GIUSEPPE SALVAGGIULO, La Stampa 20 aprile 2008, 20 aprile 2008
Tornano i ladri di bestiame. La Stampa 20 aprile 2008 Da delitto tipico di una socità rurale e considerato ormai in via di estinzione a business criminale organizzato su larga scala
Tornano i ladri di bestiame. La Stampa 20 aprile 2008 Da delitto tipico di una socità rurale e considerato ormai in via di estinzione a business criminale organizzato su larga scala. La nuova immagine dell’abigeato emerge da un’inchiesta della Procura di Verona, che ieri ha portato in carcere quarantadue persone in diverse regioni con le accuse tra l’altro di associazione per delinquere, falso in atto pubblico e violazione di sigilli. Le indagini, iniziate nel maggio 2006 dopo un furto di quaranta ovini in provincia di Verona, hanno scoperto un’organizzazione guidata da personaggi di spicco della malavita pugliese e campana (25 arresti sono in provincia di Foggia) che operava in tutta Italia. Decine i furti ricostruiti dai carabinieri attraverso intercettazioni telefoniche, riprese video e pedinamenti. Centinaia i capi sequestrati (bovini, ovini, cavalli e suini) e restituiti ai proprietari. L’organizzazione criminale gestiva un giro d’affari annuo di 2 milioni di euro. Raccolte tutte le denunce per abigeato del 2006 e individuate due persone di San Severo (Foggia) segnalate nei pressi di alcuni allevamenti colpiti, gli inquirenti hanno ricostruito struttura e attività dell’associazione criminale. I furti avvenivano scegliendo allevamenti privi di sistema di allarme e privilegiando le razze bovine Charolaise e Limousine (da cui il nome dell’inchiesta). Dopo i sopralluoghi, la banda allestiva i mezzi per il trasporto degli animali e preparava falsi documenti da esibire in caso di controlli. Quindi si sceglieva la «squadra» più adatta, che partiva dalla Puglia con il camion preceduto da un’auto-staffetta, effettuava il furto in giornata e poi rientrava. In tempo reale i capi venivano macellati clandestinamente in strutture (anche pubbliche) che garantivano assenza di controlli sanitari. Quindi la carne era immessa sul mercato grazie a una rete di commercianti compiacenti. Secondo gli inquirenti, alcuni animali malati o sotto trattamento farmacologico venivano ugualmente macellati e poi venduti. Per questo, per tutto il giorno sono state eseguite perquisizioni, rilevando strutture non a norma. L’attività del macello di Foggia è stata sospesa per carenze igienico-sanitarie. «Siamo nel mirino della criminalità organizzata», denunciano gli allevatori. «Nel corso dell’ultimo furto la scorsa settimana ad Adria il titolare dell’azienda ha dovuto sparare in aria per far fuggire la banda che aveva già caricato un camion con il bestiame», racconta Fabiano Barbisan, presidente di Unicarve (Associazione produttori carni bovine del Triveneto). La Coldiretti ritiene che il fenomeno sia in crescita e riguardi circa 100 mila animali ogni anno, con alti rischi sanitari per la popolazione derivanti dalla macellazione clandestina. GIUSEPPE SALVAGGIULO