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 2008  aprile 20 Domenica calendario

Un reato antico. La Stampa 20 aprile 2008  difficile provare simpatia per la mafia che ruba le bestie e le macella chissà come

Un reato antico. La Stampa 20 aprile 2008  difficile provare simpatia per la mafia che ruba le bestie e le macella chissà come. Ma se rivolgiamo la fantasia ai grandi furti di bestiame raccontati dalla letteratura e dal cinema ci scopriamo inevitabili fiancheggiatori degli abigei. Perché il furto di bestiame, quando si fa racconto, immagine, ballata, assume spesso un’aura romantica. Fin dai miti greci, quel gesto ha qualcosa di sfrontatamente divino: Hermes, rubando animali ad Apollo, si candidò a essere il nume più scaltro e simpatico dell’Olimpo. Per non parlare d’un classico della letteratura sudamericana contemporanea, schierato dalla parte degli indi oppressi, come Manuel Scorza: nei suoi romanzi, che andavano come il pane negli Anni Settanta, i ladri di cavalli erano magnifici eroi antimperialisti. I latrocini più celebri del nostro immaginario sono comunque western. In quella controversa epopea, intrisa di sangue, sudore e polvere da sparo, i predoni di bestiame appaiono normali quanto gli sceriffi che davano loro la caccia. Quando ne beccavano uno, lo impiccavano subito, senza inutili garantismi. Nelle figurine sulla storia del west, che collezionavamo negli Anni Sessanta, c’era sempre una biffa delinquenziale, col cappio al collo, peraver sottratto un sauro. Così come nelle strisce di Tex o di Ken Parker. Il cinema degli inizi, che era ben sicuro del proprio manicheismo, spiegava che la morte era la meritata punizione per quei reati che minavano il sacro baluardo della proprietà privata. I buoni erano sempre i cowboy alla John Wayne, olezzo di vacca, sorriso franco, colt veloce. Impossibile non parteggiare per loro. In «Sfida infernale» (1946) Henry Fonda è diventato sceriffo proprio perché suo fratello è stato trucidato dai ladri di bestiame; e in «Sentieri selvaggi» (1956) i valorosi sono i rangers, che rischiano la pelle per difendere le mandrie dagli assalti dei selvaggi comanche. Ma se si spulciano un po’ di storie revisioniste sulla conquista dell’Ovest il dubbio comincia a insinuarsi. Il grande pittore del West, Remington, immortala fieri indiani che portano alle squaw cavalli razziati. Ed effettivamente gli ex padroni dell’America per un po’ cercarono di sopravvivere al genocidio con la guerriglia, i furtarelli. Ma i generali sanguinari prendevano a pretesto quegli illeciti per massacrare donne e bambini e guerrieri disarmati. Film come «Il piccolo grande uomo» o «Soldato blu», ce l’hanno mostrato chiaramente. Sappiamo che l’agenzia Pinkerton, madre di tutti i contractors moderni, per 500 dollari portava il cadavere d’un ladro chiavi in mano (sottilizzare sui metodi non era passatempo da pragmatici americani). Tom Horn, dopo una giovinezza sbandata, accoppò con efficienza qualche decina di delinquenti. Sulla sua vita spericolata fecero film. E se non fosse che sullo schermo acquistò il volto di Steve McQueen, sarebbe difficile parteggiare per quel giustiziere che nella realtà, alla fine, finì sul patibolo a sua volta, acccusato di aver ucciso un ragazzino quattordicenne. Simpatici ad oltranza, sono invece i fior di delinquenti, come l’attore Fred MacMurray che, nel poco conosciuto «Il razziatore della notte», gira il paese rubando per dimenticare l’amata Barbara Stanwyck. Per non parlare di Billy The Kid: è un’icona di eroismo romantico, anche se nella vita vera terrorizzava i mandriani. Già, perché nel cinema western crepuscolare, gli allevatori fanno la figura cinica e spietata dei grandi capitalisti, antenati delle corporation che, in nome del profitto, non esitano a uccidere fuorilegge con mezzi spicci. Nel bellissimo «Missouri», il boteriano Marlon Brando, che dà la caccia ai ladri per conto dei padroni, è chiaramente il simbolo del male. Così come, l’altrettanto bello «Cancelli del cielo» di Cimino, racconta che i ricchi vaccari sterminarono barbaramente i miseri pionieri immigrati dall’est Europa che talvolta sottraevano una bestia per non crepare di fame. E anche un malinconico cantore del West perduto, come Cormac McCarthy, non ha dubbi. I ladri di bestiame violavano le leggi. Ma ora che non ci sono più - vedi «Non è un Paese per vecchi - hanno lasciato il posto ai trafficanti di droga. Ed è assai peggio. Bruno Ventavoli