La Stampa 16 aprile 2008, Maria Corbi, 16 aprile 2008
”Italia, la mia frontiera”. La Stampa 16 aprile 2008 Voglio portare lontano la voce dell’Africa», diceva un ragazzo appena sbarcato in Italia
”Italia, la mia frontiera”. La Stampa 16 aprile 2008 Voglio portare lontano la voce dell’Africa», diceva un ragazzo appena sbarcato in Italia. Una strada lunga, quella che ha portato la voce di Jean Léonard Touadi, 49 anni, dal Congo Brazzaville fino a piazza Montecitorio, primo deputato di colore eletto, nell’Italia dei Valori di Di Pietro, dopo l’esperienza come assessore a Roma per la sicurezza, proprio nell’anno del trionfo della Lega. Jean Léonard ha esultato, incredulo: «Il segnale che l’integrazione ha fatto dei passi in avanti in Italia. Per me si tratta di una nuova frontiera. Vorrei poter restituire all’Italia ciò che mi ha dato in termini di accoglienza», dice. Anche se all’inizio, quando non viveva come oggi in un una bella casa nella periferia est della capitale, quel che ha avuto non è stato molto. I genitori lo mandano in Italia che aveva vent’anni per studiare e cercare di costruirsi un futuro. Lui arriva, con pochi soldi e molti sogni. «L’inverno studiavamo all’università e l’estate andavamo con gli altri congolesi a raccogliere i pomodori a Villa Literno o il tabacco e l’uva in Umbria. Frequentavamo tutti gli stessi posti: la Caritas di Roma, la mensa di Colle Oppio». Ma in quegli anni Jean Léonard fa anche il portiere di notte in albergo, le traduzioni dal francese. Una grande voglia di farcela. Jean Léonard studia: prima filosofia, teologia e scienze religiose all’Università Gregoriana, poi scienze politiche alla Luiss, fino al Master in giornalismo e comunicazione di massa che gli permette di arrivare in Rai per uno stage. Tanto lavoro perché «se agli italiani viene chiesto ”uno”, lo straniero deve saper fare ”quattro”». Chi lo ha incrociato in quegli anni lo descrive come «un secchione», che passava ore a documentarsi e non era mai stanco. Ma anche uno dotato di fascino, con grande carica umana. Anni tutto sommati piacevoli. Anni in cui ancora l’Italia era tollerante con gli stranieri: «Non c’era ancora la tensione che poi è arrivata dopo il luglio ”91, con gli sbarchi delle navi degli albanesi. Da allora i rapporti si sono incattiviti, in molti è scattata la sindrome da invasione». Una carriera quella di Jean Léonard Touadi, che mescola l’amore e l’impegno per l’Africa, il giornalismo, l’insegnamento (è docente di «Cultura dei Paesi di Lingua francese» all’università di Milano). Ma anche la politica soprattutto da quando il problema dell’immigrazione clandestina è diventato scottante. Lui la sua ricetta sulla sicurezza l’ha già dettata nella sua esperienza da assessore: «Una società che offre integrazione e diritti sviluppa automaticamente la legalità e può garantire la sicurezza». E sono i temi della legalità e della sicurezza a legarlo ad Antonio Di Pietro. «Vado a legiferare avendo in mente un territorio come Roma, che per me è ha rappresentato una grande palestra operativa e mi è stata utile a conoscere norme e leggi. E anche i loro limiti, perché alcune non corrispondono più alla realtà, come quelle in materia di abusivismo commerciale e prostituzione». Touadi, i suoi sogni, li ha realizzati quasi tutti, compreso l’amore trovato grazie a una ragazza italiana, Cristina, giornalista, e a due figlie: «Da come cresceranno, dalla loro capacità di inserirsi in questa società e mantenere aperta al tempo stesso la doppia appartenenza culturale potrò verificare il ”laboratorio esistenziale” di questi anni trascorsi in Italia». Un laboratorio che adesso si trasferisce in Parlamento. Maria Corbi