La Repubblica 16 aprile 2008, ENRICO FRANCESCHINI, 16 aprile 2008
Titanic, "assolto" l’iceberg. La Repubblica 16 aprile 2008 Era la nave da crociera più lussuosa del mondo, il cui solo nome doveva diventare sinonimo di opulenza, oltre che di assoluta sicurezza: «Progettata in modo da risultare inaffondabile», la definiva una pubblicità dell´epoca
Titanic, "assolto" l’iceberg. La Repubblica 16 aprile 2008 Era la nave da crociera più lussuosa del mondo, il cui solo nome doveva diventare sinonimo di opulenza, oltre che di assoluta sicurezza: «Progettata in modo da risultare inaffondabile», la definiva una pubblicità dell´epoca. Eppure adesso si scopre che, almeno in una cosa, i progettisti del Titanic badarono alle spese, cercando di risparmiare: nei materiali per costruirlo. In particolare, nei chiodi che tenevano insieme le giunture della nave e nella decisione di usare acciaio, un metallo più resistente (e più costoso), solo per la parte centrale dello scafo, utilizzando il ferro, più economico, per la poppa e per la prua. La notte del 14 aprile 1912, un iceberg colpì per l´appunto la prua del Titanic, affondando in meno di due ore e mezzo il transatlantico «inaffondabile». Morirono più di 1.500 passeggeri e membri dell´equipaggio. Da allora il mistero del Titanic ha dato vita a innumerevoli film, libri, inchieste. Ma soltanto ora, novantasei anni dopo i fatti, il mistero è stato apparentemente risolto da una squadra di ricercatori americani che affermano di avere trovato le cause esatte della sciagura e il responsabile. Da almeno un decennio gli esperti dell´argomento sospettavano che il famoso transatlantico si fosse inabissato così rapidamente perché l´armatore del Titanic aveva usato chiodi e materiali scadenti, o perlomeno non di prima qualità. Erano tuttavia, finora, ipotesi circostanziali, senza prove. Timothy Foecke e Jenneifer Hooper McCarthy, ingegneri del National Institute of Standards and Technology, un´agenzia federale del Maryland, sono convinti invece di averle trovate. In un libro pubblicato in questi giorni, «What really sank the Titanic» (Che cosa affondò veramente il Titanic), rivelano i risultati delle loro indagini, condotte sia nei cantieri navali di Belfast, in Irlanda del Nord, dove la nave fu costruita, sia recuperando parti dello scafo nel punto dell´Atlantico, a tre chilometri di profondità, dove nel 1985 è stato finalmente localizzato. Le accuse che rivolgono alla Harland Wolff, la ditta di armatori che fabbricò la nave, sono molteplici. Nel 1911 la società stava costruendo contemporaneamente tre transatlantici: il Titanic, l´Olympic e il Britannic. Era a corto di materiali, di operai specializzati e di soldi. Nell´acquisto di ferro per la fabbricazione di rivetti, chiodi ricurvi che tengono insieme le giunture dello scafo, per esempio, la Wolff ordinò ferro numero 3, considerato «il meglio», anziché numero 4, considerato «il meglio del meglio». Almeno 48 rivetti ripescati dal Titanic rivelano tracce di scorie che potevano averne facilitato la frattura. Dagli archivi, inoltre, risulta che non c´erano abbastanza operai per fondere manualmente questi chiodi, cosicché la compagnia si rivolse a manodopera meno esperta. Un terzo problema fu la decisione di risparmiare sull´acciaio, usando ferro per la poppa e per la prua. La conferma decisiva di queste prove, scrivono gli autori nel libro, le cui conclusioni sono state anticipate ieri dall´Herald Tribune, edizione internazionale del New York Times, è la rivelazione che, sulla base di un esame del relitto, quando l´iceberg colpì si aprirono sei falle sotto la prua: tutte terminano nel punto esatto in cui finiscono i rivetti di ferro e cominciano quelli di acciaio. In sostanza, il ferro cedette all´impatto, l´acciaio continuò a resistere. I due ingegneri sostengono che l´uso di materiali migliori avrebbe permesso alla nave di rimanere a galla fino all´arrivo dei soccorsi, salvando centinaia di vite, se non quasi tutte; e indicano negli armatori della Harland Wolff i responsabili morali, se non legali, del tragico incidente. Il mistero del Titanic è dunque risolto. E il colpevole, come spesso accade, è la cupidigia. ENRICO FRANCESCHINI