Corriere della Sera 16 aprile 2008, Paolo Salom, 16 aprile 2008
Pena capitale, primato alla Cina Le esecuzioni sono 22 al giorno. Corriere della Sera 16 aprile 2008 Lo avevano promesso
Pena capitale, primato alla Cina Le esecuzioni sono 22 al giorno. Corriere della Sera 16 aprile 2008 Lo avevano promesso. E la promessa è stata mantenuta. Niente moratoria sulla pena di morte. Così la Cina, riferisce Amnesty International nel suo rapporto Death Sentences and Executions in 2007 (Sentenze capitali e esecuzioni nel 2007), pubblicato ieri, ha nuovamente conquistato il triste primato di Paese con il più alto numero di detenuti giustiziati. E a quanto pare il boia non si fermerà nemmeno durante le Olimpiadi. «Primo Paese per le condanne a morte, la Cina ha la medaglia d’oro per le esecuzioni», ha dichiarato la responsabile di Amnesty in Gran Bretagna Kate Allen. Aggiungendo: «Secondo stime attendibili, la Repubblica popolare uccide in segreto una media di 22 detenuti al giorno». Da qui ai Giochi i giustiziati saranno dunque oltre duemila. L’organizzazione umanitaria internazionale, compilando la «lista della morte», fornisce solo dati verificati. In base a queste cifre, nel 2007 Pechino ha mandato di fronte al boia 470 persone. Al secondo posto c’è l’Iran, con almeno 317 giustiziati. Quindi l’Arabia Saudita (143), il Pakistan (135), gli Stati Uniti (42) e altri 19 Paesi. Il dato complessivo, si legge nel Rapporto, è di 1.252 giustiziati in 24 differenti nazioni (27.500 persone sono al momento nei bracci della morte di tutto il mondo), ma fa riflettere, in primo luogo, il fatto che l’88 per cento delle condanne sia portato a termine nei primi cinque Paesi della lista. E, in particolare, che queste cifre non forniscano che una pallida idea della realtà. Al di là dei dati «ufficiali », infatti, ci sono quelli ottenuti attraverso canali «confidenziali ». «Secondo l’organizzazione Dui Hua Foundation, con base negli Stati Uniti – spiega ancora il Rapporto di Amnesty International – la Cina l’anno scorso avrebbe messo a morte almeno 6 mila condannati». Una cifra più bassa rispetto all’anno precedente (circa 8 mila) grazie al fatto che dal 1˚ gennaio 2007 è stato nuovamente reso vincolante il parere della Corte suprema del popolo sulle condanne comminate dai tribunali provinciali. Questo provvedimento, che intendeva costituire di fatto una «moratoria », ha allungato i tempi tra una condanna capitale e l’esecuzione (in passato il «reo», il più delle volte, veniva portato direttamente dall’aula del tribunale al boia), abbassando il dato ufficiale (nel 2006 era di 1.010 giustiziati) e quello stimato (ma più vicino alla realtà). Le autorità cinesi ritengano operante «una riduzione del 10 per cento». Dunque anche se la Cina ha diminuito le esecuzioni, la cifra rimane così alta – la Repubblica popolare da sola manda a morte più detenuti di tutti gli altri Paesi del mondo che applicano la pena capitale – da non poter parlare di moratoria, almeno non nel senso in cui l’hanno inteso le Nazioni Unite con il voto dell’Assemblea Generale del 18 dicembre scorso. Pechino si difende. «Teniamo sotto stretto controllo e adottiamo un atteggiamento prudente, applicando la condanna estrema soltanto nei confronti di un numero limitato di criminali responsabili di reati gravi», ha affermato Jiang Yu, la portavoce del ministero degli Esteri. Che ha subito chiarito come la Repubblica popolare non intenda per il momento abolire la pena di morte perché «le condizioni non sono ancora adatte» e la riforma del codice penale «non sarebbe accettata dal popolo cinese ». Risponde Amnesty International: «Mentre Pechino si prepara ad ospitare i Giochi Olimpici, sfidiamo il governo cinese a porre fine alla pratica di giustiziare i detenuti segretamente e a fornire informazioni dettagliate sulla pena capitale, in modo da poter finalmente discutere in pubblico l’opportunità di fermare il boia». Paolo Salom