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 2008  aprile 23 Mercoledì calendario

I teschi di Indiana Jones. Tuttoscienze, mercoledì 23 aprile Indiana Jones è segnato dalle rughe e si vede

I teschi di Indiana Jones. Tuttoscienze, mercoledì 23 aprile Indiana Jones è segnato dalle rughe e si vede. E forse anche i suoi neuroni cominciano a perdere l’originale elasticità. Dall’archeologo più famoso di Hollywood - ha prima scoperto l’Arca dell’Alleanza (abbandonandola in un immenso deposito segreto) e ha poi riportato alla luce il Santo Graal - c’era da aspettarsi un’altra avventura sensazionale, da far battere il cuore e stuzzicare il cervello. Il quarto film della serie, in uscita il 22 maggio, è invece la caccia a una serie di oggetti che, per quanto mitici, purtroppo per lui e per noi, sono indiscutibilmente falsi. I celebri Teschi di Cristallo che ancora attirano visitatori allo Smithsonian di Washington e al British Museum di Londra sono bufale belle e buone. Un lungo mistero si è dissolto e solo un altro, più modesto, sopravvive. Nessuno conosce la trama di «Indiana Jones and the Kingdom of the Crystal Skull» (Steven Spielberg esige le bocche cucite) e si possono perdere settimane saltellando tra i siti Internet che dibattono il numero dei magici Teschi - forse sette, più probabilmente 12 o 13 - ma è certo che l’entusiasmo di chi vuole credere a ogni costo nei loro poteri non si spegne. Perché? E’ la sindrome battezzata dei «piramidioti», attribuita ai fanatici che perdono la ragione, pezzo dopo pezzo, inseguendo gli indizi di cospirazioni millenarie e di storie alternative ad alto tasso esoterico (ed è questa credulità il mini-mistero sopravvissuto). Il vero enigma, intanto, è stato infranto da Jane MacLaren Walsh, l’antropologa dello Smithsonian Institute considerata la loro studiosa più appassionata. Si è fatta sentire sulla rivista americana «Archaeology», preannunciando i dati di una ricerca condotta con la scienziata britannica Margaret Sax: il microscopio elettronico a scansione cancella i sogni degli archeologi della domenica e di Indiana, che stavolta (è l’unica indiscrezione) se la dovrà vedere con le cattivissime spie sovietiche, anziché le SS di Hitler. Le ipnotiche fattezze scolpite nel quarzo non sono il trionfo delle abilità tecniche precolombiane e tantomeno uno scrigno di saperi perduti di origine Tolteca, Maya o Azteca, come per quasi un secolo e mezzo si è voluto far credere, tra ammissioni sempre confuse. I Teschi sono stati prodotti con mezzi moderni, nella seconda metà dell’Ottocento, e i grandi musei (compreso il Musée de L’Homme di Parigi) e i collezionisti devono abbandonare gli equivoci e riconoscere di avere tra le mani dei piccoli capolavori sì, ma dell’inganno. E’ arrivato quindi il momento - suggerisce Jane MacLaren Walsh - di iniziare un’indagine sulle imprese di Eugéne Boban, lo spregiudicato mercante-archeologo che alla corte messicana dello sfortunato Massimiliano fece incetta di reperti aztechi e maya e, ancora di più, ne falsificò. Erano suoi alcuni straordinari Teschi che impressionarono molti gentiluomini all’Esposizione Universale di Parigi del 1867 e sempre lui, anni dopo, fu il protagonista occulto della vendita di un esemplare al British Museum attraverso Tiffany and Co. di New York. Ecco perché ora si deve pensare a un kolossal molto più intrigante dell’invecchiato Indiana. Si potrebbe intitolare così: «Le avventure di Eugène, il più grande falsario della storia». Gabriele Beccaria