Aldo Cazzullo, Corriere della Sera 24/4/2008, pagina 9., 24 aprile 2008
Zaia, il leghista che assume asini e cita Hobbes. Corriere della Sera, giovedì 24 aprile «Sì, i sei asini brucaerba sono ancora in servizio lungo le strade
Zaia, il leghista che assume asini e cita Hobbes. Corriere della Sera, giovedì 24 aprile «Sì, i sei asini brucaerba sono ancora in servizio lungo le strade. Costano meno delle falciatrici e sono più efficienti. Embé?». Se è per questo, anche i semi del radicchio rosso di Treviso nello spazio si sono trovati benissimo: «Li abbiamo mandati in orbita sullo Shuttle. Un esperimento scientifico. E anche un modo per far parlare di noi. I giornali e le tv ci cascano sempre». La storia di Luca Zaia, classe 1968, annunciato ministro dell’Agricoltura, è esemplare del successo lungo della Lega. Zaia fa politica con la stessa tecnica e la stessa tenacia con cui faceva il pierre della discoteca Manhattan: dare del tu a tutti, parlare con tutti, parlare di tutto. No all’Ecopass, a Mastella nel centrodestra, alle preghiere islamiche nei locali della parrocchia di Paderno di Ponzano («chi si crede di essere, il Papa?» replicò il parroco. «Quel prete è un anarchico » fu la risposta). Sì all’esame di italiano «prima di ammettere alunni stranieri nelle classi dei nostri bambini», ai controlli sanitari alle frontiere, al test del Dna per i ricongiungimenti familiari, ai cani antidroga davanti alle scuole con test obbligatori «per studenti, insegnanti e politici», al «test di conoscenza della storia e della cultura del nostro paese» prima di concedere «dopo almeno dieci anni» la cittadinanza. Le colture del suo paese per lui non hanno segreti. «Non c’è solo il radicchio rosso di Treviso, come molti credono, ma anche quello di Castelfranco, di Chioggia, di Verona... così come l’asparago bianco di Cima d’Olmo, che cresce sulle rive del Piave, è diverso da quello di Badoer che cresce sulle rive del Sile, a sua volta diverso da quello di Bassano... ». Stesso discorso per i vini: «Tutti si fermano a prosecco e amarone. Ma il Veneto è il primo produttore italiano. Abbiamo 25 vini doc, 10 igt, 3 docg, sette milioni e mezzo di ettolitri, 77 mila ettari di vigne, 71 mila produttori.... ». L’agricoltura è sempre stata la sua vocazione. Assessore provinciale a 27 anni, eletto per due volte alla presidenza della Provincia di Treviso – sempre da solo, battendo sia la sinistra sia Forza Italia e An ”, ha conservato per sé le deleghe all’agricoltura. Al momento cumula l’assessorato regionale con la vicepresidenza del Veneto. A Roma ci sarebbe parecchio da fare: «Diversi settori trainanti sono in ginocchio, a cominciare dalle barbabietole. E poi le quote latte: un cartone di latte su due è straniero. La sicurezza alimentare. I pericoli della globalizzazione. La difesa dell’agricoltura è la difesa della nostra identità». E gli ogm? «E’ una questione complessa, che non si può risolvere con un sì o un no. Chi dice: gli ogm nei nostri campi ci sono già, andiamo avanti. Chi risponde: no, serve un giro di vite, estirpiamo gli ogm. In mezzo ci sono una legge italiana, una europea, più le direttive internazionali. Bisogna far rispettare le regole, senza integralismi ». Figlio di un meccanico, appassionato di lavori manuali – nel paese dov’è nato e vive, Bibano di Godega di Sant’Urbano, non è raro vederlo sfaccendare in canottiera e carriola - , diplomato alla scuola enologica di Conegliano e laureato a Udine in «Scienza della produzione animale», appetito pantagruelico – è solito festeggiare le numerose vittorie elettorali con grigliate sul Montello, «due tori da quattro quintali e migliaia di bottiglie di prosecco» -, Zaia è bersagliato dalla stampa progressista (La Tribuna di Treviso lo chiama Er Pomata per via dei capelli tirati indietro con il gel) ma incoraggiato da altri giornali non ostili: «Varcherà pure in punta di piedi la soglia della capitale, ma poi calzerà le sgàlmare sporche di terra, e farà a modo suo». Con il sindaco Gentilini, assicura, è in ottimi rapporti: «Abbiamo cominciato insieme. Sono leghista da sempre». Grande sostenitore delle ronde – «come insegna Hobbes, il cittadino delega lo Stato a difenderlo, ma quando lo Stato non è in grado il cittadino si riprende il diritto e lo esercita» -, a ogni delitto perpetrato nel Nord-Est segue una sua dichiarazione. Le ultime: «Spero che questa bestia omicida marcisca in carcere». «I veneti vogliono che i criminali siano rinchiusi e si butti via la chiave». «E ora nessuno invochi l’infermità mentale perché il Veneto ripudia cittadini come questi». «L’impressione è che per il senso comune non sia sufficiente, per questi crimini efferati, la pena dell’ergastolo». «Invocare la pena capitale non è certo fuori luogo». Ha anche salvato un albanese prigioniero nell’auto in fiamme: «Non chiamatemi eroe, ho fatto solo il mio dovere. Piuttosto, sono disgustato da quelli che hanno tirato dritto ». Gli archivi custodiscono il solito florilegio di dichiarazioni: il benvenuto al vertice di Codevigo ai ministri dell’Agricoltura dell’Est Europa – «colgo l’occasione per parlare dell’imbarazzante presenza nella Comunità europea di Romania e Bulgaria» -, i fischi all’inno – «parte Mameli e ti vengono in mente Napolitano, Prodi, Marini, Bertinotti e tutta quella roba lì» -, il saluto al presidente della Repubblica con avvertimento incorporato: «Stringendogli la mano gli dicevo "guardi che il Nord ha le palle piene"». Ma tra le gente che incontra è popolarissimo, e ne incontra molta: «Faccio centomila chilometri l’anno». La vorticosa mobilità, unita all’arretratezza della rete viaria pedemontana, gli ha ispirato l’ossessione per la sicurezza stradale. In mezzo alle rotatorie ha fatto mettere i rottami delle auto incidentate, ha sollecitato maggiori controlli «dal palloncino al prelievo dei capelli di chi è al volante», perché «in tempi di emergenza come questi devono cadere tutte le barriere a cominciare dalla privacy». Per i rei, nessuna pietà: «La patente non è un diritto, non la si può dare a una persona inaffidabile. Perché la patente sì e il porto d’armi no? Un’auto può diventare un’arma!». La sua, una Bmw, fu beccata in autostrada a 193 all’ora. «A parte il fatto che facevo i 183 e dovevo andare in Regione per un’emergenza, una tromba d’aria, ho pagato la multa da 407 euro e sono stato senza patente per un mese. E’ partita una gara di solidarietà: un industriale mi ha messo a disposizione l’elicottero, centinaia di veneti si sono offerti di farmi da autista. Ma io non ho autisti né autoblù: la macchina era la mia!». Aldo Cazzullo