Corriere della Sera 16 aprile 2008, EVGENIJ BORISOVIC PASTERNAK, 16 aprile 2008
Il «secondo padre» di Zivago. Corriere della Sera 16 aprile 2008 La storia dell’edizione del Dottor Zivago in Italia è descritta nel libro di Carlo Feltrinelli; invece, i rapporti e la corrispondenza fra Boris Pasternak e l’editore Feltrinelli trovano ampio spazio su due numeri (107 e 108, del 2001) della rivista « Kontinent»
Il «secondo padre» di Zivago. Corriere della Sera 16 aprile 2008 La storia dell’edizione del Dottor Zivago in Italia è descritta nel libro di Carlo Feltrinelli; invece, i rapporti e la corrispondenza fra Boris Pasternak e l’editore Feltrinelli trovano ampio spazio su due numeri (107 e 108, del 2001) della rivista « Kontinent». Sul «Sunday Telegraph» (7 maggio 1961) Sergio D’Angelo spiegò il suo ruolo nella pubblicazione del Dottor Zivago. Sul «Corriere della Sera» (14 gennaio 1987), Valerio Riva pubblicò alcuni documenti in merito. Ognuno ha raccontato la storia dal proprio punto di vista, ma uno di coloro che maggiormente hanno contribuito all’edizione, il traduttore Pietro Zveteremich, è rimasto nell’ombra, forse a causa della sua modestia. Ora, dopo la sua morte, è doveroso ricordare il suo contributo alla realizzazione della famosa edizione del romanzo. Fu proprio lui, infatti, a convincere Feltrinelli a stampare il Dottor Zivago, ben comprendendone l’importanza. Adesso Feltrinelli ha pubblicato una nuova traduzione, ma il lavoro di Zveteremich non ha perso di valore. stato il primo a tradurre il libro in una lingua straniera e il primo a trovare gli equivalenti per rendere il tessuto metaforico di quest’opera complessa, che fa tesoro delle conquiste del Secolo d’argento della letteratura russa, ma che esprime anche la fine di quel mondo, da cui trae una visione della vita umana più seria, semplice ed alta. Per dare un’idea delle peripezie che accompagnarono l’edizione del romanzo in Italia, bisogna tornare indietro di mezzo secolo. La stesura del Dottor Zivago fu terminata alla fine del 1955. Subito dopo, Pasternak ne portò il manoscritto alle redazioni delle riviste moscovite. Feltrinelli non aveva alcuna idea di chi fosse Pasternak, ma Riva e Zveteremich riuscirono ad attirare la sua attenzione sullo scrittore. Da tempo Zveteremich aspettava che il Dottor Zivago fosse ultimato. Ne era a conoscenza grazie alla pubblicazione dei Versi di Zivago sulla rivista «Znamja» (primavera del 1954). «La notizia è circolata anche in Italia», scriveva a Valerio Riva nell’aprile del 1956. Dopo essere tornato a Milano con il manoscritto del Dottor Zivago, avuto dall’autore tramite Sergio D’Angelo, Feltrinelli lo mostrò a Zveteremich. Che, il 15 giugno 1956, pubblicò una recensione: «Meglio di qualsiasi altro scrittore sovietico, Pasternak è riuscito a creare l’immagine della Russia del XX secolo, con la sua coscienza, la sua anima e la sua spiritualità (…). Non pubblicare un tale libro equivale a commettere un crimine contro la cultura». Feltrinelli informò Pasternak della propria intenzione di pubblicare il romanzo e gli mandò il contratto. Il Kgb venne a sapere dell’arrivo in Italia del manoscritto e nell’agosto del ’56 alla redazione della rivista «Novyj mir» , cui Pasternak aveva consegnato il Dottor Divago, arrivò una risoluzione del Comitato centrale del partito che vietava la pubblicazione di quell’opera antisovietica. L’atmosfera di «disgelo», inauguratasi nella primavera del 1956 dopo il rapporto di Krusciov al XX Congresso, stava cambiando, il vertice conservatore del partito frenava il libero corso degli avvenimenti. In settembre «Novyj mir» restituì il manoscritto all’autore, unitamente a un ampio giudizio in cui si accusava Pasternak di non aver capito l’importanza della rivoluzione d’Ottobre. Dopo il rifiuto da parte di «Novyj mir» cominciarono i tentativi di costringere Feltrinelli a restituire il manoscritto del Dottor Zivago, la qual cosa non fece che confermare la decisione di pubblicare il romanzo a qualsiasi costo. I funzionari di Mosca decisero di utilizzare lo stesso Pasternak, in modo che la richiesta di restituzione risultasse provenire dall’autore e fosse motivata dall’intenzione di apportarvi ulteriori modifiche. Gli fu sottoposto il testo pronto di un telegramma che avrebbe dovuto firmare. Inoltre, il Goslitizdat concluse un accordo con Pasternak e designò dei redattori che avrebbero dovuto togliere dal romanzo le parti in disaccordo con l’ideologia sovietica. Pasternak si rifiutò di firmare il telegramma che gli era stato sottoposto e ne mandò a Feltrinelli un altro, in cui gli chiedeva di pubblicare il Dottor Zivago dopo l’uscita a Mosca, in settembre. Le notizie giunte da Mosca diedero una brusca accelerata al lavoro in corso a Milano per preparare l’edizione dell’opera. Si procedette con maggiore rapidità alla traduzione; diversamente si sarebbe persa l’esclusiva mondiale. Il 9 maggio Pietro Zveteremich informava Feltrinelli: «Penso che, continuando con l’attuale ritmo, entro il mese la traduzione potrà essere ultimata». Il 18 giugno 1956 annunciò di averla finita. Arrivò a Mosca a metà settembre. Subito gli si disse che una pubblicazione del Dottor Zivago in Italia sarebbe stata sgradita e gli venne consigliato di rifiutarsi di tradurla. Quando chiese di vedere Pasternak, gli dissero che era malato e che si trovava in ospedale; in realtà lo scrittore era a Peredelkino, ristabilito del tutto. Un funzionario consegnò a Zveteremich un testo scritto a macchina, datato 19 settembre 1957, che sarebbe stato steso da Pasternak. La lettera, il cui autore pareva avere sentito per la prima volta che Zveteremich doveva tradurre il suo romanzo, ripeteva il testo del telegramma redatto un mese prima dal Comitato Centrale e inviato a Feltrinelli; aveva un linguaggio burocratico e odorava di falso dalla prima all’ultima riga. Zveteremich andò subito a Peredelkino. Pasternak gli raccontò che nell’ultimo mese lo avevano costretto, sotto minaccia d’arresto, a firmare falsi telegrammi agli editori. Gli mostrò il contratto con il Goslitizdat e la richiesta di una rivista di pubblicare dei brani del romanzo. Zveteremich ebbe l’impressione che c’erano serie intenzioni di pubblicare il Dottor Divago a Mosca. Ma si rese anche conto che quei tentativi erano decisamente ostacolati dall’Unione Scrittori, «risultata essere più rigida del partito». Zveteremich tornò a Roma alla fine di settembre e trasmise a Feltrinelli un biglietto da parte di Pasternak: «Egregio signore, la ringrazio di cuore per la sua commovente sollecitudine. Mi perdoni per l’ingiusto trattamento che le ha procurato e, forse, ancora le procurerà, il mio amaro destino. Che la protegga il nostro lontano futuro, in cui credo, e questo mi aiuta a vivere». EVGENIJ BORISOVIC PASTERNAK