varie, 19 aprile 2008
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Favalli Erminio
• Cremona 29 gennaio 1944, 18 aprile 2008. Calciatore. «[...] Ala destra, era nella rosa dell’Inter che vinse scudetto e Coppa Campioni (1964-65) anche se non giocò neanche una partita. Poi passò alla Juve, ci restò 4 anni e conquistò il titolo nel 1966-67, ”segnando due gol decisivi”. Nel Palermo chiuse la carriera di giocatore e iniziò quella di dirigente. Ma il suo nome è soprattutto legato alla Cremonese, da dove era partito, dove era ritornato, nell’82, come d.s., per portare la squadra in A con il presidente Luzzara, e dove ha finito la sua carriera. [...] occhio lungo, camicia aperta, capello ribelle, aveva convinto a venire a Cremona tanti campioni, da Chiesa a Rampulla. Altri, come Vialli se li era trovati in casa. [...]» (Arianna Ravelli, ”Corriere della Sera” 19/4/2008) • « Erminio è un predestinato, nasce davanti allo stadio. Comincia all’oratorio di San Bernardo, suo padre trasporta merci con il carro a cavalli. A nove anni va dal ”signor Bai”, magazziniere della Cremonese. ”Fammi stare qui con te, posso pulire le scarpe”. ”Non è un lavoro per bambini”, dice Bai. Erminio insiste, lo prega. Bai gliele fa pulire. Racconterà, Erminio: ”Poi mi dà un pallone io gioco da solo dentro lo stadio Zini”. Ala moderna A 16 anni debutta in serie C, dentro lo stadio Zini. In trasferta divide la stanza con Daniele Parolini, il fidanzato di Mina. Poi arriva Helenio Herrera e lo porta all’Inter. Italo Allodi gli fa il primo contratto: è il 1964. Il primo stipendio di Favalli supera le 600 mila lire. ”Dieci volte quello di mio padre. Sessanta lenzuoloni da 10 mila, arrivo a casa, la mamma non c’è. Io allora attacco con le mollette tutti i biglietti al filo di uno stendino. La mamma rientra e quasi sviene: ”Ma cosa hai fatto, dove li hai presi?’”. Ma nella Grande Inter non gioca. Il fratello Armanno è a Foggia in A e sta per passare alla Juve. Una sera Armanno torna da Mantova e si schianta con l’auto a Calvatone. Il presidente del Foggia, don Mimì Rosa Rosa, va a Milano e si prende il piccolo Favalli. Lì, con i Satanelli, comincia la bella storia di Erminio giocatore eccentrico, singolare e imprevedibile. Gioca, corre, regala emozioni e va alla Juve. Vince uno scudetto. Lo chiamano Favallino. Quattro anni alla Juve, diventa la prima ala a tutto campo, lavora con Heriberto Herrera detto HH2. Una domenica, in un Napoli-Juve, Heriberto ordina a Erminio: ”Tu marchi Sivori”. Lo marca, lo esaspera. Sivori reagisce a un fallo e l’arbitro lo caccia. Scoppia un casino, calci e pugni. El Cabezon, squalificato per 6 giornate, lascia l’Italia. Dirigente attento Erminio si ritirerà dopo sette eccellenti campionati a Palermo. Diventa direttore sportivo, nel 1982 il cavalier Domenico Luzzara lo richiama a Cremona. Guida le scelte del mercato, rimane sino al 2002. Quella Cremonese, bella e simpatica, sale dalla serie C1 alla A, lancia importanti giocatori (Vialli su tutti), vince il torneo anglo-italiano. Poi, 2002, diventa direttore del Pizzighettone, squadra dilettante della provincia di Cremona. Con lui arriva alla C1 [...] il ritorno alla Cremonese con il nuovo proprietario Giovanni Arvedi. Erminio Favalli affianca in panchina l’allenatore Mondonico. Lascia la Cremonese seconda in classifica. [...]» (Germano Bovolenta, ”La Gazzetta dello Sport” 19/4/2008) • «[...] zio di Giuseppe, difensore milanista [...] Ex ala del vivaio biancorosso, aveva legato il suo nome soprattutto al 13º scudetto della Juventus ”66-67, quello dell’incredibile sorpasso sull’Inter all’ultima giornata. Favalli segnò due gol: uno a Napoli (0-1) e l’altro (1-0) a Torino contro la squadra del ”mago” Helenio Herrera che, due stagioni prima, l’aveva voluto in nerazzurro. Memorabile il finale di quel torneo. Rivedo Favalli, ebbro di felicità, abbracciare il tecnico Heriberto Herrera e Sandro Salvadore sul prato del Comunale invaso dai tifosi in delirio, dopo la vittoria sulla Lazio (finì in B) e la notizia che l’Inter, complice una ”papera” di Sarti, era caduta a Mantova. [...] Quattro anni nella Juve, 85 gare, 60 in campionato, 14 in Coppa Italia e 11 nelle coppe europee, 5 gol, il bilancio di Favalli. Giocava con i calzettoni alla ”cacaiola”, come Sivori e Corso, ma non aveva piedi leggiadri. Un giorno, l’argentino Luis Carniglia, subentrato a Heriberto, volle mettere alla prova Favalli: tirò il pallone a campanile, poi lo incollò sul piede. ”Provi lei”, disse a Favalli. Erminio scosse il capo. Conosceva i suoi limiti, a differenza di Carniglia, la cui panchina saltò presto. [...]» (Bruno Bernardi, ”La Stampa” 19/4/2008).