La Stampa 16 aprile 2008, Francesco Manacorda, 16 aprile 2008
Meno tasse, ma senza azzardi. La Stampa 16 aprile 2008 Un centinaio di deputati e quarantuno senatori di vantaggio sugli avversari
Meno tasse, ma senza azzardi. La Stampa 16 aprile 2008 Un centinaio di deputati e quarantuno senatori di vantaggio sugli avversari. Ma quanti banchieri ha dalla sua Silvio Berlusconi? Non sembrano destinati a procurargli nuovi amici nella categoria gli annunci di Giulio Tremonti in campagna elettorale: da una retromarcia sulle agevolazioni fiscali per le banche poco virtuose sui mutui, all’iniziativa per una banca del Sud che non piace a quelle del Nord; né avrà effetti lenitivi il settimanale della Mondadori Panorama, in edicola nella settimana del voto con una copertina dedicata proprio a «Come difendersi dalle banche». Insomma, per il centrodestra di governo, la roccaforte del credito pare restare in territorio estraneo, se non addirittura nemico. Tanto che tra le prime mosse del prossimo esecutivo ci potrebbero essere iniziative sia sui mutui, legando le agevolazioni fiscali per le banche alla tutela delle fasce più deboli della clientela, sia sulla portabilità dei conti correnti. Si tratta di misure che il mondo bancario non vedrebbe certo di buon occhio, tanto che l’Abi è già pronta a mettere la mani avanti: qualsiasi decisione di rialzare l’Ires dal 27,5 al 33% per gli istituti di credito si scontrerebbe con un immediato ricorso alle autorità comunitarie. Che Berlusconi - peraltro figlio di bancario - non abbia grande feeling con la maggior parte dei banchieri nostrani è cosa nota. Da una parte lui, dall’altra quelli che - si va da Alessandro Profumo di Unicredit a Giovanni Bazoli, Corrado Passera e Pietro Modiano di Intesa-Sanpaolo - si sono espressi pubblicamente a favore del centrosinistra. Ma qualcosa adesso è cambiato rispetto alla prima e alla seconda esperienza di governo del Cavaliere. Con l’ingresso della sua Fininvest nel patto di sindacato di Mediobanca - un 2% del capitale - e con l’arrivo al vertice di piazzetta Cuccia di Cesare Geronzi, Berlusconi può adesso contare su uno snodo fondamentale del sistema bancario di certo a lui non ostile. Del resto il peso della Fininvest in piazzetta Cuccia va ben oltre il 2% che possiede direttamente: ad esso si possono agevolmente aggiungere le quote detenute dalla Mediolanum di Ennio Doris, dagli storici alleati Ligresti, dal finanziere bretone Vincent Bolloré. Il tutto per un totale che supera un terzo dell’intera quota sindacata e dà a Berlusconi e i suoi alleati un peso tutt’altro che trascurabile al centro di un sistema che si snoda - proprio via Mediobanca - in tre aree strategiche del sistema finanziario come Generali, Rcs e Telecom e che da maggio comincerà, attraverso la Compass, a fare concorrenza anche alle banche al dettaglio, rivolte al grande pubblico. Ennio Doris - che proprio lunedì terrà un convegno al quale parteciperanno pezzi grossi come il presidente della Pirelli Marco Tronchetti Provera, l’ad dell’Eni Paolo Scaroni ma che avrà come unico banchiere Ettore Gotti Tedeschi del Santander - è ovviamente la punta più avanzata del Cavaliere nel sistema creditizio. Ma qualche rapporto in questi anni Berlusconi e i suoi l’hanno stretto anche in altre banche. Nel mondo Unicredit, che pure fa solo il 20% del suo attivo in Italia, ad esempio, i rapporti sono stretti con il vicepresidente Fabrizio Palenzona, gran coltivatore di relazioni trasversali. Nel Montepaschi di Siena, sempre dipinto come rosso ma che adesso con l’espansione a Nord-Est via Antonveneta dovrà tenere in conto il centrodestra, il dialogo è assicurato dal vicepresidente Francesco Gaetano Caltagirone. E nello stesso sistema Intesa-Sanpaolo - dove Passera ha dovuto più volte smarcarsi da chi lo vuole ormai ammaliato dalle sirene del centrodestra - i rapporti tra il presidente della Fondazione Cariplo Giuseppe Guzzetti e Tremonti, dopo gli scontri del 2004 sulle Fondazioni, sono ormai collaborativi e intensi. Del resto nel cda della Fondazione siede anche il consulente principe di Berlusconi, Bruno Ermolli. E forse non è un caso se per la casella di presidente dell’Eni - l’unica che dovrebbe liberarsi in un tornata di nomine che va tutta verso riconferme - assieme al nome di Ermolli circola anche quella di un ex politico ora banchiere come il presidente della Popolare di Milano Roberto Mazzotta. Francesco Manacorda