varie, 20 aprile 2008
LUERTI
LUERTI Simone Milano 17 novembre 1964. Magistrato. Gip a Milano. Ex presidente dell’Anm (novembre 2007-maggio 2008) • «[...] ha seguito le inchieste sui cinesi e un troncone del caso Abu Omar. [...]» (Liana Milella, ”la Repubblica” 25/11/2007) • «Tutti lo definiscono un bravissimo magistrato. Non è più, anagraficamente, un ”giudice ragazzino” [...] incarna bene una ventata di cambiamento anche generazionale all’interno dell’Associazione nazionale magistrati. Se non fosse che è stato eletto nuovo presidente dell’Anm da una sola corrente, la sua, Unicost, storicamente una corrente centrista (e di potere) e dunque che guida una giunta di minoranza e di transizione, Luerti potrebbe ben rappresentare il disagio e il malessere diffuso dei magistrati. Un malessere dettato anche, e forse soprattutto, dalle aspettative che sono andate deluse per ciò che si aspettava avrebbero fatto il governo Prodi e l’Ulivo. [...]» (Guido Ruotolo, ”La Stampa” 27/11/2007) • «[...] ha lasciato la presidenza dell’Associazione magistrati dopo 5 giorni di passione che lo hanno visto al centro di una polemica personale (riattivata sull’Espresso da un articolo di Marco Travaglio) per un suo incontro con l’ex ministro Mastella e con l’imprenditore Saladino risalente al mese di ottobre del 2006 prima che i due fossero ufficialmente indagati a Catanzaro dal pm Luigi de Magistris nella tormentata inchiesta Why not, che prende il nome da una delle società interinali riconducibili proprio a Saladino. Secondo l’accusa sarebbe stato costituito un comitato di affari per la gestione di fondi pubblici europei. Allora Luerti era un semplice magistrato quando ”si presentò l’occasione di incontrare il Guardasigilli per parlare di alcuni aspetti riguardanti il funzionamento della macchina giudiziaria”. Il caso volle che lo stesso giorno in via Arenula si affacciasse l’imprenditore Saladino (vicino a Comunione e Liberazione come lo è Luerti). ”L’incontro fu casuale”, ribadisce[...] Mastella e lo stesso Luerti [...] dice che il suo comportamento ”è sempre stato lineare e limpido”. Tutto è rimasto sotto silenzio fino alla primavera del 2007 quando l’inchiesta ”Why not” ha iniziato a fare rumore nei palazzi romani. Di Luerti hanno colpito lo spirito ”dialogante” con il quale ha accolto il nuovo ministro Angelino Alfano e un suo collegamento ideale con il sottosegretario alla Giustizia, Giacomo Caliendo, il consigliere di Cassazione che oltre ad aver lavorato a Milano è stato un leader di Unicost e consigliere togato del Csm. L’asse Luerti-Caliendo avrebbe forse rafforzato troppo l’ala riformista dell’Anm [...]» (Dino Martirano, ”Corriere della Sera” 15/5/2008) • «[...] Luerti è stato colpito e affondato da un articolo di Marco Travaglio sull’Espresso, che rivelava di un incontro confidenziale a Roma tra il magistrato, l’ex ministro Clemente Mastella, il principale indagato dell’inchiesta Why Not ovvero Antonio Saladino e altri due esponenti di spicco di Comunione e Liberazione. Luerti era quel presidente dell’Anm che non ha speso una parola in difesa di Luigi De Magistris; le carte che lo mettono in cattiva luce vengono dall’inchiesta condotta dal magistrato di Catanzaro. Ci sono volute cinque ore di discussione a porte chiuse. Ma alla fine, Simone Luerti, leader della corrente dei moderati Unicost, ha rassegnato le dimissioni. ”Il senso di responsabilità verso l’intera magistratura - ha detto - e il desiderio di assoluta trasparenza mi suggeriscono di rassegnare le dimissioni al fine di evitare strumentalizzazioni e condizionamenti esterni”. Che c’entri Travaglio lo ammette lui stesso, recriminando per ”articoli di stampa che hanno riportato informazioni incomplete e non approfondite, che si sono tradotte in un sostanziale travisamento dei fatti in danno dell’immagine del presidente dell’Anm e, di conseguenza, dell’Anm stessa”. Insomma se ne va sbattendo la porta, questo anomalo presidente dell’associazione magistrati. Anomalo innanzitutto perché estremamente bendisposto con il mondo della politica. Non meravigliava, ad esempio, che nel giorno del successo di Berlusconi, mai troppo amato tra le toghe, Luerti annunciasse: ”Siamo pronti al dialogo”. E giù musi lunghi. E doppiamente anomalo perché era noto che Luerti fosse molto vicino al movimento cattolico Comunione e Liberazione. Il che non è usuale a palazzo di Giustizia. La buccia di banana su cui Luerti scivola è una bugia che non ha retto alla prova. In un primo articolo [...] sempre Marco Travaglio sollevava la questione di Comunione e Liberazione, e poi l’amicizia con Saladino, cementata in Calabria negli anni Novanta dove uno era magistrato e l’altro presidente regionale della Compagnia delle Opere, collegando il tutto alla mancata solidarietà verso De Magistris. Luerti in quell’occasione si difese goffamente dicendo che non vedeva Saladino ”da almeno dieci anni”. E invece no. Perché agli atti dell’indagine ”Why Not” ci sono le agende dell’imprenditore calabrese, fatte sequestrare da De Magistris. E lì si legge che il 25 ottobre 2006, tredici mesi prima che divenisse presidente dell’Anm, in quattro - Luerti, Saladino, Ferlini (che è il numero due della Compagnia delle Opere) e Boscoletto (altra figura di spicco di Cl, impegnato sul versante della rieducazione dei detenuti) - si incontravano in via Arenula alle 11,30 per un appuntamento dal ministro alle 12. L’incontro insomma ci fu. ”Ma fu del tutto innocente”, dice [...] Clemente Mastella. ”Nulla di particolare. Era mio compito di ministro parlare con i magistrati. La concomitanza della presenza di Saladino fu del tutto casuale e non accadde nulla di importante”. Saladino, spiega, era andato a perorare alcuni progetti di recupero di carcerati. Restava però la bugia. E l’Anm ha preteso coerenza. [...]» (Francesco Grignetti, ”La Stampa” 15/5/2008).