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 2008  aprile 16 Mercoledì calendario

Le quattro lettere misteriose della recessione americana. Il Sole 24 Ore 16 aprile 2008 Ora è chiaro che l’America è in recessione

Le quattro lettere misteriose della recessione americana. Il Sole 24 Ore 16 aprile 2008 Ora è chiaro che l’America è in recessione. La domanda diventa: sarà breve e superficiale, oppure lunga e profonda? La risposta è importante per tutto il mondo, non solo per gli Stati Uniti. Se sarà una recessione passeggera, la crescita negli altri Paesi farà sì che avremo solo un leggero rallentamento globale. Ma se sarà duratura, allora ci sarà una dura recessione anche in altri Paesi (come Regno Unito, Irlanda, Italia, Spagna, Giappone) oltre che crisi finanziarie nelle economie emergenti più vulnerabili. In teoria, l’andamento della recessione Usa può essere quello di una V, U, W o L. Qual è lo scenario più probabile? La maggioranza degli osservatori in questo momento prevede una recessione a V, breve e poco incisiva, come quelle verificatesi nel 1990-91 e nel 2001, che durarono otto mesi ciascuna. Si pensa, in generale, che il Pil americano si ridurrà nei primi sei mesi del 2008 e recupererà nella seconda parte dell’anno. Secondo me, invece, è più probabile una recessione a U, di 12-18 mesi, una delle più pesanti degli ultimi decenni, dato che oggi le condizioni macroeconomiche e finanziarie sono nettamente peggiori. Continua u pagina 16 In America è in corso la maggiore crisi immobiliare dalla Grande depressione degli anni 30, e non è ancora finita. La costruzione di nuove case è scesa del 50%, le vendite del 60%, lasciando un eccesso di offerta che spinge in basso i prezzi: -10% finora, un altro -10% prevedibile sia quest’anno che il prossimo. Già adesso, 2mila e 200 miliardi di dollari di ricchezza sono stati bruciati, e otto milioni di proprietari immobiliari sono in perdita: le loro case valgono meno dei mutui. Entro il 2010, la discesa dei prezzi immobiliari raggiungerà il 30%, con 6mila 600 miliardi di dollari in fumo e 21 milioni di famiglie (il 40% di quelli che pagano un mutuo) in perdita netta. Se tutti questi proprietari dovessero abbandonare le loro case, le perdite per il sistema creditizio supereranno i mille miliardi di dollari, con gravi ripercussioni sulla solidità dell’intero sistema bancario e finanziario americano. Nel 2001, i bassi investimenti delle aziende (che rappresentano il 10% del Pil Usa) accentuarono la recessione. Oggi sono i consumi privati (70% del Pil) il cuore della crisi. I consumatori americani non comprano, non risparmiano, sono pieni di debiti (136% del reddito pro capite, in media). Le perdite si diffondono dai mutui subprime a quelli di prima categoria, ai mutui commerciali e ai crediti al consumo non assicurati (carte di credito, acquisti di auto, prestiti agli studenti). Il totale di queste perdite finanziarie, inclusi i mille miliardi di dollari del sistema creditizio, potrebbe arrivare a 1.700 miliardi di dollari. Date queste cifre, gli Stati Uniti rischiano anche di dover fronteggiare una recessione a W, con una doppia caduta. Un punto cruciale è se gli sgravi fiscali di cui gli americani beneficeranno da metà di quest’anno si trasferiranno in consumi – e questo darebbe una spinta alla crescita nel terzo trimestre – oppure se saranno risparmiati. Vista l’attuale crisi finanziaria delle famiglie, è probabile che un’alta percentuale di questi fondi verrà utilizzata per ripianare una parte dei debiti personali (carte di credito, mutui, crediti al consumo). Invece sembra fortunatamente improbabile una recessione a L, con un periodo prolungato di stagnazione sul genere del Giappone negli anni 90. Tokyo aspettò quasi due anni dopo lo scoppio della bolla immobiliare e finanziaria prima di adottare una politica monetaria e fiscale espansiva, mentre Washington si è mossa molto più rapidamente. Inoltre, mentre il Giappone ha rinviato per anni le inevitabili ristrutturazioni aziendali e bancarie, in America l’impulso a cambiare è molto più forte, sia da parte dei privati sia, soprattutto, da parte del Governo. In ogni caso, gli Stati Uniti sono di fronte alla peggiore recessione degli ultimi decenni, con poche speranze di un "atterraggio morbido" economico nel resto del mondo. Varie economie europee sono già in frenata, e alcune stanno entrando in recessione. La Cina e il resto dell’Asia sono particolarmente vulnerabili, dati i loro legami commerciali con gli Usa. E le economie emergenti subiranno seri contraccolpi quando la contrazione Usa e il rallentamento globale inizieranno a pesare sui prezzi delle materie prime. Nouriel Roubini