varie, 22 aprile 2008
MAGISTER Sandro
MAGISTER Sandro (Alessandro) Busto Arsizio (Varese) 2 ottobre 1943. Giornalista. Vaticanista. Dell’Espresso • Nel 2006 Foreign Policy, il mensile statunitense di politica, storia e filosofia diretto da Moises Naim, gli dedicò un ritratto di due pagine nella sezione “Global Newsstand” firmato da Stacy Meichtry: «La prima qualità di un bravo vaticanista, e ve ne sono notevolissimi, è di raccontare al grande pubblico una vita politica che ha una tradizione millenaria e soprattutto si svolge il più lontano possibile dalle luci della ribalta. Ma ciò che rende degno di segnalazione Magister, docente di Storia della chiesa all’università di Urbino, editorialista dell’Espresso,ma anche direttore di Settimo cielo, un sito Internet tradotto in inglese, è la sua originale collocazione: pur scrivendo per un settimanale che ha origini nella grande tradizione anticlericale italiana, egli difende “l’identità cattolica dalle stesse influenze politiche che definiscono l’Espresso: diritto all’aborto, ricerca sulle cellule staminali, pluralismo religioso, rigida separazione tra Chiesa e Stato”. A ciò va aggiunto un fiuto giornalistico e una rete di informatori che gli consentono di sapere chi conta davvero al di là del Tevere. Magister, osserva Meichtry, applica ai corridoi vaticani lo stesso metodo e la stessa pazienza che gli accademici usano per decifrare testi antichi. Il giornalista dell’Espresso ha dimostrato tutto il suo acume nel seguire attentamente le mosse del cardinale Ratzinger negli ultimi anni del pontificato diGiovanni Paolo II e nel puntare decisamente su di lui primavera nella lunga lista dei papabili. “Leggere nella mente di un pontefice”, osserva Meichtry, è una professione ad alto rischio, ma laddove papa Benedetto XVI si deve fermare per la prudenza imposta dalla sua altamissione, Magister riesce a continuare il discorso. È avvenuto, per esempio, quando ha anticipato la linea che il Papa avrebbe seguito sulla questione islamica, “sottolineando la decisione del Pontefice di declinare l’invito in una moschea tedesca”. [...]» (Dino Messina, “Corriere della Sera” 10/1/2006).