Il Sole 24 Ore 20 aprile 2008, 20 aprile 2008
Nord, dal Pdl voti alla Lega. Il Sole 24 Ore 20 aprile 2008 Queste elezioni hanno prodotto cambiamenti significativi all’interno del centro-destra che si possono riassumere in due dati: la crescita della Lega Nord e la meridionalizzazione del Pdl
Nord, dal Pdl voti alla Lega. Il Sole 24 Ore 20 aprile 2008 Queste elezioni hanno prodotto cambiamenti significativi all’interno del centro-destra che si possono riassumere in due dati: la crescita della Lega Nord e la meridionalizzazione del Pdl. Sul primo fenomeno è già stato scritto molto. Ha colpito soprattutto il fatto che la Lega abbia aumentato i suoi consensi tra i ceti popolari, compresi gli operai. Ma il dato più interessante è che il successo di questo partito si sia verificato soprattutto a spese del Pdl. Su basi omogenee (si veda la nota metodologica) il Pdl ha perso nel Nord-Ovest circa 172mila voti e la Lega ne ha guadagnati 187mila. Nel Nord-Est le cifre sono rispettivamente 892mila contro 1,13 milioni. Complessivamente in tutto il Nord il partito di Berlusconi ha perso oltre un milione di voti mentre quello di Bossi ne ha guadagnati circa 1,3. Già questo è un indizio significativo che i due fenomeni sono collegati: dove il Pdl scende la Lega sale. La conferma viene dalla analisi statistica. Il valore delle correlazioni tra queste due variabili è molto elevato e significativo. Una delle possibili interpretazioni di questi dati è che una parte degli elettori che avevano votato Fi o An nel 2006 non hanno votato Pdl nel 2008. Se le defezioni vengano più dall’elettorato di An o da quello di Fi al momento non è possibile dire. Quello che si può affermare è che la somma degli elettorati di questi due partiti al Nord ha funzionato meno bene che nelle altre zone del Paese. Di questo ha approfittato la Lega che al Nord ha aumentato i suoi consensi dovunque ma soprattutto nelle città e nei paesi non capoluogo. Nel Nord-Ovest nei comuni capoluogo l’aumento è stato di 3,3 punti percentuali, mentre nel resto della provincia è stato di quasi 6 punti. Nel Nord-Est il fenomeno si presenta allo stesso modo: l’aumento è di quasi 8 punti percentuali nei comuni capoluogo e addirittura di 11 punti e mezzo negli altri. In sostanza, la Lega è diventata più forte proprio nelle aree dove era già forte. Nel ’96 era andata allo stesso modo. Questo dimostra che almeno per una quota degli elettori del Nord i due maggiori partiti del centro-destra sono intercambiabili. Ma questi stessi dati dimostrano anche che le defezioni dal Pdl non bastano a spiegare il suo successo. Non c’è dubbio che la Lega sia riuscita a intercettare anche un voto in uscita da altri partiti. Ma il grosso non è venuto da lì. così che la geografia elettorale del Nord presenta un quadro per certi aspetti sorprendente. Con il calo di 5 punti percentuali nel voto al Pdl e la sostanziale tenuta del Pd si è ridotto il divario tra questi due partiti. Il primo ha oggi il 32,1% dei voti contro il 29,3% del secondo e il 19,1% della Lega. Al Centro e al Sud la situazione è molto diversa. In queste due aree i rapporti di forza tra i due maggiori partiti italiani sono speculari. Al Centro il Pd ha ottenuto il 45,4% dei voti contro il 31,1% del Pdl. Al Sud è stato il Pdl a prendere il 45,4% dei voti contro il 31,5% del Pd. Non sorprende il dato del Pd che qui ha confermato di non soffrire né la concorrenza del Pdl né quella della Sinistra Arcobaleno. Colpisce di più il dato relativo al Pdl al Sud. In questa zona la somma dei voti di Fi e An è perfettamente riuscita. Anzi questa è l’unica zona del paese in cui i due partiti hanno preso più voti nel 2008, correndo con lo stesso simbolo, di quanti ne avessero presi nel 2006 quando correvano separati. Per l’esattezza si tratta di 434mila voti circa, concentrati quasi totalmente (428mila) nei comuni non capoluogo. Questo non era un dato scontato. Nel passato l’elettorato meridionale aveva dimostrato di non gradire simboli e candidati comuni del centro-destra e aveva favorito candidati e partiti alternativi. Questa volta non è andata così. Eppure sulla carta la presenza della Destra e di altre liste minori poteva fornire l’occasione per defezionare. Il risultato è che il Pdl si presenta oggi come un partito fortemente meridionalizzato. Oggi la Campania è addirittura la regione dove è più forte arrivando a oltre il 49% dei voti. Più che in Sicilia. In conclusione queste elezioni ci consegnano un quadro politico-elettorale che presenta accanto a novità importanti anche elementi di sostanziale continuità. Tra le prime non c’è dubbio che la più rilevante sia la scomparsa dal Parlamento della sinistra radicale. La aggregazione delle liste di sinistra non ha funzionato. Ha funzionato invece, a nostro avviso, quella di Fi e An da una parte e di Ds e Margherita dall’altra. Nel caso del Pd c’erano già stati segnali positivi nel passato. L’esperienza dell’Ulivo aveva preparato il terreno, ma i rischi di un insuccesso c’erano. Invece il Pd è riuscito comunque a migliorare il risultato della Lista Uniti nel l’Ulivo nel 2006. Nel caso di Fi e An il successo dell’aggregazione è ancora più significativo tenendo conto delle circostanze e dei tempi ristretti in cui questa nuova formazione si è presentata agli elettori. Anche se al Nord ha sofferto la concorrenza della Lega complessivamente il nuovo partito-cartello ha superato il test elettorale. Tra gli elementi di continuità il più importante resta la sostanziale stabilità degli allineamenti elettorali. Anche questa volta non si può dire che non ci sia stata mobilità di voti, eppure gli allineamenti elettorali restano quelli di sempre: un Nord con una solida maggioranza di destra, un Centro con una altrettanto solida maggioranza di sinistra e un Sud sempre pronto a schierarsi con il vincitore atteso. Il movimento dei consensi Verso Sud. Alla sua prima uscita il Pdl ha funzionato. La coalizione nata da Forza Italia e An è riuscita a conservare i consensi dei partiti d’origine anche se si è assistito a uno spostamento geografico. Nelle Regioni del Nord il Pdl ha perso voti rispetto al 2006 (pur mantenendo il primato sul Pd) ma ha recuperato al Sud, dove ha raccolto il 45 per cento. Partito «centrista». Il Pd ottiene la sua leadership nelle regioni del centro: qui il partito di Walter Veltroni ha raccolto il 45% staccando di ben 14 punti il Pdl. Situazione identica ma a parti rovesciate al Sud: qui il Pd si ferma proprio al 31%, mentre il Pdl primeggia con il 45%. Al Nord, invece, situazione più equilibrata con un distacco di soli 3 punti per il Pdl. Speculare al Pdl al Nord. Dove il Pdl ha perso, la Lega ha raccolto. il fenomeno cui si è assisito nelle regioni settentrionali e che risulta evidente nel confronto tra i due grafici. Al "rosso" di Berlusconi-Fini (perdita), corrisponde l’azzurro (incremento notevole) del Carroccio. Il partito di Umberto Bossi cresce (di meno) anche nelle regioni rosse, dove però guadagna anche il Pdl. Tutti i dati sono relativi alla Camera Confronti di voto 2006-2008 Per il 2008 si è tenuto conto delle liste effettivamente presenti. Per fare un confronto omogeneo per il 2006 si è proceduto alle seguenti riaggregazioni: Pdl = Fi + An + Dc-Npsi + Pensionati Pd = Ulivo + ½ Rnp Sa = Prc + Pdci + Verdi Idv = Idv - Udc = Udc Lega = Lega (per il 2006 esclusa l’Mpa) Aree geografiche Nord-Ovest = Piemonte + Liguria Nord-Est = Lombardia + Veneto + Trentino-Alto Adige + Friuli-Venezia Giulia Centro = Emilia-Romagna + Toscana + Umbria + Marche Sud = Lazio + Abruzzo + Molise + Campania + Puglia + Basilicata + Calabria + Sicilia + Sardegna