Il Sole 24 ore 20 aprile 2008, Alessandro De Nicola, 20 aprile 2008
Caro-cereali? Non è solo colpa del mercato. Il Sole 24 ore 20 aprile 2008 «La notizia della mia morte è stata grandemente esagerata» ebbe a dire Mark Twain dopo aver letto un suo prematuro necrologio
Caro-cereali? Non è solo colpa del mercato. Il Sole 24 ore 20 aprile 2008 «La notizia della mia morte è stata grandemente esagerata» ebbe a dire Mark Twain dopo aver letto un suo prematuro necrologio. E la stessa cosa ho l’impressione si possa affermare della asserita definitiva morte dell’ideale del libero mercato. In genere la convinzione di quanti decretano il decesso del liberismo (o meglio, del "mercatismo") sostituendolo con le più variegate soluzioni riposa sulle cattive notizie dei sei mesi precedenti al momento del proclama, assurte a segno inequivocabile della necessità di un intervento purchessia della Mano Visibile dello Stato. Prendiamo ad esempio ciò che assieme alla crisi dei subprime è il problema più serio che affronta l’economia mondiale: l’aumento dei prezzi delle derrate alimentari e la loro relativa scarsità. La situazione è nota e sempre più dibattuta dai media internazionali: il prezzo di alimenti come riso, grano e mais sta aumentando a ritmi prima impensabili (in alcuni casi si assiste a un raddoppio nel corso di un solo anno); la domanda, dovuta all’incremento della popolazione e al miglior menù di cinesi e indiani, cresce e infine la produzione fatica a star dietro, anche per il maggior costo dei fertilizzanti. Sono soprattutto i poverissimi a soffrire e lo spettro di disordini e carestie locali si aggira minaccioso. Siamo quindi di fronte a un fallimento del mercato incapace di provvedere ai bisogni della popolazione? O quest’ultima progredisce troppo e non può sostenersi come paventava l’economista ottocentesco Thomas Malthus? Forse la spiegazione è più semplice. Una prima causa dell’insufficiente offerta di cereali sul mercato è dovuta alle politiche governative che incoraggiano la produzione di biocarburanti come l’etanolo dal granoturco. Un quarto della produzione americana e l’11% di quella mondiale serve per produrre biofuel: un bell’esempio di distorsione statalista e verde. Un altro motivo dell’arrettratezza e degli insufficienti investimenti in agricoltura dei Paesi in via di sviluppo è ben individuabile: sussidi e tariffe di Usa e Unione Europea ai propri agricoltori. Il dumping occidentale ha rallentato le esportazioni del Terzo Mondo diminuendo il ritorno sugli investimenti agricoli in quell’area e quindi scoraggiandoli. la scarsa produttività afroasiatica e latinoamericana è quindi in parte dovuta al protezionismo dei ricchi. I governi del Pvs, peraltro, ci mettono del loro. Per far fronte alla crisi, più dell’80% delle nazioni monitorate dalla Banca Mondiale hanno emanato provvedimenti che limitano le esportazioni, calmierano i prezzi o concedono sovvenzioni. le conseguenze inintenzionali sono che i cittadini degli Stati importatori soffrono per la mancanza di cibo a buon prezzo e i contadini di quelli esportatori, volendo vendere i loro prodotti a prezzi di mercato, semplicemente non producono o nascondono il raccolto come accade in India e Thailandia. Naturalmente, anche gli ostacoli che i governi europei frappongono agli Ogm contribuiscono a fermare un modo di produzione economico che risolverebbe molti problemi di offerta. per preservare gli abitanti opulenti dell’Occidente da ipotetici e non provati eventi negativi sulla loro salute, si condannano alla fame presente quelli dei Paesi poveri. Insomma la fame la provocano in gran parte i governi, mentre le buone ragioni dell’economia di mercato si dimostrano vive e vigorose: sono semmai le politiche liberali ad aver bisogno di robuste guardie del corpo. Alessandro De Nicola