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 2008  aprile 20 Domenica calendario

Biografia di Enrichetta Caracciolo

Sorella garibaldina. Il Sole 24 Ore 20 aprile 2008 La vita di Enrichetta Caracciolo fu piena di peripezie e sofferenze ma si concluse con una lieta e gloriosa fine, tanto che ancora ai giorni nostri è un esempio della partecipazione delle donne alla costruzione dell’Italia e ai suoi valori risorgimentali. Nata a Napoli nel 1821, quarta di un drappello di sorelle che la famiglia non poteva tutte maritare, entrò nel monastero di clausura di San Gregorio Armeno di Napoli, dove già si trovavano due zie paterne, e dove prese i voti nel 1841. Qui iniziarono le sue traversie, lasciate al suo Misteri del chiostro napoletano (1864; Giunti editore 1998), che nulla hanno da invidiare nei contenuti al romanzo La religieuse di Denis Diderot (1796) per la perseverante lotta portata avanti per ottenere la liberazione dai voti monastici a lei estorti o per la rappresentazione di un mondo conventuale popolato da sadismi e violenze di ogni genere. Enrichetta si rivolse più volte alla Sacra Rota per ottenere lo scioglimento dei voti incontrando sempre la tenace opposizione del cardinale Riario Sforza, arcivescovo di Napoli. La sua cagionevole salute le permise di ottenere l’autorizzazione di lasciare il convento durante il giorno; uno spazio di autonomia che la mise in contatto con il mondo, con le idee liberali e risorgimentali della Napoli delle guerre d’Indipendenza, almeno sino a quando non fu arrestata e costretta ad anni di assoluta segregazione. Nel 1854, ottenuta la libertà condizionata, Enrichetta riprese i contatti con le società segrete di Napoli, sfuggendo alla polizia e al clero che la ricercavano. La liberazione della città, nel 1860, significò per lei l’inizio di una nuova vita. Proprio durante il Te Deum di ringraziamento per la fuga di Francesco II alla presenza di Garibaldi, Enrichetta pose il suo velo monacale su un altare: «il dramma è giunto al termine la mia storia finisce in questo giorno che per l’Italia è giorno di nuova creazione, e io toltami il velo nero dal capo e ripostolo su un altare ne feci atto di restituzione alla Chiesa. Da quell’istante considerai strappato pur l’ultimo filo che mi vincolava allo stato monastico; e il nome di cittadina divenne per me il titolo più proprio». Da monaca di clausura Enrichetta divenne corrispondente di giornali politici, scrittrice di romanzi, autrice nel 1866 di un Proclama alla donna italiana nel sostegno della causa nazionale, partecipando anche all’Anticoncilio del libero pensiero, promosso a Napoli nel 1869 in risposta al Concilio Vaticano. Michela Catto