La Repubblica 24 aprile 2008, CORRADO AUGIAS, 24 aprile 2008
Lettera. PROMEMORIA PER LA FESTA DEL 25 APRILE. La Repubblica 24 aprile 2008 Caro Augias, domani è il 25 Aprile, festa della nostra Repubblica, la stessa alla quale Berlusconi non ha mai partecipato e che il suo amico Dell’Utri, vuole cancellare insieme alla Resistenza dai libri di scuola
Lettera. PROMEMORIA PER LA FESTA DEL 25 APRILE. La Repubblica 24 aprile 2008 Caro Augias, domani è il 25 Aprile, festa della nostra Repubblica, la stessa alla quale Berlusconi non ha mai partecipato e che il suo amico Dell’Utri, vuole cancellare insieme alla Resistenza dai libri di scuola. Mi chiedo quale peso avrà questo comportamento sulla sensibilità degli italiani. Mi pongo questa domanda con uno spirito per dir così storico. Quale peso ha quella ricorrenza 63 anni dopo i fatti? E’ ancora sentita, dalla maggioranza del paese, come la festa della riscossa nazionale? o è solo una delle tante date che si usa ricordare più per obbligo commemorativo che per reale rispondenza ai sentimenti collettivi? Duole dirlo ma a mano a mano che se ne vanno coloro che di quegli avvenimenti sono stati protagonisti c’è il rischio che la memoria di quegli anni, degli atti d’eroismo che li segnarono, dello stesso significato nella storia del paese, impallidisca fino a scomparire e allora l’atteggiamento di un uomo come Berlusconi, che quei valori non ha mai sentito, potrebbe finire per essere giustificato se non altro dal tempo trascorso. Enzo Gangi e.gangi@alice. it Nei pressi della strada in cui abito c’è una scritta sul muro che dice ’25 aprile festa dei vigliacchi’. Comparve parecchio tempo fa, infatti gli anni hanno sbiadito i caratteri oggi appena leggibili. Ci ho messo un po’ a capire il senso politico dell’invettiva. Poi ho decifrato che il ’vigliacchi’ era rivolto a coloro che dopo l’8 settembre 1943 combatterono con gli Anglo-Americani, destinati chiaramente alla vittoria, contro il manipolo di eroi che erano rimasti con i tedeschi nonostante la certezza d’una sconfitta imminente. Effettivamente se si sterilizza la storia mutilandola dei valori, gli eventi conclusivi della seconda Guerra mondiale possono anche essere letti così. Una storia che non si chieda in nome di che i due fronti combattevano e che mondo sarebbe diventato quello dei vincitori. Per fortuna di tutti (compresi gli eroici manipoli) vinsero gli Americani e l’incubo di un mondo nazista rimase confinato alla tragedia di quegli anni, alla cecità di chi non fu capace di vedere a quale patto infame fosse legato. E 63 anni dopo? Credo che abbia ragione Aldo Schiavone quando scrive (Rep. 19.04 u. s.) che le elezioni hanno confermato, tra l’altro, lo slittamento del nostro drammatico Novecento dal piano delle reazioni emotive "a quello più freddo e lontano della sola storia". Socialismo, fascismo, comunismo stanno uscendo dalla memoria attiva del paese insieme a molti altri momenti, fasi, regimi e personaggi che fino a pochi anni fa accendevano passioni capaci di arrivare fino alla violenza. E’ probabile che un ventenne legga di quei fatti con la stessa scarsa partecipazione della spedizione dei Mille o della battaglia di Austerlitz. Anche quando le emozioni si placano i valori però restano. Il 25 aprile è una tra le poche ricorrenze fauste della nostra storia, una ’Liberazione’ che tutti avrebbero il dovere, e la gioia, di celebrare.