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 2008  aprile 23 Mercoledì calendario

Stavolta Veltroni si gioca il potere nel Pd La Stampa, mercoledì 23 aprile L’istantanea è eloquente: sul far della sera di un piovoso giorno feriale, l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni si aggira per le strade di Tor Bella Monaca, una delle borgate più sperdute della città, a cercar voti per Francesco Rutelli

Stavolta Veltroni si gioca il potere nel Pd La Stampa, mercoledì 23 aprile L’istantanea è eloquente: sul far della sera di un piovoso giorno feriale, l’ex sindaco di Roma Walter Veltroni si aggira per le strade di Tor Bella Monaca, una delle borgate più sperdute della città, a cercar voti per Francesco Rutelli. Anche lui sindaco per 7 anni, ma che ora teme di non farcela nel ballottaggio con Gianni Alemanno. Già da diversi giorni Veltroni sta partecipando alla campagna romana perché - per dirla con Ermete Realacci - «una eventuale sconfitta rischierebbe di avere un contraccolpo psicologico». Realacci, che è uno dei più stretti collaboratori di Veltroni, si esprime con le necessarie perifrasi. Ma se il centrosinistra, dopo 32 anni quasi ininterrotti di dominio, dovesse perdere il Campidoglio, per il Pd il contraccolpo andrebbe ben oltre il Raccordo Anulare e non sarebbe soltanto di ordine psicologico. E’ vero che gli altri notabili si stanno impegnando in queste ore in comizi volanti per Rutelli - ieri il presidente del Senato Franco Marini, oggi Massimo D’Alema - ma è altrettanto vero che stanno tutti aspettando con ansia il risultato della sfida di Roma. In caso di sconfitta di Rutelli (che però al primo turno aveva 5 punti di vantaggio) ciò che in queste ore viene espresso con linguaggio allusivo potrebbe trasformarsi in un accerchiamento del leader del Pd. I segnali non mancano. In un’intervista all’Unità Nicola Latorre, dalemiano doc, inizia a bombardare alcuni dei «luoghi» veltroniani. Il partito liquido? «E’ definitivamente tramontato». Il discrimine nuovo-vecchio? «Una categoria politica che si è rivelata del tutto inadeguata». Semplici punture di spillo o il preannuncio di qualcosa di più serio? Su «Left Wing», sito ideologicamente dalemiano anche se non ispirato direttamente da D’Alema, si legge un editoriale fiammeggiante: «Il risultato delle elezioni dimostra che la candidatura di Veltroni è stata persino più infelice di quella di Rutelli nel 2001, perché non solo non ha effettuato alcuna rimonta, ma ha addirittura ceduto voti». Per ora soltanto umori e malumori, ma che in caso di sconfitta a Roma potrebbero coagularsi in quello che Peppino Caldarola definisce «un forte condizionamento di Veltroni». Spiega l’ex direttore dell’Unità: «Certo la sconfitta di Walter nella sua città e la sconfitta del trasversale modello Roma sarebbero un colpo alla sua leadership plebiscitaria e a quel punto, anche se nessuno ne chiederà le dimissioni, la partita vera si giocherà sui margini di manovra che verranno lasciati al leader. Al quale potrebbero chiedere di ridimensionare Goffredo Bettini, l’uomo che per Walter fa cose che lui non farebbe mai e senza il quale faticherebbe a guidare il partito». E quanto sia verosimile lo scenario lo conferma indirettamente proprio lui, Bettini: «Walter è l’unico che si occupa della mia salute - ha detto al Foglio - e ogni volta che siamo in una riunione, e io mi avvento sul tramezzino e sul pasticcino, solo l’autorità del segretario mi impedisce di mangiarlo. Gli altri, che probabilmente mi vogliono eliminare politicamente, usano la gola per farmi scoppiare!». Battute scherzose, ma nelle quali si avverte l’eco lontanissima del clima di partiti comunisti di altri tempi e di altre latitudini, nei quali i conti si regolavano anche sul piano fisico. Ovviamente Veltroni conta sulla vittoria a Roma e per raggiungerla ha deciso di giocarsi il tutto per tutto. Parlando ieri sera alla Borghesiana, altro quartiere periferico, ha cambiato bruscamente passo: «Rutelli è stato un grande sindaco e lui non ha scheletri nell’armadio: nel passato non ha mai partecipato a fatti di violenza e non è mai stato con chi la giustificava». L’allusione è a Gianni Alemanno e alle vicende della sua biografia giovanile, in particolare gli arresti e i fermi che, secondo Wikipedia che cita l’agenzia Ansa, sono da collegare a tre episodi: il ferimento di un giovane romano nel 1981; il lancio di una molotov contro l’ambasciata sovietica a Roma nel 1982; il tentativo di blocco del corteo del presidente americano George Bush nel 1989 a Nettuno. Si tratta di un passato conosciuto da pochi e una sua platealizzazione finirebbe per pesare nella campagna romana. E d’altra parte Veltroni, per organizzare un’adeguata difesa anche in caso di vittoria a Roma, sa di poter contare sull’alleanza con gli ex popolari e sulla loro irritazione con D’Alema: «Questa idea dalemiana di stringere un’alleanza strategica con l’Udc - confidava ieri Beppe Fioroni - non mi convince, anche perché noi popolari finiremmo per fare i cristiano-sociali del Pd...». Per questo motivo Franco Marini è sempre più vicino alla presidenza del Partito democratico, al posto di Romano Prodi. Fabio Martini