varie, 24 aprile 2008
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Lucariello LucaCaiazzo
• Napoli 9 giugno 1977. Cantante. Degli Almamegretta. Nel 2008 autore di Cappotto di legno , rap nel quale racconta l’omicidio di Roberto Saviano, lo scrittore autore di Gomorra: «[...] si ascolta la voce di Nicola Schiavone, padre del camorrista di Casal di Principe Sandokan, il quale intervistato dai telegiornali parla di Saviano come di “un buffone”. Il protagonista della canzone è un giovane camorrista che alla guida di una moto va a cercare la sua vittima: “Su una fotografia a colori gli occhi di un bravo ragazzo, dicono che sia un buffone”, dice a un certo punto, rendendo palese la sovrapposizione di Saviano con la vittima designata. Il titolo della canzone è un’idea dell’autore di Gomorra, così come la frase “cappotto di legno prima delle botte in petto”, dove il cappotto di legno è l’immagine usata nel gergo camorristico per indicare la bara, un’immagine che qui viene però usata per descrivere una sensazione di costrizione e insieme di tragica attesa. Per il resto, il testo è stato scritto da Lucariello: “L’idea di descrivere il suo omicidio è stata mia e lui l’ha accettata. Roberto mi ha fornito gli input necessari, in termini di immagini e informazioni, un ruolo direi quasi ‘giornalistico’, e poi è stata fondamentale la sua supervisione e approvazione su quanto era stato fatto: gli è piaciuto l’impatto emozionale della canzone” [...] base di musica minimalista scritta dal compositore Ezio Bosso [...] accompagnata da un quintetto d’archi [...] “Con Ezio Bosso continueremo questa collaborazione [...] ci piace l’idea di mettere assieme due mondi lontani, quello della strada e quello della musica classica contemporanea, sempre però mantenendo ognuno la sua specificità e senza compromessi. Pensiamo di fare un album, magari anche con la collaborazione di Roberto, che con il suo libro e la sua testimonianza ci ha dato coraggio: noi da ragazzini non potevamo neanche nominare i camorristi, come se anche i muri avessero orecchi. Anche a noi ragazzi napoletani, Gomorra ci ha liberato e ridato la voce”» (Carlo Moretti, “la Repubblica” 24/4/2008).