambio di registro e non nasconde ai suoi collaboratori una buona dose di ottimismo: si può fare, questa volta ci siamo. Con il caso Alitalia la Cdp intravede la possibilità di rilanciare la trasformazione in banca puntando sul nuovo inquilino di Palazzo Chigi. Di più: una partecipazione alla cordata Alitalia farebbe della Cassa il fondo sovrano dell’Italia, un grande investitore istituzionale. Gli ostacoli si stanno trasformando in assi nella manica: per partecipare alla cordata senza violare le regole europee su concorrenza e aiuti di Stato, la Cdp dovrebbe operare a condizioni di mercato. Il che è esattamente l’obiettivo che sta all’origine della trasformazione in banca. Non potrebbe acquistare una partecipazione nella compagnia aerea direttamente dal Tesoro, ma potrebbe comprare azioni a Piazza Affari. Chiaro che se le regole del mercato valgono su un versante, valgono anche su quello opposto: la Cdp per continuare a finanziare gli enti locali e pubblici dovrebbe creare una newco dedicata, ma allo stesso tempo avrebbe le mani libere di raccogliere capitali sul mercato senza doversi limitare al pur ricco risparmio postale come accade oggi. Potrebbe, per esempio, intraprendere la strada della quotazione in Borsa, andando tra l’altro incontro a una delle non poche richieste avanzate dalle Fondazioni bancarie per dare il via libera al cambio di pelle. Nel frattempo la Cdp potrebbe continuare a investire in infrastrutture, come fa da tempo. Oggi ha partecipazioni in Terna (la società che gestisce la rete elettrica), Eni, Enel, Poste e Stm. E ha lanciato il Fondo F2i, che s’è messo in caccia per tentare l’acquisto della rete telefonica di Telecom. Domani si aprono occasioni con le infrastrutture in programma, a cominciare dalla possibilità che riparta il progetto di Ponte sullo Stretto. Difficile far convincere tanti asset con l’attività creditizia: ad oggi ammontano a circa 18 miliardi, la vigilanza bancaria chiederebbe una patrimonializzazione enorme per garantirle. Ma il portafoglio si può sempre riequilibrare. D’altra parte, il banchiere Iozzo - dopo aver ottenuto il via libera del Cda - nei prossimi giorni chiederà all’assemblea dei soci della Cassa di poter fare ricorso a tutte le possibilità di finanziamento: dall’acquisto di crediti d’impresa all’offerta di derivati di copertura. Se otterrà via libera, è pronto a chiedere le autorizzazioni a Banca d’Italia. In assemblea le Fondazioni, che fanno resistenza, sono al 30%. Il resto è nelle mani dello stesso ministro dell’Economia che dovrà pelare la gatta Alitalia. MARCO SODANO